FISTIONE TURCO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliFISTIONE TURCO

NOME SCIENTIFICO: Netta rufina
 

Un’anatra dall’aspetto tozzo e dalla testa grossa, resa ancor più appariscente dalle sottili penne rossicce che formano sul capo una sorta di cresta arrotondata: il Fistione turco, soprattutto per quanto riguarda gli individui maschi, è inconfondibile. Specie molto silenziosa, frequenta specchi d’acqua e paludi contornati da una vegetazione fitta e rigogliosa, in particolare canneti, dove si sente protetto e al sicuro per costruire il nido…

Stato di salute

Attualmente il Fistione turco è classificato come sicuro, con uno stato di salute favorevole sia a livello continentale sia in Unione europea. In Italia la specie è stata inserita nella Lista Rossa Nazionale e ne è proibita la caccia, essendo protetta dalla legislazione venatoria vigente.

In Unione europea, nel periodo 1970-1990, la specie ha mostrato un largo incremento del contingente nidificante, accompagnata da una relativa stabilità di quello svernante. Nel decennio successivo il trend è rimasto sconosciuto per quanto riguarda il contingente nidificante, mentre la popolazione svernante ha mostrato un moderato incremento.

Significative le percentuali della popolazione continentale e globale che nidificano in Unione europea. Le stime indicano una quota del 16-20% della popolazione continentale della specie – vale a dire un numero di coppie compreso tra le 27 e le 59mila – e una frazione compresa tra il 5 e il 24% di quella globale.

Poco rilevante, di fronte a questi numeri, risulta il peso della popolazione italiana ai fini della conservazione della specie. Nel periodo 1990-2000 il contingente nidificante non ha superato le 60 coppie, mentre la popolazione in Unione europea in quel periodo andava dalle 4.200 alle 12mila coppie. Da un’analisi dei dati nel periodo che va dal 1991 al 2000 si evince che il numero di siti occupati in Italia almeno una volta nel decennio non superi le 46 unità e comprenda, in gran parte, siti occupati per un solo anno. Nessuno di questi ha inoltre superato le 50 presenze, individuate come soglia minima per assegnare alle aree la qualifica di “sito di importanza nazionale”.