GRACCHIO ALPINO
NOME SCIENTIFICO: Pyrrhocorax graculusIn estate, il Gracchio alpino è osservabile quasi esclusivamente al di sopra del limite superiore della vegetazione. Nidifica su pareti rocciose e si alimenta sulle praterie alpine e lungo i bordi dei nevai. In inverno, ma solo in presenza di abbondanti nevicate, scende sino al fondovalle frequentando prati, frutteti e centri abitati. Le stazioni turistiche situate a quote elevate offrono alla specie una sicura fonte di cibo, durante tutto il corso dell’anno, consentendole di svernare anche sino a 2.500-3.000 metri di altitudine. Il Gracchio alpino è decisamente gregario, e lo si può osservare riunito in stormi composti da svariate decine di individui, anche fino a un migliaio d’inverno. Compie regolari spostamenti giornalieri fra i dormitori – o i nidi posti sulla roccia – e i luoghi di alimentazione…
Ordine: Passeriformes Famiglia: Corvidae
Più piccolo e snello della Cornacchia grigia, lo si può riconoscere facilmente per la livrea uniforme, completamente nera, su cui si stagliano becco giallo e zampe rosso arancio, più scure nei giovani. La sua lunghezza media è di 37 centimetri, per un’apertura alare pari a circa 80 centimetri. La silhouette in volo fa risaltare le lunghe ali, ampie e arrotondate, ma anche la coda, anch’essa piuttosto lunga e arrotondata all’apice.
Distribuita tra Europa e Asia, la specie presenta un’areale molto frammentato, che comprende le montagne dell’Europa centro-meridionale fino ai rilievi del Marocco. Nel nostro Paese predilige gli ambienti di media e alta montagna ed è presente con una distribuzione più uniforme sulle Alpi, rispetto all’Appennino centrale, dove si spinge fino alle quote più basse.
Onnivoro, è prevalentemente insettivoro in estate e frugivoro in autunno e inverno, quando si nutre di bacche di mirtilli e uva orsina in montagna, mele non raccolte a fondovalle. Sfrutta regolarmente i rifiuti alimentari abbandonati dall’uomo.
Il nido – piuttosto voluminoso e formato da rametti ed erba secca – viene costruito negli anfratti delle pareti rocciose. Qui, la femmina depone dalle 3 alle 5 uova, che cova per circa 18-21 giorni. I pulcini restano al nido in media 35 giorni, ma anche dopo questo periodo seguono a lungo gli adulti mendicando insistentemente l’imbeccata.
Studi approfonditi sulla specie sono stati effettuati a livello locale, nelle popolazioni piemontese e lombarda. Il Gracchio alpino è inoltre sufficientemente studiato per quanto riguarda ecologia e distribuzione ma, a causa dell’oggettiva difficoltà di effettuare indagini negli ambienti aspri e rocciosi in cui la specie vive e nidifica, mancano dati quantitativi sufficientemente approfonditi sulle dimensioni delle colonie in ambito alpino e appenninico.
Sarebbe quindi necessario condurre, avvalendosi di una metodologia standardizzata, conteggi accurati su alcune delle maggiori colonie riproduttive note. Sulla base di questi studi andrebbe poi predisposto un modello per stimare la consistenza riproduttiva e post-riproduttiva delle popolazioni su ampi settori montani.
Per la popolazione appenninica, per la quale sono state riscontrate negli ultimi 40-50 anni contrazioni di areale e consistenza numerica delle popolazioni, sarebbe poi opportuno formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) con metodo PVA, anche se allo stato attuale mancano informazioni sufficienti per condurre l’analisi. Risulta quindi importante promuovere studi pluriennali di monitoraggio sulle poche colonie appenniniche, anche per valutare l’eventuale impatto di impianti eolici esistenti nonché di quelli in progetto su crinali e versanti in aree aperte.
Per poter procedere con un confronto oggettivo delle diverse realtà alpine e appenniniche, è in ogni caso essenziale promuovere indagini mirate sul successo riproduttivo, sui fattori che lo influenzano e sull’esatta consistenza delle principali colonie.
La specie mostra uno stato di salute favorevole in Europa e, in particolare, sulle Alpi, mentre locali decrementi si registrano nelle zone appenniniche. Il suo interesse venatorio è nullo e frequenta ambienti d’alta quota per lo più di buona qualità.
È favorita, soprattutto nel periodo invernale, dalla presenza di rifugi e stazioni sciistiche in alta montagna le cui prossimità vengono frequentate alla ricerca di cibo. Tale abitudine può influire positivamente sul successo riproduttivo e sulla sopravvivenza dei giovani nel periodo successivo all’involo. Tuttavia, l’allestimento di piste da sci in quota e relativi interventi di sbancamento delle praterie alpine sono mal tollerati anche dal Gracchio alpino, oltre che da altre specie d’alta quota.
