GRUCCIONE - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliGRUCCIONE

NOME SCIENTIFICO: Merops apiaster
 

Specie piuttosto socievole, il Gruccione costruisce il proprio nido in colonie, tra banchi di sabbia, preferibilmente lungo le rive dei fiumi. Dall’aspetto particolarmente elegante, è facilmente riconoscibile per le forme esili e la livrea variopinta. Qualche problema, per la verità, il Gruccione lo crea agli allevatori di api, insetti di cui va estremamente ghiotto: se individua un’arnia, ogni singolo individuo può consumare anche fino a 200-250 api al giorno…

 

Ordine: Coraciiformes   Famiglia: Meropidae

Il Gruccione può raggiungere una lunghezza di 25-29 centimetri, considerando anche le penne della coda – particolarmente allungata – mentre l’apertura alare può raggiungere i 40 centimetri e il peso i 50-70 grammi. Il ‘fondo’ della livrea appare castano, sul dorso, e azzurro, nel ventre, ma offre anche sfumature di giallo, verde, nero, e arancione. Il becco è nerastro, lungo e leggermente ricurvo verso il basso. Le zampe sono marrone-grigiastro. I sessi sono fra loro molto simili e difficilmente distinguibili.

Diffuso prevalentemente nel bacino del Mediterraneo, il Gruccione è nidificante alle nostre latitudini, mentre lo svernamento avviene, dopo un lungo viaggio nell’Africa posta a sud del Sahara. Predilige ambienti aperti con vegetazione spontanea e cespugliosa con alberi sparsi e tralicci, presso corsi fluviali, boschi con radure. Durante le migrazioni è frequente anche in zone umide e litorali.

In Italia le colonie di nidificazione sono concentrate quasi esclusivamente in pianura e collina. La specie giunge nel nostro Paese tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, per ripartire ad agosto inoltrato. Si nutre prevalentemente di insetti catturati in aria con sortite da un posatoio. Quando si tratta di insetti dotati di pungiglione – come le api, di cui è ghiotto – questi vengono ripetutamente colpiti su una superficie dura, con l’ausilio del becco.

Nidifica prevalentemente presso scarpate lungo fiumi, in cave di sabbia – attive o abbandonate – in ambienti agricoli con boschetti sparsi, in vaste radure, in arbusteti con paretine sabbiose, vigneti, dune sabbiose, pascoli, steppe. Tipicamente, il nido è costituito da un profondo cunicolo – anche fino a 3-5 metri – ove la femmina depone 5-8 uova di forma sferica. Entrambi i sessi si occupano della cova, che dura circa 20 giorni. Di solito la specie effettua non più di una covata l’anno: se una coppia trova un luogo favorevole alla costruzione del nido, ne sopraggiungono altre fino a formare vere e proprie colonie.

Prospettive

La specie in Italia è ben monitorata, nel complesso, e relativamente numerosi sono gli approfondimenti condotti a livello delle diverse aree e regioni biogeografiche. Ciononostante, non è possibile calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per questa specie coloniale, essendo le principali popolazioni – ossia quelle presenti in Sardegna, Italia settentrionale, Italia centrale e meridionale e Sicilia – superiori alle 2,500 coppie.

In generale, occorre assicurare la conservazione dei siti riproduttivi in linea con le esigenze ecologiche della specie. Andrebbe altresì evitato l’eccessivo disturbo antropico presso le colonie, in particolare in periodo riproduttivo, e limitata la diffusione dei principali predatori.

Va anche sottolineato come – a fronte di un quadro nel complesso favorevole e in controtendenza rispetto alla situazione rilevata in ambito “comunitario” – alcuni tassi di produttività rilevati a livello locale si siano mostrati insufficienti, nel medio periodo, per garantire l’autosostentamento della popolazione (sempre nel Salernitano, a un tasso d’involo pari a 3,7 corrispondeva una produttività di appena 1,9 giovani per coppia, considerando fallimenti e predazione ad opera di cani e volpi).

Inoltre, il quadro relativamente favorevole della popolazione italiana non deve far dimenticare come la popolazione globale versi in generale declino. Potenzialmente importanti per la sua conservazione sono anche, da questo punto di vista, le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Tuttavia, mancano al momento dati sufficienti per stimare gli effetti di tali condizioni sui contingenti nidificanti nel nostro Paese.

