RONDINE MONTANA
NOME SCIENTIFICO: Ptyonoprogne rupestrisÈ facile scorgerla quando in volo cerca di sfruttare appieno le correnti d’aria, tenendosi a pochi metri dalle rupi che la ospitano. Più raro è vederla quando si posa. La Rondine montana infatti non si ferma quasi mai al suolo, preferendo rimanere a qualche metro da terra, soprattutto su pareti rocciose, dove riesce a mimetizzarsi meglio grazie alla colorazione del suo piumaggio. Talvolta in volo si mischia a rondini e balestrucci…
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Hirundinidae
La Ptyonoprogne rupestris deve il suo nome alla predilezione per gli ambienti alpini. Frequenta infatti le aree di montagna dalla vegetazione rada, le pareti rocciose o le praterie d’alta quota, le cui ampie superfici nella stagione estiva sono punteggiate da qualche pino mugo. Presente anche in Asia centrale, in Europa è distribuita nei Paesi dell’area mediterranea e nelle zone limitrofe, con il 75% della popolazione che nidifica nella penisola iberica. Piuttosto comune nell’arco alpino, a differenza delle altre rondini sopporta bene le basse temperature, caratteristica che in parte le consente di evitare lunghe migrazioni verso i Paesi caldi.
Le popolazioni delle parti più settentrionali dell’areale sono parzialmente migratrici, mentre quelle più meridionali sono sedentarie. Nel primo caso, le mete dello svernamento sono l’Africa nord-occidentale e, in generale, il Mediterraneo, ma alcuni stormi si spingono anche più a sud e a est, fino al Senegal, la valle del Nilo, il Mar Rosso e l’Etiopia. In Italia è parzialmente sedentaria e nidificante sul territorio peninsulare ma anche in Sardegna e in Sicilia, con ampi vuoti di areale sull’Appennino centro-meridionale. Nel Paese la nidificazione avviene prevalentemente nelle regioni alpine, mentre per lo svernamento si sposta più a Sud, come ad esempio tra i laghi di Garda, di Iseo e di Como, dove trova un clima sufficientemente mite.
Di aspetto simile al Topino, la Rondine montana si può distinguere in primo luogo per le dimensioni. La lunghezza media è di 15 centimetri, mentre il peso varia tra il 20 e i 24 grammi. L’apertura alare è piuttosto ampia, può infatti raggiungere i 35 centimetri. Il piumaggio si caratterizza per una tonalità marrone più intensa nella parte superiore, testa e ali comprese. La gola è appena macchiata da puntini marroni, che sfumano sul petto color bianco sporco. La coda non è biforcuta ma a ventaglio e, quando è aperta, mostra macchie bianche a forma ovale. Le zampe, prevalentemente sfumate di arancione, mentre il becco è bruno scuro.
La nidificazione avviene tra maggio e ottobre. La Rondine montana costruisce il nido su superfici verticali rocciose, a picco sul mare, sulle gole di fiumi o anche su vecchi edifici delle località di montagna. Nel periodo della riproduzione predilige ambienti rupestri o costieri, preferibilmente calcarei. Non è solita nidificare in colonie, sebbene i nidi risultino spesso molto vicini. In media fa due covate l’anno di 2-5 uova ciascuna. L’incubazione dura circa due settimane e i pulcini lasciano il nido a 25 giorni dalla schiusa.
La Ptyonoprogne rupestris in Italia è stata studiata principalmente a livello locale, soprattutto sul territorio lombardo, piemontese e alto-atesino, dove è maggiormente diffusa. Scarseggiano invece studi e analisi su scala nazionale. In prospettiva sarebbe dunque opportuno avviare indagini più approfondite e ad ampio raggio, mirando l’analisi in modo particolare sugli aspetti riguardanti l’ecologia e la biologia riproduttiva.
Del resto sono stati pochi anche i ritrovamenti di esemplari inanellati in Italia, con diverse annate prive di qualsiasi cattura e cifre complessive di poco superiori alla decina di individui. Una percentuale importante del modesto campione si riferisce al periodo primaverile, tra aprile e maggio. Si dispone invece di due sole ricatture estere, entrambe provenienti dalla Spagna: si tratta di due rondini montane inanellate tra il tardo ottobre e la metà di novembre e trovate morte, in circostanze sconosciute, in Italia nord-orientale rispettivamente in maggio e luglio.
La mancanza di dati a disposizione degli studiosi deriva anche dalla natura semi-coloniale della specie, condizione che ha impedito di stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Dalle rilevazioni effettuate si è però potuto determinare con relativa certezza che la popolazione italiana è in incremento e l’areale in espansione, grazie alla colonizzazione di fondovalle e centri urbani, anche di pianura. A livello locale si registra una condizione di stabilità, con alcune fluttuazioni nelle popolazioni.
