STARNA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliSTARNA

NOME SCIENTIFICO: Perdix perdix
 

Soprannominata Pernice ungherese, si muove sul terreno con una tipica andatura raccolta. In caso di pericolo, si appiattisce rapidamente al suolo, e resta immobile in attesa che la minaccia sia passata. Non ama il volo, a meno che non si senta in pericolo immediato ma, anche in questo caso, tornerà molto presto a posarsi a terra. È la Perdix perdix, piccolo galliforme diffuso nelle pianure e nelle colline dell’area eurasiatica e introdotta nei primi anni del ’900 anche in Stati Uniti e Canada…

 

Ordine: Galliformes  Famiglia: Phasianidae

La Starna è un piccolo uccello appartenente all’ordine dei galliformi. Lunga appena 30 centimetri, il suo corpo paffuto presenta una coda piccola e corte ali arrotondate. Elusiva e timida come il congenere Pernice rossa, in inverno ama riunirsi con altri simili, con cui forma folti gruppi, mentre nel resto dell’anno mostra abitudini più solitarie.

A distinguerla dagli altri “rappresentanti” della famiglia dei Fasianidi sono la piccola taglia e i colori: zampe grigie, capo e gola color mattone, becco bianco-azzurrino, fianchi leggermente striati con barrature longitudinali sono caratteristiche peculiari della specie. Il maschio, inoltre, presenta spesso una macchia a forma di “U” color cioccolato sullo stomaco. La Starna vede sottospecie nominali distribuite in gran parte dell’Europa. In Italia, la sottospecie Perdix  perdix italica occupava un tempo vaste porzioni di territorio, dalle valli alpine alla Calabria.

Alla Pernice rossa la accomuna anche il fatto di essere una specie terricola. In quanto tale, si muove all’interno di aree con vegetazione erbacea prativa non troppo alta e fiancheggiata da siepi, margini boschivi, folte macchie di arbusti che possano offrire riparo e luogo adatto di nidificazione. Non disdegna, soprattutto a scopo alimentare, neppure terreni privi di vegetazione; evita tuttavia aree totalmente desertiche, rocciose o con dirupi; così come gira alla larga da paludi, coste marine, margini lacustri e foreste. Si muove sul terreno con una tipica andatura raccolta, accovacciandosi rapidamente al suolo in caso avverta motivo di pericolo. Solo se incalzata da vicino e ormai priva di vie di fuga si alza in volo; nonostante torni a posarsi a terra molto presto.

La Starna frequenta habitat piuttosto diversificati, che spaziano tra colline e pianure. È abitante usuale delle distese coltivate, delle zone agricole utilizzate in modo tradizionale, della vegetazione erbacea incolta e ricca di cespugli. Solitamente, gli individui si concentrano a medie altitudini, tra i 600 e gli 800 metri. Tuttavia, possono spostarsi a quote inferiori quando la densità delle coppie diviene eccessiva, o all’arrivo dei primi freddi. In Italia, la Starna è diffusa quasi esclusivamente nelle zone collinari. Negli altri Paesi, occupa anche pianure coltivate ove però necessita di adeguate zone a macchia, cespugli o boschi in cui ripararsi in caso di pericolo. Complessivamente, gli ambienti frequentati dalla specie sono accomunati dall’abbondante presenza di colture di cereali, dalla scarsa copertura arborea e da un’altitudine massima di 600 metri.

Tra aprile e maggio avviene la nidificazione. Il nido è costruito al margine di boschi o campi coltivati, in una buca scavata nel terreno, messa al riparo da cespugli e ben foderata da erba secca. Dopo circa 25 giorni di cova, vengono deposte dalle 10 alle 20 uova, di colore bruno-grigiastro. I pulcini saranno poi accuditi da entrambi i genitori. La Starna è una specie tipicamente granivora, e si nutre prevalentemente di cereali, semi di erbe, grani, frutti di arbusti selvatici e germogli. Raramente cede a qualche insetto.

Prospettive

Relativamente ben studiata, la Starna nel nostro Paese è esposta a molteplici fattori di minaccia rispetto ai quali è possibile intraprendere azioni di conservazione mirate. In primo luogo, appare necessario limitarne la caccia e ridurre la presenza di individui appartenenti a specie o popolazioni alloctone, con le quali si continuano a ripopolare le zone “scoperte” proprio a causa dell’eccessivo prelievo venatorio.

La Starna può inoltre risentire positivamente di andamenti climatici che favoriscano la cova e la schiusa delle uova. Gli stessi pulcini presentano maggiore probabilità di sopravvivenza quando il clima è caldo e secco, e l’ambiente offre una grande abbondanza di cibo e insetti.

Altre considerazioni riguardano l’habitat idoneo alla specie. Nel Paleartico occidentale, questo è stato in gran parte adibito a pratiche agricole, ambienti a cui la Starna si è adattata nella misura in cui – e diversamente dall’Italia – queste aree presentino ancora elementi idonei (siepi, cespugli, ecc) per nascondersi e costruire il nido e in quanto non soggette a eccessiva meccanizzazione, utilizzo di pesticidi, troppo rapida rotazione delle colture. La specie è quindi favorita dall’utilizzo di praterie e pascoli, che presentano caratteristiche più idonee all’ecologia della specie.

Grazie alle numerose informazioni raccolte, è possibile proporre, per il nostro Paese, un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per quanto riguarda la popolazione padana nord-appenninica. Tale soglia può essere fissata a 10 coppie per kmq in primavera – a eccezione della palude del Mezzano in cui si propongono 20 coppie – e a 25 individui per kmq nella tarda estate.