Minacce

Il fenomeno di espansione della specie sembra essersi accentuato a partire dalla prima metà degli anni ’80, per proseguire nel periodo successivo. Studi riportano infatti un incremento costante, nel corso del XX secolo, anche fino al 50% nelle province italiane interessate dalla nidificazione del Gruccione nel periodo compreso tra il 1992 e il 1997.

Diversi i fattori che possono spiegare questa espansione, a cominciare dalle esigenze ecologiche della specie. In Lombardia, ad esempio, è stata osservata una netta predilezione per le aree con scarsa piovosità estiva, unita a una preferenza per le aree coltivate a mais, riso e cereali, inframmezzate da filari, fasce arboree e canali. Zone agricole, cave abbandonate, aree incolte sono invece gli ambienti di cui la specie trova ampia disponibilità in collina. Il substrato sabbioso è preferito nella stragrande maggioranza dei casi (come evidenziano, da questo punto di vista, gli studi effettuati in Emilia-Romagna e Veneto).

Rispetto ai potenziali fattori di minaccia, va sottolineato come la riduzione dei siti riproduttivi o la loro alterazione possa rappresentare un fattore limitante. Il disturbo antropico o la predazione al nido possono compromettere l’esito della nidificazione.

Il successo riproduttivo pare inoltre essere più contenuto nelle colonie più piccole, probabilmente più esposte al rischio di predazione. I dati disponibili evidenziano un tasso d’involo di 3,7 giovani per coppia in provincia di Salerno, mentre in Piemonte il successo riproduttivo stimato raggiunge l’80%. 

Stato di salute

Attualmente classificato come “depleted” nell’Unione europea, il Gruccione mostra uno stato di conservazione sfavorevole anche a livello continentale. Nel complesso, si è registrato un largo declino della popolazione nidificante nei territori dell’Europa “comunitaria” nel periodo 1970-1990, seguito da trend sconosciuto nel periodo 1990-2000, parzialmente compensato da un incremento rilevato, nello stesso periodo, su scala continentale.

Secondo le stime più recenti (BirdLife 2004) la popolazione di Gruccione nidificante nell’Unione europea è compresa tra 140.000 e 340.000 coppie, pari al 29-34% della popolazione continentale complessiva – stimata in 480.000-1.000.000 di coppie – e a una frazione compresa tra il 5 e il 24% della popolazione globale della specie. Quella italiana dovrebbe raggiungere le 5.000-10.000 coppie, in aumento.

Da rilevare come, all’inizio del nuovo millennio, la popolazione italiana era pari a circa il 3-4% di quella dell’Unione Europea e all’1% di quella continentale complessiva. È quindi probabile che tali percentuali siano da rivedere al rialzo, in seguito al deciso incremento mostrato dalla specie anche nell’ultimo decennio, in cui si è registrato anche un certo ampliamento d’areale verso le regioni settentrionali.

La specie è poco studiata in Europa dal punto di vista delle rotte di migrazione: gli studi evidenziano infatti una singola ricattura estera, per quanto di interesse, in quanto ben evidenzia la rotta migratoria tra la Tunisia e l’Italia attraverso il Tirreno. Un risultato confermato anche dagli inanellamenti primaverili effettuati sulle isole. Le ricatture in Italia di individui marcati all’estero abbracciano invece un’ampia area del bacino del Mediterraneo, dall’Algeria alla Libia, alla Grecia. Interessante anche la segnalazione in Ucraina, a confermare come il nostro Paese rappresenti un importante sito di transito anche per le popolazioni orientali.

Semaforo

Il Gruccione ha mostrato un deciso aumento e una marcata espansione di areale in tutta Italia e buona parte dell’Europa non comunitaria. A fronte di questo, la specie appare in declino sia nell’Ue sia a livello globale, forse anche a causa delle condizioni riscontrate nei quartieri africani di svernamento.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In espansione Favorevole
Popolazione In aumento Favorevole
Habitat della specie Verosimilmente stabile Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il trillo è tipico: nasale, liquido, udibile a distanza: “criich-criich-criich” o “priich-priich“ o “criichuich“ o “prruich“ ripetuto continuamente. Il suono singolo indica normalmente la posizione e l’assenza di pericolo, il suono ripetuto viene usato come allarme.