In ogni caso, per mantenere inalterate tali condizioni favorevoli, è auspicabile non abbassare la guardia. Particolare attenzione va posta alle attività di ripristino di edifici o altre strutture come ponti, viadotti o gallerie. Nelle aree antropizzate sono infatti questi i luoghi prediletti dalla Rondine montana nel periodo della riproduzione e dello svernamento. Allo stesso modo vanno evitate o comunque limitate le attività umane nei pressi di pareti rocciose o altre conformazioni naturali che ospitano la Rondine montana.
Malgrado la popolazione della specie risulti in crescita sia a livello continentale sia globale, esistono fattori di minaccia che non vanno sottovalutati. I rischi maggiori riguardano la riproduzione e la nutrizione della Rondine montana, spesso disturbata dall’uomo, responsabile di azioni che immancabilmente provocano alterazioni o danni ambientali assai difficili da cancellare.
In particolare la Ptyonoprogne rupestris appare sempre più penalizzata nella ricerca del cibo a causa dell’utilizzo di veleni e insetticidi in ambito agricolo, pratica che si riflette sulla diffusione di insetti e invertebrati, alla base della sua dieta. Ma anche le variazioni della temperatura e della piovosità, se da un lato non sembrano influire sull’incubazione e sui cicli stagionali della specie, dall’altro incidono negativamente sull’alimentazione e sulla disponibilità di cibo, mettendo in pericolo la sopravvivenza dei pulcini. Temperature elevate possano influenzare negativamente il successo riproduttivo.
Gravi danni generalmente derivano dalle opere di ristrutturazione di edifici abbandonati o decadenti, spesso utilizzati dalle Rondini montane per la sistemazione dei nidi. Ma è, in generale, la crescente cementificazione che interessa il nostro territorio a compromettere, anche in modo irreversibile, la nidificazione.
A questi fattori si aggiunge il turismo di massa che, sempre più spesso, interessa gli ambienti alpini, con la diffusione di impianti di risalita, piste, baite e rifugi. Non è solo l’uomo però il nemico della Rondine montana. La specie risente della competizione con il Balestruccio (Delichon urbicum ), rondine minuta ma aggressiva, almeno nella tendenza a occupare i nidi altrui dopo aver scacciato i legittimi proprietari.
Lo stato di conservazione della Ptyonoprogne rupestris è attestato come favorevole sia a livello continentale sia nel territorio dell’Unione europea. In Italia, ai sensi della legislazione venatoria, non è cacciabile. Non si è ritenuto necessario inserire la specie nella Lista Rossa Nazionale e il suo stato di salute non desta per ora particolari preoccupazioni.
Gli studi effettuati nell’ultimo trentennio del Novecento sono in effetti confortanti. La popolazione nidificante della Rondine montana nel continente europeo si è mantenuta stabile nel periodo compreso tra il 1970 e il 2000. In questa prospettiva, alcuni aspetti connessi ai cambiamenti climatici che hanno interessato il suo habitat si sono rivelati favorevoli alla diffusione della specie. Il risultato è stata un’espansione dell’areale verso nord, anche in zone abitate dall’uomo.
All’interno dell’Unione europea le coppie di rondini montane sono stimate tra le 45mila e le 200mila, pari al 38-54% della popolazione europea e al 5-24% della popolazione globale. In Italia il numero delle coppie oscilla tra le 30mila e le 50mila. In tutte le regioni si registra un aumento del numero di esemplari accompagnato da un ampliamento più o meno contenuto dell’areale in direzione delle aree pianeggianti, anche antropizzate.
Sul territorio nazionale la Rondine montana si è mantenuta stabile o in leggera crescita in tutte le regioni. In Piemonte si attesta intorno alle 2-4mila coppie, mentre in Lombardia e Sicilia mostra un trend in aumento e un’espansione dell’areale. In Toscana e Lazio il numero di coppie oscilla tra 500 e 1.000, mentre in Campania rientra nell’ordine del centinaio.
A partire dagli anni Ottanta il numero di esemplari della Ptyonoprogne rupestris risulta in costante aumento, grazie anche a una progressiva espansione dell’areale verso aree pianeggianti. Si registra inoltre una tendenza a nidificare in siti caratterizzati dalla presenza umana. Nel complesso, la specie presenta dunque uno stato di salute buono, non essendo attualmente soggetta a minacce che possano incidere in modo significativo sulla sua sopravvivenza.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | in espansione | Favorevole |
Popolazione | in espansione | Favorevole |
Habitat della specie | in espansione (centri urbani planiziali) | Favorevole |
Complessivo | Favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
La Rondine montana emette il suo verso mentre è in volo: è una sorta di cicaleccio, che si compone di diversi suoni intervallati da brevissime pause. A un doppio cinguettio, acuto e leggermente stridente, segue immediatamente un altro doppio segnale, di tonalità più grave e di intensità minore.