NITTICORA
NOME SCIENTIFICO: Nycticorax nycticoraxSolo l’Australia non vede la presenza di questa specie, diffusa praticamente in tutto il globo. A parte le dimensioni – medie rispetto alla famiglia degli aironi – spicca l’occhio rosso fuoco, tale solo nell’adulto, mentre i giovani presentano un piumaggio meno variegato e occhio giallo o arancione. Stagni, paludi, lagune d’acqua dolcee boschetti planiziali sono il suo regno. A differenza di altre specie che condividono lo stesso habitat, la Nitticora è piuttosto socievole, e costruisce il nido in ampie “garzaie”, insieme ad altre specie dalle abitudini simili…
Ordine: Ciconiiformes
Famiglia: Ardeidae
Laghi, stagni, lagune, fiumi e altre zone umide sono l’habitat tipico in cui la Nitticora vive e nidifica. Piuttosto indifferente è l’origine antropica dei siti, essendo la specie regolarmente presente anche in risaie e fossati. Come altri aironi, la Nitticora costruisce il nido in colonie condivise con altre specie della stessa famiglia. Raramente sui canneti, più spesso su alberi – salici, pioppi e ontani – di cui tipicamente sono costellate le rive delle paludi o dei nostri fiumi.
Pesci, anfibi, vermi, insetti, rettili, piccoli mammiferi. La dieta della Nitticora è particolarmente varia, e non è raro vederla cacciare nell’oscurità, uno “stratagemma” per evitare, forse, la competizione con altre specie. Lento è il volo, per una specie comunque in grado, ogni anno, di lasciare l’Italia per raggiungere i quartieri di svernamento, posti in Africa o – più raramente – nelle principali zone umide della nostra Penisola.
Specie cosmopolita, risulta presente in quasi tutto il globo fatta eccezione per l’Australia. La sottospecie nominale abita Asia, Africa ed Europa, mentre il continente americano vede la presenza di ulteriori tre diverse sottospecie. Tendenzialmente bicromatico è il piumaggio, con il ventre bruno striato di bianco a cui fanno da contrasto capo, ali e dorso, di un marrone molto scuro. Particolarmente evidente nell’esemplare adulto risulta l’occhio rosso fuoco.
Quasi tutti i siti riproduttivi della Nitticora nel nostro Paese sono concentrati nella Pianura Padana, in particolare nell’area piemontese-lombarda a nord del Po e lungo l’intera costa dell’Alto Adriatico, a nord di Ravenna. Meno diffusa nel resto d’Italia, la popolazione è particolarmente localizzata nel sud e nelle isole, utilizzate più spesso quali siti di svernamento.
Vari i fattori che influenzano il successo riproduttivo di questa specie, compresa l’altezza del nido, usualmente posto tra 2 e 50 m dal suolo, dunque sia sopra cespugli che in cima a grandi alberi. In termini di valori medi, è stata registrata in anni recenti una produttività pari a 2,5-3,1 giovani per nido in Pianura Padana, con medie più elevate nelle covate più abbondanti. Una produttività sensibilmente inferiore rispetto a quella censita all’inizio degli anni Novanta, per esempio tra Lombardia ed Emilia-Romagna, in cui i valori medi raggiungevano la soglia di 3,02. Più indietro nel tempo, la produttività risulta ancora più elevata, con 3,37 giovani involati in Lombardia per 3,5 uova deposte mediamente per nido, nel 1997.
Le condizioni riscontrate al di fuori dell’Italia – e segnatamente la siccità sempre più frequente nei siti di svernamento africani – possono spiegare solo in parte le fluttuazioni delle popolazioni nidificanti, con un trend generale che appare orientato al decremento proprio in quelle aree della bioregione continentale che ospitano le popolazioni più importanti della specie. Tra queste, l’intera pianura lombarda-piemontese, e segnatamente le aree risicole, che restano tuttora uno dei siti di principale presenza della specie in Europa continentale.
Pur non essendo agevole formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per questa specie – dalle abitudini coloniali e i cui tassi di mortalità appaiono fortemente influenzati dalle condizioni riscontrate nei siti di svernamento – è abbastanza evidente come la modifica nelle tecniche di coltivazione del riso abbia avuto un impatto abbastanza forte sulle popolazioni della specie. Zone allagate solo temporaneamente, o il passaggio a coltivazioni completamente asciutte, possono aver inciso – e incidere ancor di più in futuro – sulla vita della specie, riducendo notevolmente la disponibilità di prede: pesci, rettili e anfibi.
In generale, sarebbe fondamentale intervenire per riportare la specie al livello di 17-18mila coppie, raggiunto alla fine degli anni Ottanta dopo un periodo di confortante incremento. Un obiettivo da perseguire attraverso la tutela e la gestione diretta dei siti di nidificazione – le garzaie – ma anche promuovendo pratiche agricole in linea con le esigenze ecologiche della specie soprattutto per quanto riguarda la coltivazione del riso.
L’Italia rappresenta un importantissimo crocevia nel crocevia migratorio della Nitticora. Difficile dunque non tenere conto delle situazioni riscontrate oltreconfine, con particolare riguardo alle condizioni trovate dalla specie nei siti africani di svernamento: è stato dimostrato ad esempio come episodi di siccità prolungata in Africa possano influenzare non poco la consistenza delle popolazioni nidificanti in Italia l’anno successivo, e dunque spiegare parte delle fluttuazioni riscontrate.
Allo stesso modo, l’Italia rappresenta un corridoio di passaggio per un consistente contingente di individui migratori, presenti da una vastissima area, dalla Spagna alla Francia, dall’Ungheria all’Ucraina, osservati soprattutto in Italia meridionale, come dimostrano i dati sulle ricatture. Ed è quindi importantissimo, anche al di là dei problemi riscontrati dalla specie nei quartieri di svernamento, valutare le potenziali minacce che pesano sia sulla popolazione nidificante sia sul contingente che ogni anno sceglie l’Italia come area di sosta.
