CODIROSSO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCODIROSSO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Phoenicurus phoenicurus
 

Solitario e diffidente, il Codirosso comune passa gran parte delle sue giornate posato su pali, cavi o tetti, sempre in posizione “rialzata”, per individuare più facilmente le sue prede. I due sessi migrano verso le aree di nidificazione in momenti diversi: il maschio è il primo a partire e raggiunge la destinazione verso la metà di aprile; la femmina lo raggiunge alcuni giorni dopo. Nonostante la sua natura timorosa, nel tempo si è adattato molto bene ad ambienti popolati dall’uomo, tanto che oggi può risultare come una delle specie più comuni da osservarne all’interno delle città, soprattutto in giardini, parchi urbani, orti e frutteti…

Minacce

Il Codirosso comune, specialmente durante il periodo della riproduzione, presenta esigenze ecologiche precise e mostra una scarsa adattabilità. Predilige boschi non troppo chiusi di larici e cembri, o boschi ai margini di torrenti. Si concentra principalmente a quote medio-basse, ma arriva a raggiungere anche i 2000 metri di altitudine sulle Alpi, mantenendosi generalmente nelle vicinanze di centri abitati.

La necessità principale del Codirosso comune appare in definitiva quella di riuscire a individuare un punto protetto – come cavità di tronchi, ma anche buchi o crepe di edifici urbani – idoneo alla costruzione del nido. Per questo, un’intensa attività di deforestazione rappresenta una potenziale minaccia per la specie poiché incide sulla disponibilità di luoghi consoni alla nidificazione. La specie ha comunque sviluppato una certa capacità di colonizzazione di ambienti anche piuttosto diversi tra loro.

A livello continentale, il Codirosso comune non risulta particolarmente in difficoltà per ciò che riguarda il successo riproduttivo, anche se nel nostro Paese le cifre sono leggermente inferiori alla media europea. In Italia, su una covata media, sopravvivono 2,8 pulcini per nido nella provincia di Parma e 2,5 giovani nelle Alpi bresciane. All’estero la percentuale di schiusa in Finlandia è pari all’81,2%, mentre quella di involo arriva al 92,3%. In media si registrano 4,7 giovani involati per ogni nido.

Dalle ricatture dei soggetti inanellati in Italia risulta che la specie compie movimenti notevoli, anche fino a 2.500 km, spingendosi fino alle coste finlandesi e alla Russia centrale. Malgrado la specie sia protetta ai sensi della legislazione venatoria, la maggioranza delle ricatture sul territorio nazionale riguarda individui abbattuti illegalmente o catturati. Inoltre, i dati mostrano un’elevata mortalità: si calcola che circa il 90% degli individui giovani non riesca a superare il primo anno di vita.