COMBATTENTE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCOMBATTENTE

NOME SCIENTIFICO: Philomachus pugnax
 
Semaforo N.C.

Due sono le caratteristiche principali di questa specie. La complessa gestione del territorio da parte dei maschi e l’estrema varietà del piumaggio, che va in qualche misura di pari passo. I “maschi dominanti” più scuri difendono in tutti i modi – combattendo, appunto – il sito di riproduzione dagli altri maschi, definiti “maschi satelliti”, più chiari e dotati di un collare di piume bianco. Ma la strategia “militare” non si ferma qui. Gli stessi maschi satelliti si spostano da un sito all’altro, stringendo occasionali alleanze con i maschi dominanti…

Prospettive

Censite a lungo, le popolazioni italiane svernanti di Combattente sono attualmente ben conosciute, così come quelle di altri uccelli acquatici o costieri che scelgono il nostro Paese per trascorrere l’inverno. Meno conosciuto il contingente “di passaggio”, che pure risulta molto più importante dal punto di vista numerico per garantire un’adeguata conservazione della specie su scala continentale.

Conservare i siti di sosta e svernamento, preservandoli sia dall’inquinamento sia da un eccessivo disturbo antropico, rappresenta un’indicazione fondamentale di conservazione per la tutela degli individui presenti nel nostro Paese. In particolare, è importante tutelare le aree umide italiane utilizzate dal Combattente come siti di sosta e alimentazione prima di completare l’ultima parte della migrazione.

Tra i fattori che mettono sotto pressione la popolazione di Combattente vi sarebbe poi da rilevare il prelievo venatorio, la cui esatta quantificazione gioverebbe all’eventuale predisposizione di contromisure a livello internazionale. In Italia, resta comunque la conservazione delle zone umide con acque basse, specialmente i margini fangosi di laghi, fiumi e stagni, risaie e campi allagati, saline e paludi costiere, ad essere fondamentale per la tutela sia delle poche coppie svernanti sia del più ampio gruppo che trascorre nel nostro Paese periodi di sosta più o meno lunghi tra febbraio e aprile.

Altri fattori meritevoli di attenzione sono dati dall’elevatissima concentrazione di individui in un numero relativamente basso di siti, di cui solo un paio – e per la verità solo uno in modo stabile negli anni – di rilievo internazionale in quanto a numero di individui regolarmente presenti. Questa evidenza pone la necessità di tutelare da un lato questi siti chiave, dall’altro di sostenere la progressiva espansione dell’areale complessivo di presenza, una tendenza già in atto ma con avvistamenti ancora limitati e irregolari.