RONDINE
NOME SCIENTIFICO: Hirundo rusticaL’estate volge al termine e gli stormi di rondini iniziano a posarsi sui fili della luce. Sono tante, agitate e rumorose, con il loro inconfondibile garrire. È il segnale che l’autunno è ormai alle porte e un nuovo lunghissimo viaggio sta per iniziare, alla volta degli immensi spazi africani. Migratori per eccellenza, questi piccoli Passeriformi bianchi e neri possono coprire fino a 11mila km per raggiungere i luoghi di svernamento. Ma le rondini sono anche il simbolo della primavera e il loro arrivo è il primo assaggio della bella stagione. Purtroppo sempre meno diffuse, tuttavia continuano a popolare i portici delle abitazioni, specie quelle di campagna, restando piacevoli compagne, oltre che la miglior protezione contro insetti e zanzare…
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Hirundinidae
Costruendo il suo nido in genere sotto i cornicioni dei tetti di case, fienili o stalle, la Rondine è una delle specie più abituate a vivere a contatto con l’uomo. Giungono in Italia in primavera, dopo un viaggio che le porta ad attraversare buona parte del continente africano. Le rondini più anziane sono le prime ad arrivare e vanno ad occupare i nidi costruiti negli anni precedenti.
La Rondine è presente in tutta Europa, con la sola eccezione dell’Islanda, dove nidifica sporadicamente, e delle regioni montuose del nord della Norvegia. Nella zona paleartica (che comprende l’Europa, tutta l’Asia a Nord dell’Himalaya e l’Africa settentrionale) è ampiamente diffusa, anche se in tre differenti sottospecie. Migratrice a lunga distanza, sverna in Africa centrale e meridionale, scarsamente in Nord Africa, sporadicamente in Europa occidentale e Mediterraneo.
Le popolazioni dell’Europa settentrionale e orientale in parte raggiungono aree di svernamento più meridionali rispetto alle altre, che svernano prevalentemente nelle zone equatoriali, come la Guinea e lo Zaire. In Italia è specie migratrice, nidificante sulla penisola, in Sardegna, Sicilia e alcune isole minori; più scarsa e localizzata nelle estreme regioni meridionali, mentre sembra assente in alcune aree di Calabria e, soprattutto, Puglia meridionale.
Piccola e agile, la Rondine è lunga circa 18-19 cm, con un’apertura alare di 32-35 cm e un peso variabile tra i 16 e i 25 grammi. La sottospecie europea ha una colorazione blu scura, tendente al nero, sul dorso e grigiastra sul ventre, con una striscia rossa sulla gola. L’individuo più vecchio ha raggiunto i 16 anni di età. Nidificano due volte l’anno, deponendo quattro o cinque uova alla volta, che vengono covate dalla femmina per un periodo che va dai 14 ai 16 giorni. Il nido è composto esternamente di fango, materiale che raccoglie generalmente nelle pozzanghere, mentre l’interno è rivestito di erba e piume, per rendere il giaciglio più morbido e confortevole.
Nonostante il graduale declino della popolazione negli ultimi decenni, la Rondine rimane tuttavia una specie ancora diffusa. Per evitare un ulteriore peggioramento della situazione la strada da percorrere è quella della promozione di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, oltre che della stessa salute umana.
Va considerato poi che, con la ristrutturazione degli edifici rurali, in particolare le stalle, si privano le rondini di luoghi più adatti alla nidificazione. Un’azione mirata, in questo senso, può essere quella di posizionare nidi artificiali nei luoghi più adatti o dove i vecchi nidi sono caduti, per essere certi di aver individuato un sito accogliente e adeguato.
Una carta da giocare è senz’altro la protezione dei dormitori utilizzati dalle rondini durante la migrazione. Si tratta spesso di estesi canneti in cui migliaia di individui della specie si riuniscono per passare la notte e che servono da tappe di sosta nel loro lungo viaggio. Tutto ciò tenendo presente che le rondini arrivano sul territorio italiano intorno al 21 marzo e vi restano fino ai primi di ottobre.
Nonostante le rondini siano assai prolifiche, va ricordato come siano anche soggette a un’elevata mortalità, fenomeno che nelle popolazioni più scarse può avere gravi conseguenze, decimando gli individui, non solo quelli più giovani e fragili. In genere l’Hirundo rustica vive 3 o 4 anni e 5 adulti su 10 muoiono ogni anno, senza contare il fatto che 6 rondini su 10 non raggiungono il primo anno di vita.
Uno dei principali fattori che hanno determinato il declino della specie, a partire dagli anni Settanta, è stata certamente la minore disponibilità di insetti, dovuta al sempre più intensivo uso di pesticidi. Sono stati determinanti anche i cambiamenti nelle strutture agricole, che hanno visto un generale ammodernamento.
Le stalle tradizionali infatti stanno scomparendo, sostituite da grandi capannoni che ospitano centinaia di bovini. Al loro interno il clima è secco, non vi sono finestre o passaggi e spesso non vi è nessun appoggio per il nido: tutti fattori che allontano la Rondine e non ne favoriscono la nidificazione. Ma è in generale la distruzione di habitat idonei alla sosta notturna delle rondini (tra cui canneti, siepi, fossi e prati) a minacciare la specie.
