FENICOTTERO - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFENICOTTERO

NOME SCIENTIFICO: Phoenicopterus roseus
 

Luglio, bassa pianura ravennate. è qui che, da un momento all’altro, la fitta rete di canali tra la foce del Reno e l’ampia distesa delle Valli di Comacchio può colorarsi di centinaia di fenicotteri, in cerca di cibo, in cerca, talvolta, di acqua dolce, dal momento che tratti sempre più vasti delle paludi costiere sono spesso interessanti, nelle estati particolarmente siccitose, da fenomeni di rientro, anche per chilometri, dell’acqua di mare. Centinaia di fenicotteri che con il loro piumaggio rosa si confondono con i colori dell’alba, per poi scomparire, con l’andare del giorno, disturbati dal sole e dalla solita folla di curiosi…

Minacce

La storia del Fenicottero quale specie nidificante in Italia restituisce un quadro confortante per quanto riguarda la notevole espansione di areale, con una moltiplicazione dei siti di presenza accertata e tentativi di nidificazione anche nelle zone circostanti le aree oggetto della prima colonizzazione. Non altrettanto rassicurante si mostra l’andamento delle popolazioni, estremamente fluttuante in anni recenti.

Prima spiegazione, l’elevata mobilità della specie: il Fenicottero tende a muoversi in gruppi anche numerosissimi, spostandosi per l’intero Mediterraneo tra una stagione e l’altra. La stessa colonizzazione dell’Italia può essere attribuita alla saturazione di altre colonie storiche europee, con conseguente necessità di trovare nuove aree idonee. Altri fattori più locali – che spiegano le fluttuazioni recenti in alcuni siti – possono essere ascritti alla locale abbondanza di predatori, per esempio i cani randagi, che hanno causato l’abbandono di un’intera covata a Montelargius negli anni ’90.

Particolarmente impattanti sulla specie sono anche le variabili climatiche. Per esempio la Diaccia Botrona, in Toscana, dove fino al 2008 tutti i tentativi di nidificazione erano falliti a causa del prosciugamento della palude tra maggio e giugno. Il punto è che un ampio successo riproduttivo pare essere possibile solo in presenza di condizioni ottimali di livello idrico e di produttività biologica, in mancanza delle quali il Fenicottero può decidere di rinunciare a riprodursi per un intera stagione. Anche i predatori costituiscono un’importante causa di perdita di uova e di giovani, e fra questi a livello europeo, i gabbiani reali.

In passato, la raccolta di uova di Fenicottero costituiva un’ulteriore minaccia per la specie, ma anche oggi il disturbo umano può costituire un’importante problematica per la specie in periodo riproduttivo. Specialmente i turisti, anche semplici appassionati di natura, possono causare grave disturbo alle colonie, mentre anche in Italia l’affollamento di alcune tra le principali colonie potrebbe comportare, a medio termine, un progressivo decremento della produttività.