Dal punto di vista del successo riproduttivo, non si ravvisano al momento particolari fattori negativi per la specie; tuttavia, l’aumento della presenza umana in alta quota – pur favorendo in qualche modo la specie grazie all’accresciuta disponibilità di cibo – andrebbe monitorato e regolamentato, al fine di prevenire eccessivo disturbo ai siti riproduttivi.
Dall’analisi di diverse indagini effettuate su scala continentale, emerge un tasso di sopravvivenza medio dei pulcini pari al 43%. In Italia, studi condotti sull’Appennino centrale riportano un successo riproduttivo di 1,8 giovani per covata, mentre in Valle d’Aosta il successo riproduttivo è compreso tra 1,1 e 1,6, con una media di giovani involati per coppia di successo pari a 2,9.
Le popolazioni europee di Gracchio alpino mostrano tendenze demografiche stabili e, dunque, la specie è considerata in stato di conservazione favorevole. Nonostante l’areale frammentato, in ragione della spiccata predilezione della specie per gli ambienti di alta montagna, la popolazione europea nidificante si presenta piuttosto ampia – superiore alle 130.000 coppie secondo le stime più recenti, pari a poco meno della metà della popolazione globale della specie – ed è rimasta stabile nel periodo 1970-1990.
Trend invariato nel decennio successivo, 1990-2000, per la maggior parte delle popolazioni europee, incluse quelle chiave di Francia, Russia e Turchia. Analogo quadro in Italia, dove la popolazione della specie – stimata in 5.000-10.000 coppie, pari al 3,2-3,8% della popolazione europea complessiva – non pare aver subito variazioni significative negli ultimi 30-40 anni.
A livello biogeografico, la popolazione più numerosa abita le montagne del Trentino Alto Adige – stimate alcune migliaia – e della Lombardia (3.000-6.000 coppie, 6.000-40.000 durante l’inverno) con trend ovunque stabile. Molto più scarsa e localizzata la popolazione appenninica, con nidificazioni accertate sulle montagne della Duchessa, sui Simbruini, gli Ernici e sui Monti della Meta-Le Mainarde, per una popolazione complessiva che non dovrebbe superare le 100 coppie. Qui, a differenza che sulle Alpi, risulta evidente una contrazione dell’areale distributivo con la progressiva scomparsa della specie dai gruppi montuosi più settentrionali.
Gli inanellamenti effettuati – in relazione anche ad approfonditi studi locali sull’eco-etologia della specie – hanno avuto luogo in ambiti alpini piemontesi e lombardi. L’unica ricattura disponibile si riferisce ad un soggetto adulto inanellato sulle Alpi francesi nel marzo 1972 e segnalato, nel successivo mese di novembre, in Lombardia, ad una distanza inferiore ai 50 km.
Il Gracchio alpino è considerato specie a più basso rischio nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, protetto in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Stabile e uniformemente distribuita sulle Alpi, la specie risulta più localizzata – e probabilmente in decremento – nell’area appenninica. Per questo, in attesa di indagini più approfondite sulle due popolazioni, lo stato di conservazione della specie è da valutarsi separatamente per le due regioni biogeografiche e, nel complesso, da considerarsi inadeguato.
Fattore | Stato | Stato di conservazione |
Range* | In stabilità | Favorevole |
Popolazione | Stabile, locali diminuzioni | Inadeguato |
Habitat | Stabile | Favorevole |
Complessivo | Inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Bioregione alpina
La specie risente positivamente della buona qualità degli habitat ed è per il momento favorita dalla presenza di strutture turistiche in alta quota in grado di rappresentare una preziosa fonte di cibo durante la stagione fredda. Locali incrementi fanno presagire l’inizio di una probabile fase espansiva.
Fattore | Stato | Stato di conservazione |
Range* | In stabilità | Favorevole |
Popolazione | Stabile, locali incrementi | Favorevole |
Habitat | Stabile | Favorevole |
Complessivo | Favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
Bioregione continentale e mediterranea
Scomparsa dai settori più settentrionali dell’Appennino, la specie risulta probabilmente in decremento anche negli altri settori. Un quadro nel complesso critico che risulta aggravato dalla mancanza di informazioni sufficienti sul successo riproduttivo e sull’esatta consistenza delle colonie residue, non rendendo dunque possibile la formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).
Fattore | Stato | Stato di conservazione |
Range* | In contrazione | Inadeguato |
Popolazione | In diminuzione | Cattivo |
Habitat | Stabile | Favorevole |
Complessivo | Cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
La specie emette, piuttosto di frequente, grida acute e fischi. Si può così distinguere abbastanza facilmente, dall’affine Gracchio corallino, il cui richiamo è invece più rauco e nasale, trascrivibile come “kiorr”.