PORCIGLIONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPORCIGLIONE

NOME SCIENTIFICO: Rallus aquaticus
 

Testa alta e sguardo fiero, il Porciglione cammina agilmente tra la folta vegetazione, compiendo grandi passi. È molto abile anche nei percorsi a nuoto. Ha un carattere particolare: molto schivo, a tratti nervoso. Con il suo sgargiante becco rosso si nutre di piccoli invertebrati e lombrichi nei terreni paludosi. Le sue zampe, dalle lunghe dita, servono per assicurargli un solido appoggio mentre attraversa fondi morbidi. Se stimolato, la sua coda si alza tempestivamente mentre il resto del corpo rimane immobile, quasi paralizzato…

 

Ordine: Gruiformes Famiglia: Rallidae  

Il Porciglione è un piccolo uccello di palude molto riservato e difficile da avvistare, nonostante i suoi colori accesi (è tra i più colorati della sua famiglia). Presenta infatti una parte superiore marrone e una parte inferiore bluastra, con barre nere sui fianchi. Il tutto accompagnato da un becco rosso, assottigliato e leggermente curvo. Ha dimensioni medio-piccole – circa 26-29 cm – e pesa circa 90-120 gr.

La sottospecie nominale vive in Europa, nord Africa e Asia occidentale; la sottospecie Rallus aquaticus hibernans  si trova invece  in Islanda; altre sottospecie risiedono in Asia. Il Porciglione è nidificante, parzialmente sedentario, migratore e svernante.

In Europa settentrionale la specie è tendenzialmente migratrice e risiede stabilmente nell’Europa meridionale e occidentale, con numeri in aumento per quanto riguarda la popolazione svernante. In inverno i porciglioni si possono osservare anche in luoghi con temperature vicine allo zero, ai margini dei canneti.

Vive solitamente nei pressi di canneti e paludi, mentre nidifica in zone asciutte deponendo solitamente una decina di uova. I porciglioni si nutrono di insetti e animali acquatici, che recuperano in aree fangose o raccogliendo il cibo nell’acqua bassa.

Prospettive

Anche se la specie risulta ben studiata a livello locale, sono necessarie ulteriori ricerche specifiche ad ampio raggio, che ne mettano in evidenza la distribuzione effettiva e le esigenze ecologiche su larga scala. Nonostante la mancanza di dati approfonditi sulla densità, si delinea nel nostro Paese una distribuzione in buona parte continua, anche se i valori rilevati variano notevolmente da una zona all’altra.

In siti particolarmente idonei, può essere ritenuta soddisfacente una densità di 10 coppie per 10 ettari. Densità che può aumentare ulteriormente in canneti allagati di qualche ettaro o di poche decine di ettari. Si propone pertanto un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 10 coppie per 10 ettari per zone umide con presenza di canneti o tifeti e di 3 coppie per ettaro per canneti o canneti-tifeti di piccole dimensioni, più o meno continui ed omogenei. Non ci sono elementi per fissare un FRV su scale spaziali superiori: la consistenza delle popolazioni è infatti vincolata alla disponibilità di habitat, come il canneto appunto, che difficilmente sono presenti in modo continuativo su superfici più vaste.

Per la conservazione del Porciglione è necessario mantenere densità elevate nelle zone umide dominate da canneti, evitando per quanto possibile l’isolamento delle popolazioni attraverso la conservazione di siti con funzione di stepping stone, oppure di una matrice relativamente permeabile alla specie (canali con vegetazione palustre, piccole zone umide sparse).  Anche una gestione favorevole dei canneti soggetti ad interramento o degrado può essere un fattore rilevante in termini di conservazione.

Data la limitatezza degli ambienti idonei e la sensibilità della specie anche a piccole variazioni nella qualità dell’habitat – specialmente quelle che vanno ad influire sul livello idrico – lo stato di conservazione del Porciglione nel nostro Paese è da considerarsi inadeguato. Si ritiene inoltre che il prelievo venatorio – consentito dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio – non sia compatibile con il suo attuale stato di conservazione. Sarebbe opportuno, da questo punto di vista, limitare l’attività venatoria al periodo compreso tra il 10 ottobre e il 31 dicembre.

Ulteriori precauzioni, sempre riguardo all’attività venatoria, sono specificate dalla “Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della Direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici” . Lo studio evidenzia infatti, da un lato, il rischio di “confusione” con altre specie di rallidi, protette a livello di legislazione venatoria, che potrebbero finire oggetto di prelievo; sia, dall’altro lato, il disturbo più generale derivante dall’attività venatoria nelle zone umide, in avvio e in chiusura della stagione della caccia, impattante su questa ed altre specie legate a tali ambienti.

