FENICOTTERO
NOME SCIENTIFICO: Phoenicopterus roseusLuglio, bassa pianura ravennate. è qui che, da un momento all’altro, la fitta rete di canali tra la foce del Reno e l’ampia distesa delle Valli di Comacchio può colorarsi di centinaia di fenicotteri, in cerca di cibo, in cerca, talvolta, di acqua dolce, dal momento che tratti sempre più vasti delle paludi costiere sono spesso interessanti, nelle estati particolarmente siccitose, da fenomeni di rientro, anche per chilometri, dell’acqua di mare. Centinaia di fenicotteri che con il loro piumaggio rosa si confondono con i colori dell’alba, per poi scomparire, con l’andare del giorno, disturbati dal sole e dalla solita folla di curiosi…
Ordine: Phoenicopteriformes Famiglia: Phenicopteridae
Alto fino a un metro e mezzo, il Fenicottero è un grande uccello presente praticamente in tutto il mondo. Coloratissimo – nella sua sottospecie nominale – nidifica dalle Indie Occidentali alle Galapagos. È invece il più “comune” Fenicottero rosa ad essere tipico delle nostre latitudini, ma anche dell’Asia sud-occidentale e dell’Africa.
Specie tipicamente mediterranea, il Fenicottero nidifica in Italia solo dal 1993, quando i primi nidi sono stati avvistati nell’area di Montelargius, in Sardegna. In seguito, riproduzioni tentate – e spesso riuscite – si sono verificate in Toscana, Puglia, nelle Valli di Comacchio, dove gruppi consistenti di questi uccelli si radunano anche in porzioni della zona umida non lontane da villaggi o aree urbanizzate.
Migratrice, svernante e – dal 1993 – anche nidificante, il Fenicottero si caratterizza appunto per un’elevatissima mobilità. Solo la lettura degli anelli colorati hanno permesso di scoprire come molti individui si spostino per ampie porzioni del Mediterraneo, da una stagione all’altra, a volte all’interno della stessa stagione. Piumaggio rosa – anche intenso – e stretta dipendenza dagli ambienti umidi con buona disponibilità di cibo (tipicamente alghe e molluschi) caratterizzano questa specie.
Ma è anche un’altra peculiarità ad aver reso celebre il Fenicottero nell’immaginario collettivo, e cioè quella lunga corsa che precede l’involo, durante la quale risaltano le lunghissime zampe e il collo altrettanto allungato, mentre il becco, tipicamente ricurvo verso il basso, non serve tanto per afferrare la preda, quanto per filtrare direttamente dall’acqua, tramite particolari lamelle, i piccoli microrganismi che costituiscono la parte principale della dieta di questa specie.
Fino al 1991 gran parte della popolazione comunitaria di Fenicottero era concentrata in Camargue, in Francia, e a Fuente de Pedra, in Spagna. Proprio la progressiva “saturazione” di queste colonie ha provocato, con tutta probabilità, la colonizzazione di alcuni siti in Italia, dalla Sardegna fino alla Toscana, alla Puglia e all’Alto Adriatico. In generale incremento, la popolazione di Fenicottero tende tuttavia – in linea con le proprie abitudini ecologiche – a concentrarsi in pochissimi siti “ottimali”, per poi abbandonarli anche al minimo segnale di disturbo, sia esso dipendente dall’uomo, dai predatori, o dalle variazioni del clima.
Più costante è il trend di progressiva espansione del contingente svernante, che ha raggiunto nel 2003 il picco massimo da sempre, ben 26.602 individui. Un andamento legato – anche al di là delle considerazioni sulla nuova colonia italiana – all’aumento consistente della popolazione mediterranea, che da diversi anni si sta gradualmente espandendo, sia in termini di areale riproduttivo che di zone di svernamento. Da sottolineare, in particolare, l’espansione recente della colonia svernante nel nord Adriatico, mentre alcuni tentativi di nidificazione stanno addirittura coinvolgendo aree salmastre – di solito evitate dalla specie – segno che probabilmente alcuni degli ambienti ideali dapprima scelti per nidificare hanno raggiunto la propria capacità portante.
Meta ogni anno di un consistente numero di migratori – la maggior parte dei quali provenienti da Francia e Spagna, area di presenza storica – la popolazione di Fenicottero mostra comunque un’elevatissima mobilità all’interno del Mediterraneo. Per questo risulta importante proseguire con l’inanellamento con anelli colorati, che hanno già permesso agli esperti di raccogliere informazioni importantissime sui movimenti della specie (leggendo le serie alfanumeriche stampate sugli anelli stessi).
Impossibile stabilire, in ogni caso, una Minima Popolazione Vitale (MVP) in grado di autosostenersi in Italia nel lungo periodo. Troppo recente è infatti, al momento, la colonizzazione del nostro Paese, per avventurarsi nella formulazione di cifre, fermo restando che l’andamento della popolazione italiana dipende in larga misura dall’andamento generale della popolazione del Mediterraneo occidentale. Importante risulta comunque procedere a una tutela stringente dei siti più importanti di presenza, sia dal disturbo antropico, sia dai predatori, sia, infine, cercando di mantenere il livello idrico in linea con le esigenze ecologiche della specie, al fine di sostenere la produttività e mantenere di conseguenza il contingente nidificate sui livelli massimi raggiunti negli ultimi anni.
La storia del Fenicottero quale specie nidificante in Italia restituisce un quadro confortante per quanto riguarda la notevole espansione di areale, con una moltiplicazione dei siti di presenza accertata e tentativi di nidificazione anche nelle zone circostanti le aree oggetto della prima colonizzazione. Non altrettanto rassicurante si mostra l’andamento delle popolazioni, estremamente fluttuante in anni recenti.