Tra gli elementi indispensabili per la riproduzione della Rondine, oltre a un’abbondante disponibilità di insetti, c’è dunque un generale mantenimento della biodiversità – compreso il bestiame domestico – la cui perdita rappresenta una grave minaccia per una buona conservazione della specie.
A condizionare il successo riproduttivo intervengono poi le condizioni meteorologiche del periodo in cui vengono cresciuti i pulcini. Situazioni meteoclimatiche avverse determineranno senza dubbio un tasso di mortalità maggiore in questi ultimi. Tutt’altro che da sottovalutare è lo sforzo a cui le rondini vanno incontro quando si impegnano nella prima migrazione verso sud, in direzione del continente africano, dove si accingono a dover superare le barriere ecologiche rappresentate in prima battuta dal Mar Mediterraneo e poi dal Sahara.
Lo stato di conservazione della Rondine è sfavorevole sia a livello continentale che nell’Unione europea. Malgrado segnali di ripresa in alcuni Paesi nel corso dell’ultimo decennio, la popolazione nidificante in Europa e nell’Unione Europea è risultata complessivamente in declino sia nel periodo 1970-1990 che nel decennio 1990-2000. A nidificare nel territorio dell’Unione europea è una popolazione che va dagli 8 ai 17 milioni di coppie, corrispondenti al 47-49% della popolazione europea complessiva e a una frazione compresa tra il 5 ed il 24% della popolazione globale della specie.
Si calcola che la popolazione italiana di rondini corrisponda a un numero di coppie compreso tra le 500mila e il milione, dato che esclude la specie dalla Lista Rossa Nazionale, anche se giustamente – dato il suo stato di salute critico – la legislazione sulla caccia la protegge dall’attività venatoria. La popolazione nidificante italiana rappresenta circa il 6% della popolazione dell’Unione Europea e circa il 3% di quella europea e dunque pur non raggiungendo dimensioni elevate è comunque una fetta significativa, che rende importante il contributo dell’Italia alla conservazione della specie.
Purtroppo però gli studi confermano per il nostro Paese una situazione preoccupante. Dai dati del progetto Mito2000 – Monitoraggio italiano ornitologico – la popolazione italiana di Rondine risulta essere diminuita di oltre il 2%, nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2009. Nonostante le aree più densamente popolate risultino essere quelle della Pianura Padana e le zone agricole della Toscana. In un’area agricola di 29,5 km quadrati in provincia di Modena si è calcolata una diminuzione dei nidi occupati del 55%, a causa soprattutto del calo delle strutture zootecniche.
La Rondine nidifica infatti preferibilmente in ambienti rurali nei quali a prevalere è la conduzione agricola e l’allevamento del bestiame, ma se ne registra la presenza anche nei piccoli e grandi centri urbani, nei pozzi e nelle cisterne. L’uccello è diffuso fino a 1.200-1.300 metri di altezza e se ne possono trovare tracce fino ai 1.820-1.840 metri di altezza; è il caso delle Alpi valdostane e piemontesi.
Lo stato di conservazione di questa specie risulta critico. Questo perchè nonostante la distribuzione in Italia appaia sostanzialmente stabile, vi sono evidenti cali numerici in numerose aree, almeno in parte legati alla riduzione di siti idonei alla nidificazione.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Stabile | Favorevole |
Popolazione | In decremento | Cattivo |
Habitat della specie | In decremento | Inadeguato |
Complessivo | Cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
Bioregione alpina e continentale
Qui il calo demografico che si registra è dovuto principalmente all’inadeguatezza dell’habitat dovuta ai mutamenti sostanziali avvenuti nelle pratiche agricole e al venir meno di ambienti idonei alla costruzione del nido, a causa di distruzione o ristrutturazione di vecchi edifici, mentre l’uso eccessivo di pesticidi ha causato la progressiva perdita di risorse essenziali per l’alimentazione della Rondine, in primis gli insetti.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Stabile | Favorevole |
Popolazione | In decremento | Cattivo |
Habitat della specie | In decremento | Inadeguato |
Complessivo | Cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
Bioregione mediterranea
La diffusione della Rondine che si sta verificando in Sicilia e in Umbria rende lo stato della specie in quest’area meno sfavorevole che altrove, ma comunque non soddisfacente per garantirne la persistenza nel medio-lungo periodo.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | In espansione in Sicilia e Puglia | Favorevole |
Popolazione | In espansione in Sicilia e Umbria | Favorevole |
Habitat della specie | Verosimilmente in declino | Inadeguato |
Complessivo | Inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Il tipico garrito della Rondine somiglia a un vibrante stridio, che si può ascoltare dalla primavera e per tutta l’estate nelle città, ma ancor più nelle aree abitate in campagna. Un canto allegro e armonioso, che viene naturale associare alla bella stagione.