FRINGUELLO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliFRINGUELLO

NOME SCIENTIFICO: Fringilla coelebs
 

Il Fringuello è il più comune uccello europeo. Si adatta infatti con estrema facilità agli ecosistemi più vari, purché siano presenti macchie di cespugli e alberi, sia in aree urbanizzate sia in aperta campagna. Nonostante le sue piccole dimensioni, durante il periodo riproduttivo difende coraggiosamente il proprio territorio, ma per il resto dell’anno preferisce muoversi in stormi misti, insieme ad altri Fringillidi, spesso con i maschi separati dalle femmine. Lo si distingue bene anche in volo per le bande bianche sulle ali, presenti in entrambi i sessi…

Minacce

La specie gode di uno stato di salute favorevole e non ha mostrato, nel corso degli anni, apprezzabili variazioni di areale rispetto al quadro contenuto nel precedente Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. In Lombardia, ad esempio, la popolazione si è mantenuta stabile tra il 1992 e il 2007, con 101.000 coppie censite; in provincia di Varese, poi, il Fringuello risulta la specie nidificante più diffusa, così come nel vicino Verbano (qui superato, tuttavia, dallo Scricciolo). Analoghe situazioni di stabilità si riscontrano in Veneto (dati rilevati in provincia di Treviso), Emilia-Romagna (province di Parma e Bologna), Umbria, Toscana e Lazio. Solo la Sicilia mostra, pur in un quadro di ampliamento di areale, una relativa contrazione della popolazione.

Dal punto di vista delle principali minacce per la specie, va rilevata la riduzione delle superfici boschive in aree agricole planiziali e collinari. Anche l’urbanizzazione – come rilevato ad esempio nell’area urbana di Ostia – può giocare a sfavore della specie. Per il resto, il Fringuello mostra doti di estrema adattabilità ad ogni tipo di superficie boschiva, pur con preferenze, in alcuni territori – ad esempio in provincia di Trento – per le foreste d’alto fusto rispetto ai cedui nonché per le foreste miste di conifere rispetto a quelle di caducifoglie pure.

Rispetto al successo riproduttivo, l’unico dato disponibile per il territorio nazionale è quello relativo alla Provincia di Parma, dove è stato rilevato un valore di 2,6 giovani per coppia. Nel Regno Unito, le cause del fallimento dei nidi includono il disturbo antropico – molto impattante il prelievo di pulcini e uova dal nido – l’abbandono della covata (per lo più causata dalla morte di un genitore), le condizioni climatiche avverse e la predazione da parte di Corvidi, Scoiattolo grigio, gatti, Donnola. È stata poi rilevata un’elevata mortalità dei pulcini in occasione di primavere particolarmente fredde, che riducono la disponibilità di bruchi, principale fonte di sostentamento per i nidiacei.