FALCO DELLA REGINA - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFALCO DELLA REGINA

NOME SCIENTIFICO: Falco eleonorae
 

Tutti pensano che le leggi per la tutela degli uccelli siano materia recente, frutto della sensibilità ambientale maturata in questi ultimi venti massimo trent’anni. Nella maggior parte dei casi questa credenza corrisponde a verità. Non così per il Falco della regina, che deve il suo nome a Eleonora d’Arborea, legislatrice di origini sarde che nel 1392 ne vietò completamente, promulgando un apposito editto, il saccheggio dei nidi…

Minacce

Il nostro Paese si trova proprio al centro dell’areale di nidificazione del Falco della regina, e riveste dunque un’importanza fondamentale nella sua conservazione, al di là della consistenza assoluta della popolazione. Anche considerando che nella distribuzione della specie nel Mediterraneo, estremamente frammentata, il mantenimento di colonie a ovest del nucleo principale dell’Egeo appare di fondamentale importanza per la conservazione della specie su scala globale.

In generale stabile, pur con locali decrementi o più spesso incrementi, la popolazione italiana di Falco della regina è attualmente presente solo in Sardegna e in Sicilia, con una popolazione di circa 150-170 coppie in Sicilia – frammentata in piccole colonie tra le 5 e le 40 coppie –  circa 500 in Sardegna, dislocate sostanzialmente nell’Isola di San Pietro, negli isolotti del golfo di Palmas (Vacca e Toro) e sulla costa orientale.

Tra i rapaci, il Falco della regina presenta un’ecologia estremamente “specializzata”. Detto in altre parole, nidifica in una ristrettissima fascia, pari a soli sei gradi di latitudine, e in un altrettanto ridotto numero di siti riproduttivi, non oltre un centinaio, disseminati per il Mediterraneo. Questo si spiega molto probabilmente con la dieta tipica di questo rapace, che consiste fondamentalmente di uccelli migratori (soprattutto Passeriformi) catturati in volo proprio mentre passano dai “corridoi di migrazione”, ossia, tipicamente, sopra queste isole.

Questa dieta è fondamentale soprattutto durante la fase di allevamento dei pulli, ed è per questo che a influire negativamente sull’andamento del successo riproduttivo sono più di ogni altro fattore le eventuali condizioni meteorologiche avverse durante agosto settembre, cioè il periodo più importante per il ciclo riproduttivo della specie. Eventuali precipitazioni abbondanti, infatti, limitano o interrompono il flusso di uccelli migratori e riducono l’attività di caccia, con conseguente morte dei pulcini per mancanza di cibo.

Nidificando in un numero limitatissimo di siti, la specie risulta dunque molto suscettibile a locali episodi di disturbo o alterazione ambientale. Fattori che possono essere climatici o anche riguardare le conseguenze di eccessiva presenza dell’uomo nei pressi delle aree di nidificazione, essendo molte di queste isole sfruttate a fini turistici. Altra grave minaccia è rappresentata dalla predazione al nido, soprattutto da parte dei ratti, anche se questo tipo di minaccia grava forse di più su altre specie coloniali che nidificano lungo le coste italiane, come le berte o altri uccelli marini.