Prima spiegazione, l’elevata mobilità della specie: il Fenicottero tende a muoversi in gruppi anche numerosissimi, spostandosi per l’intero Mediterraneo tra una stagione e l’altra. La stessa colonizzazione dell’Italia può essere attribuita alla saturazione di altre colonie storiche europee, con conseguente necessità di trovare nuove aree idonee. Altri fattori più locali – che spiegano le fluttuazioni recenti in alcuni siti – possono essere ascritti alla locale abbondanza di predatori, per esempio i cani randagi, che hanno causato l’abbandono di un’intera covata a Montelargius negli anni ’90.
Particolarmente impattanti sulla specie sono anche le variabili climatiche. Per esempio la Diaccia Botrona, in Toscana, dove fino al 2008 tutti i tentativi di nidificazione erano falliti a causa del prosciugamento della palude tra maggio e giugno. Il punto è che un ampio successo riproduttivo pare essere possibile solo in presenza di condizioni ottimali di livello idrico e di produttività biologica, in mancanza delle quali il Fenicottero può decidere di rinunciare a riprodursi per un intera stagione. Anche i predatori costituiscono un’importante causa di perdita di uova e di giovani, e fra questi a livello europeo, i gabbiani reali.
In passato, la raccolta di uova di Fenicottero costituiva un’ulteriore minaccia per la specie, ma anche oggi il disturbo umano può costituire un’importante problematica per la specie in periodo riproduttivo. Specialmente i turisti, anche semplici appassionati di natura, possono causare grave disturbo alle colonie, mentre anche in Italia l’affollamento di alcune tra le principali colonie potrebbe comportare, a medio termine, un progressivo decremento della produttività.
La prima caratteristica che emerge analizzando la popolazione europea di Fenicottero è l’estrema localizzazione di questa specie. Oltre il 90% della popolazione complessiva dell’Unione Europea nidifica in meno di 10 siti. Un primo fattore di rischio, in linea tuttavia con le esigenze ecologiche particolarmente specializzate di questa specie, che necessita di aree vaste, acqua bassa (e dolce), ampia disponibilità “trofica”, scarso disturbo da parte dell’uomo.
Una popolazione, per la verità, non inferiore alle 40-41mila coppie, a livello comunitario, pari a quasi i tre quarti della popolazione complessiva europea e a una frazione compresa tra il 5 e il 24% di quella globale. Non dunque una specie rara – nel senso in cui questo termine viene utilizzato dagli esperti – ma appunto una specie concentrata in determinate aree, con la popolazione assoluta che ha mostrato comunque buone performance negli ultimi 30-40 anni, orientate all’incremento anche consistente.
L’Italia, dal canto suo, potrebbe ospitare fino a 4mila coppie soggette a oscillazioni annuali anche vistose, la maggior parte delle quali concentrate in quattro principali aree umide: Montelargius, in Sardegna, Laguna di Orbetello, in Toscana, Margherita di Savoia, in Puglia, infine le Valli di Comacchio in Emilia-Romagna. Peculiare la storia della popolazione nidificante: le prime colonizzazioni – rinvenute in Sardegna nel 1993 e poi a Orbetello, l’anno successivo – sono dovute più a fattori demografici nelle popolazioni d’origine che a condizioni particolarmente favorevoli riscontrate nei nuovi siti: l’affollamento di molte delle colonie tradizionali del sud Europa aveva infatti fatto calare drasticamente il successo riproduttivo della specie, spingendola alla ricerca di nuovi siti da colonizzare.
Dalla Sardegna – nel solo 1993 sono stati costruiti ben 1.889 nidi – si passa a Orbetello, altra grande area di prima nidificazione. Ottimo – ma poi fluttuante – l’andamento mostrato dalla specie in Sardegna, a Montelargius, dove le coppie erano già oltre 2.000 nel 1996, forse 5mila nel 1999, solo 250-300 nel 2000. Si calcola – comprendendo anche gli altri siti sardi colonizzati – che dal 1993 al 1999 abbiano nidificando sull’isola ben 15.370 coppie, mentre le Valli di Comacchio – area colonizzata più di recente – erano presenti nel 2002 già 667 nidi.
Il Fenicottero ha iniziato a nidificare in Italia negli anni Novanta, e da allora ha mostrato una fase di notevole espansione di areale, colonizzando nuovi siti oltre a quelli sardi e toscani occupati fin dal 1993-94. Fluttuante in anni recenti, la consistenza della popolazione italiana di Fenicottero dipende molto probabilmente dal trend – comunque relativamente positivo – dell’intera popolazione del Mediterraneo occidentale, mostrando questa specie elevatissima mobilità, ma anche scarsissima capacità di adattamento ad ambienti non ottimali. Il crollo del successo riproduttivo all’intervenire di fattori di alterazione ambientale, dovuti a eventi meteorologici, ai predatori o – anche – al disturbo umano, porta a considerare inadeguato lo stato di conservazione di questa specie nel nostro Paese.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | in espansione ma pochi siti | inadeguato |
Popolazione | in aumento ma fluttuante | inadeguato |
Habitat della specie | soggetto a disturbo, variazione | inadeguato |
Complessivo | inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Più celebri per il magnifico piumaggio che per il loro richiamo, i Fenicotteri sono anche abilissimi nel volo. Tipica è la “manovra” di decollo, con una rapida corsa sul pelo dell’acqua, prima di librarsi leggeri, provocando ampi riflessi sull’acqua a causa dell’apertura alare pari a 180 cm, per 2 m di lunghezza. Più comune è osservare questa manovra “in gruppo”, essendo la specie tipicamente gregaria e dalle abitudini sociali.