Minacce

Il Porciglione nidifica in ambienti che vanno dalla fascia boreale fino a raggiungere quella Mediterranea, occupando anche le aree a clima oceanico e frequentando soprattutto zone pianeggianti o a bassa quota. La specie, per sopravvivere, necessita di acque dolci, terreno fangoso e vegetazione acquatica densa; vive anche in superfici ridotte all’interno di habitat differenti.

Nelle fasi migratorie e nei periodi di svernamento frequenta ambienti anche molto diversi tra loro, tra cui luoghi caratterizzati da un marcato disturbo antropico. I territori abitati dal Porciglione sono concentrati nei pressi di zone umide con elevata copertura di Phragmites , tendenzialmente lontani da aree asciutte, con scarse coperture di carici, di alberi e con una bassa eterogeneità ambientale. Le porzioni più interne e più allagate delle zone umide offrono infatti una certa protezione e un’ampia disponibilità di prede.

Legato ai canneti allagati, il Porciglione appare molto sensibile alle variazioni del livello idrico, scomparendo da quei luoghi dove il livello delle acque si abbassa eccessivamente. La specie è minacciata dalla progressiva distruzione delle zone umide e dalla rimozione o riduzione della vegetazione riparia – soprattutto dei canneti – per esigenze legate all’agricoltura, ma anche alla non corretta gestione della vegetazione palustre.

Molte delle piccole zone umide abitate dal Porciglione appaiono minacciate dall’interramento e dalla sostituzione del canneto e del tifeto allagati con altre tipologie di vegetazione che risultano nel complesso meno idonee alla sopravvivenza della specie, come boscaglie di salici, ontaneti, oppure cariceti e altri consorzi erbacei igrofili ma non allagati.

Stato di salute

Attualmente il Porciglione nell’Unione europea è classificato come specie sicura e presenta uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. La popolazione è stimata intorno alle 71.000-200.000 coppie, mentre quella italiana è di circa 3.000-6.000 coppie. Le presenze nel nostro Paese rappresentano circa il 2% di quelle continentali e il 3-4% di quelle dell’Unione europea.

Nel complesso, la specie sembra avere un andamento stabile, con qualche fluttuazione riscontrata a livello locale. Per quanto riguarda la popolazione nidificante, i dati evidenziano un trend costante nell’Unione europea nel periodo compreso tra il 1970 e il 1990 e negli anni tra il 1990 e il 2000. Il 51-56% della popolazione continentale – 140.000-360.000 coppie, in leggero declino – e una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie nidificano nei territori dell’Europa a 27.

In Italia non sono disponibili informazioni sufficientemente dettagliate per identificare un trend demografico complessivo. In Piemonte, dove sono stimate 10-100 coppie tra il 1980 e il 2000, la specie sembra essere tendenzialmente in declino. In Lombardia si sono registrate 300-600 coppie, ma il trend demografico di riferimento risulta sconosciuto, fatta eccezione per il drastico calo recentemente rilevato presso Palude Brabbia.

In realtà, molte delle fluttuazioni rilevate sembrano essere conseguenza di modificazioni nell’habitat e nell’accresciuta – o diminuita – idoneità rispetto alle esigenze ecologiche della specie. In Toscana, le coppie stimate erano 300-800 a metà anni ’90 e 400-600 coppie sono state riscontrate nel 1999-2003, di cui solo 200-240 concentrate nei pressi del Lago di Massaciuccoli. Nel Lazio le coppie sono circa 500, con una densità di  0,3-2 coppie per ettaro. L’Emilia-Romagna presenta 500-800 coppie, di cui 100-200 in circa 1.500 ettari di zone umide in provincia di Bologna. In Sicilia, infine, il Porciglione è poco diffuso ma tendenzialmente stabile.

Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Porciglione è inserito nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli ed è considerata specie a basso rischio nella Lista Rossa Nazionale. È cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).

Semaforo

Il Porciglione ha mostrato in passato cali a livello sia locale sia regionale. Attualmente la situazione è in leggero miglioramento, ma gli “effettivi” sono al di sotto del livello passato, e molte delle piccole zone umide abitate dalla specie appaiono minacciate dall’interramento e dalla sostituzione del canneto e del tifeto allagati con altre tipologie vegetazionali. La creazione di nuove zone umide – come in Emilia-Romagna – bilancia in parte la diminuzione di habitat idoneo registrata altrove .

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Stabile, probabilmente inferiore al passato Favorevole
Popolazione Inferiore al passato, in calo locale Inadeguato
Habitat della specie Nel complesso probabilmente stabile Favorevole
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

I porciglioni sono di indole schiva e sono quindi più facili da sentire che da vedere, proprio perché solitamente cantano nascosti nel folto della vegetazione. In molti siti la presenza è rilevata solo dal loro caratteristico richiamo. In realtà sono uccelli molto rumorosi, e il verso include una ricca varietà di suoni, tra cui un particolare squittio simile al verso del maiale, che permette di distinguerne facilmente il canto.