Tra i fattori chiave, va evidenziata la necessità di tutelare le garzaie, attraverso interventi di gestione attiva che potrebbero favorire questa ed altre specie di aironi. Potenzialmente impattante sulla disponibilità di cibo – e quindi sulla complessiva capacità portante dell’habitat – è anche la modifica nelle tecniche di coltivazione del riso. Le coltivazioni asciutte e quelle solo temporaneamente allagate determinano una forte riduzione di molte delle prede tipiche della Nitticora.
Un problema molto rilevante, quello delle tecniche colturali, considerando che l’area delle risaie ospita buona parte della popolazione nazionale della specie. La riduzione delle prede limita fortemente l’idoneità di questi habitat. A dimostrazione di questo, interviene la differenziazione notevole tra lo stato di salute delle popolazioni nidificanti nella bioregione continentale e mediterranea: nella prima, e più spiccatamente nell’area risicola tra Lombardia e Piemonte, la specie risulta in generale decremento, anche piuttosto marcato, negli ultimi 10-15 anni.
La Nitticora è relativamente abbondante in tutta l’Unione Europea, che potrebbe ospitare fino a 30mila coppie.. Tale popolazione rappresenta oltre un terzo del contingente continentale complessivo, stimabile in 63-87mila coppie. Più sfavorevole è la conservazione della specie a livello continentale, mentre entro i confini dell’Unione Europea la Nitticora ha mostrato largo aumento tra il 1970 e il 1990, seguito da stabilità.
Tutelata dalla Direttiva Uccelli e protetta dalla legislazione venatoria vigente, la Nitticora in Italia nidifica con un contingente piuttosto significativo, 12-14mila copie, pari a circa la metà dell’intera popolazione europea e a una frazione compresa tra un quarto e un sesto della popolazione continentale complessiva. Verosimilmente, l’Italia è il Paese d’Europa a ospitare la maggiore popolazione di Nitticora, con evidenti responsabilità per la sua conservazione.
A questo proposito, la popolazione italiana appare soggetta a evidenti fluttuazioni. A fronte di decrementi, fluttuazioni o anche incrementi locali, appare evidente una correlazione positiva tra andamento delle precipitazioni piovose nelle aree di svernamento e la popolazione presente sul suolo nazionale nella stagione riproduttiva successiva. Per rendersi conto dell’ampiezza di tali fluttuazioni basta citare qualche dato relativo alle popolazioni locali: il Piemonte, per esempio, che vedeva 4.500 coppie nidificanti negli anni Ottanta, poi passate a 6-7mila all’inizio degli anni Novanta, solo 3.279 nel 1999.
Stesso andamento in Lombardia, dove all’incremento degli anni Ottanta è seguito un decremento notevole, negli ultimi anni del secolo, che ha praticamente riportato la popolazione ai livelli del 1970, per un totale di circa 6.000 nidi censiti. Il Veneto, terza e ultima regione di presenza abbondante della specie, ha visto un tendenziale decremento anche in anni molto recenti, con le coppie passate dalle 547-703 del 1998 alle 353-560 del 2003. Migliore la situazione nell’Italia centrale, con espansione demografica e di areale: in Toscana per esempio nel 1998 erano presenti 815-858 coppie ripartite in 9 garzaie.
Dopo una fase di forte incremento numerico e di espansione di areale registrata negli anni Ottanta, la Nitticora è andata incontro a un generale declino, che ha riportato il contingente nidificante a un livello prossimo a quello degli anni Settanta. Molti i fattori che potrebbero spiegare questo andamento, tra cui le condizioni non idonee riscontrate nei siti di svernamento africani. Pare però che a giocare un ruolo importante in tali fluttuazioni siano state anche le modifiche intervenute, nel corso degli anni, nelle tecniche di coltivazione del riso, che hanno reso sempre meno ospitale – dal punto di vista della disponibilità di prede – l’habitat tipico della specie.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | più o meno stabile | favorevole |
Popolazione | fluttuante o in calo | cattivo |
Habitat della specie | localmente a rischio | inadeguato |
Complessivo | cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
Il Nord Italia ospita le popolazioni principali di Nitticora. L’areale di presenza risulta abbastanza stabile, non così le popolazioni, che tra oscillazioni varie risultano in generale decremento negli ultimi 10-15 anni, in particolare nelle aree comprese tra Lombardia e Piemonte in cui è diffusa la coltivazione del riso, aree che ancora oggi ospitano le popolazioni più importanti della specie.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | più o meno stabile | favorevole |
Popolazione | fluttuante o in calo | cattivo |
Habitat della specie | localmente a rischio | inadeguato |
Complessivo | cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
Tendenziale espansione dell’areale di presenza, meno quello relativo alla popolazione determinano comunque un quadro favorevole alla Nitticora nella “bioregione mediterranea”. Popolazioni ancora ridotte ma che evidentemente stanno beneficiando di condizioni ambientali idonee nei diversi siti di presenza.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | stabile o in ulteriore espansione | favorevole |
Popolazione | in incremento | favorevole |
Habitat della specie | variazioni non conosciute | favorevole |
Complessivo | favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
Specie particolarmente socievole, è possibile udirne il richiamo nei pressi delle cosiddette “garzaie”, le colonie che ospitano i nidi degli aironi, a cui la Nitticora appartiene. Peculiarità di questo uccello è quella di attendere anche il tramonto per spingersi alla ricerca di cibo. Un modo, forse, per evitare la competizione con le altre specie poco abituate a cacciare nell’oscurità.