PICCHIO VERDE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPICCHIO VERDE

NOME SCIENTIFICO: Picus viridis
 

Il Picchio verde è una specie molto comune anche nelle nostre campagne, ma ricorrente anche in storie e leggende. Secondo una credenza cristiana, quando Dio volle creare fiumi e ruscelli chiese aiuto a tutti gli uccelli dal becco robusto e l’unico che non rispose all’appello fu il picchio, per cui il Signore lo punì dicendogli che non avrebbe più potuto bere una goccia d’acqua che avesse toccato terra. Per questo, quando è assetato, il picchio si rivolgerebbe all’Altissimo con un grido ripetuto, chiedendogli di far cadere acqua su foglie e rami degli alberi e Dio, misericordioso, gli manderebbe la pioggia. Da questa leggenda nacque la credenza secondo la quale il picchio che grida ripetutamente annuncerebbe pioggia…

Minacce

La contrazione dell’habitat boschivo rilevata in Italia nel secondo Dopoguerra è all’origine del consistente ridimensionamento numerico conosciuto dalle popolazioni tra il 1960 e il 1970. Un più recente trend positivo non ha ancora compensato il precedente declino e, di conseguenza, la specie nel complesso è ancora valutata come depauperata.

A scala nazionale, è stata osservata una ripresa con recente colonizzazione di vaste aree della Pianura Padana storicamente occupate dalla specie. Le elevate densità registrate a scala biogeografica fanno ritenere il Picchio verde specie stabile e localmente in aumento, con declini circoscritti a poche aree. In Valle d’Aosta, ad esempio, si rilevano densità di 0,2-0,3 coppie per kmq nel gruppo del Monte Bianco, che salgono a 0,42 nei castagneti della vicina Valsesia. In Trentino, sono state rilevate densità massime pari a 1 coppia per ettaro nell’alta Valsugana, 1,4 coppie nei meleti della Val di Non (dati che comunque evidenziano un certo declino della specie rispetto alla sua presenza storica). In Pianura Padana, nelle province di Parma e Piacenza, la densità varia tra 0,32 e 0,64 coppie per kmq (Parco dello Stirone), mentre nel Reggiano si raggiungono le 0,84 coppie per kmq.

In linea generale, interventi selvicolturali, incendi, uso di pesticidi, tagli forestali e abbattimenti illegali – compresa l’uccisione di individui rinvenuti nelle serrande delle abitazioni utilizzate come ricoveri invernali – sono tra le minacce principali per la specie. Altre cause di pericolo sono da imputare probabilmente a cambiamenti nella conduzione forestale, alla trasformazione in senso intensivo delle pratiche agricole e all’abbandono della pastorizia, con conseguenze anche sulla disponibilità di insetti, principale fonte di cibo per la specie.

Disturbo antropico, trasformazione e distruzione dei siti riproduttivi, asportazione di tronchi secchi, stramaturi e deperienti sono – insieme ai fattori sopracitati – le cause principali all’origine degli episodi di mortalità e riduzione del successo riproduttivo, per il quale non si hanno comunque dati per l’Italia. In Europa il successo riproduttivo si attesta intorno all’85,3%. Il numero di involi da nidi di successo è in media pari a 3,9 giovani per coppia.