Minacce

La sottospecie di Starna che vive in Italia (Pedix perdix italica ) risente di quattro principali minacce, individuate anche all’interno del Piano d’Azione Internazionale. Tra queste, figurano l’ibridazione tra specie differenti, la perdita e il degrado dell’habitat, l’utilizzo di pesticidi, diserbanti e concimi chimici, il massiccio prelievo venatorio.

L’ibridazione, similmente a quanto avviene per altre specie, se da un lato favorisce il ripopolamento, causa tuttavia la perdita della specie originaria. Dalla metà degli anni ’50 in poi, le popolazioni di Starna sono in declino in tutta Europa, a causa delle modifiche subentrate in agricoltura. In particolare, la sempre maggiore diffusione di concimi chimici, antiparassitari e diserbanti hanno causato pesanti danni dal punto di vista del successo riproduttivo.

Oltre ai pesticidi, è più in generale l’habitat idoneo al galliforme ad avere subito, in tutto il Paleartico occidentale, una progressiva contrazione e degrado. Mentre gravi fattori di minaccia pesano sulla specie fin dagli anni ’70 a causa dell’eccessivo prelievo venatorio, tuttora consentito nel nostro Paese. Lo stesso rilascio di individui provenienti da altre popolazioni o di individui già ibridati, a scopi venatori, ha avuto conseguenze nefaste sulla consistenza e sulla salute della specie originaria.

L’esito della riproduzione è negativamente influenzato anche dalla predazione. In Gran Bretagna, i principali predatori delle uova di Starna sono volpi, gatti e mustelidi e si stima che questi predatori siano responsabili, a livello generale, della morte del 10-45% delle femmine durante la cova. Le nidiate sono poi esposte a ulteriori rischi collegati sia a fattori climatici sia a fattori di origine antropica.

Da questo punto di vista, sfalci di colture foraggere estese possono causare perdita di nidi e morte dei pulcini, qualora condotte in periodo riproduttivo. Anche fattori climatici – come tardive ondate di freddo o intense e prolungate piogge – possono incidere pesantemente sull’esito della riproduzione, insieme alla presenza eccessiva di altre specie di uccelli quali corvi, gazze, gabbiani, falchi. In proposito, si stima che tra il 5% e il 95% dei nidi vengano distrutti a causa di questi motivi.

Stato di salute

Attualmente classificata come vulnerabile, la Starna presenta uno stato di conservazione non favorevole tanto nei territori dell’Unione europea, quanto a livello continentale. Il ventennio 1970-1990 ha visto un largo declino della popolazione nidificante nei territori dell’Unione europea. La popolazione “comunitaria” è oggi stimata tra 720.000 e 1.700.000 coppie; quella italiana si aggira tra le 2.000 e le 4.000 coppie, stabili o in lieve calo, individui comunque quasi sempre frutto di immissioni a scopo venatorio.

Nonostante la popolazione italiana non sia significativa in valore assoluto, è stato ipotizzato come la popolazione autoctona della Starna fosse originaria di una porzione molto ristretta dell’areale, coincidente proprio con il nostro Paese. Nell’autunno 1983, il contingente italiano era costituito da circa 16.000 individui, prevalentemente concentrati nella Pianura padana e secondariamente in Friuli-Venezia Giulia, nelle sub-regioni della Marsica (Abruzzo) e nello Spezzano (Calabria).

Nel corso degli anni ’80 e ’90 si è assistito a un repentino decremento delle popolazioni o alla loro totale scomparsa. In Lombardia, la Starna è ora scomparsa o ha una presenza limitata, mentre fino alla metà degli anni ’90 era diffusa nelle zone appenniniche dell’Oltrepo pavese. La situazione è simile nella provincia di Gorizia, dove il declino della specie ha avuto inizio già nel corso degli anni ’50 e dove, a partire dagli anni ’80, sono scomparsi gli ultimi nuclei riproduttivi. Nel Mezzano, la popolazione è passata da 12.000 a 400 individui nel corso di un decennio, e attualmente può essere considerata estinta. Nella provincia di Forlì-Cesena, la Starna era diffusa fino agli anni ’60 nel comprensorio collinare, sino a 600-700 metri di altitudine. Negli anni ’70, l’areale storico si è progressivamente ritirato, sino a provocare, nei primi anni ’90, la totale estinzione della specie sul territorio.

Pur essendo inserita negli Allegati II/1 e III/1 della Direttiva Uccelli, la Starna può legalmente essere cacciata in Italia, secondo la legislazione venatoria vigente (157/92). È stato redatto un Piano d’Azione Internazionale sulla specie (che riguarda proprio la sottospecie “italiana”), considerata “a più basso rischio” all’interno della Lista Rossa Nazionale.

Semaforo

Lo stato di conservazione della specie in Italia riflette la situazione estremamente critica in cui versa la specie nell’intero areale europeo. La popolazione è in vistoso decremento negli ultimi 30 anni, con diffuse estinzioni locali. Anche la qualità dell’habitat risulta notevolmente peggiorata così come pesantissimi appaiono gli effetti della pressione venatoria.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In contrazione, con estinzioni locali Cattivo
Popolazione In calo, con ibridazione intraspecifica Cattivo
Habitat della specie Localmente in calo o degrado Inadeguato
Complessivo   Cattivo

* Variazione della popolazione negli anni

Canto

Solitamente silenziosa e schiva, quando è eccitata o in pericolo la Starna emette in rapida sequenza una serie di caratteristici richiami, piuttosto penetranti, ma insufficienti per difendersi dai numerosi predatori, volpi, gatti, altri uccelli e soprattutto… l’uomo.