STROLAGA MEZZANA
NOME SCIENTIFICO: Gavia arcticaLunga anche oltre 70 cm, la Strolaga mezzana si distingue dalla “cugina” Strolaga minore anzitutto per le dimensioni, nonché per il piumaggio, che d’inverno – unica stagione utile per avvistarla sui cieli italiani – si fa particolarmente scuro sul dorso. Uccello acquatico, abilissimo pescatore, la Strolaga mezzana costruisce il nido lontano dal mare: anche nell’immenso Nord Europa la specie preferisce i grandi laghi, costellati di isolotti, per completare il proprio ciclo riproduttivo…
Ordine: Gaviiformes Famiglia: Gavidae
Dalla Scozia alla Scandinavia, dalla Russia all’Alaska. In questa fascia, interamente al di sopra del 55° parallelo, la Strolaga mezzana incontra un habitat adatto per la costruzione del nido. Nidificante in nord Europa e svernante nel nostro Paese è in realtà la sottospecie nominale, mentre altre due sottospecie, viridigularis e pacifica , abitano rispettivamente l’Alaska e le estreme propaggini del continente americano e della Siberia orientale.
Laghi aperti, profondi e pescosi sono l’habitat preferito, in cui i nidi della specie si incontrano con maggiore abbondanza. Occasionalmente, la Strolaga mezzana può nidificare anche nei piccoli laghetti di cui è costellata la tundra artica, spostandosi di frequente verso acque più aperte e ricche di “risorse trofiche”, nelle quali alimentarsi.
Per procacciarsi cibo in quantità sufficiente, la Strolaga mezzana può infatti compiere “erratismi” anche di diversi chilometri, per raggiungere laghi più grandi o fiumi. Anche al di fuori della stagione riproduttiva, quando un certo numero di individui in migrazione si ferma alle nostre latitudini per svernare, la specie è legata in modo particolare a grandi estensioni di acqua aperta.
In questa stagione la Strolaga mezzana può orientarsi preferibilmente su aree costiere e anche mare aperto. In misura minore, anche i grandi laghi prealpini, le paludi costiere e i corsi dei grandi fiumi costituiscono siti di svernamento accertati nel nostro Paese, con una presenza comunque più abbondante nell’Alto adriatico e nel Medio Tirreno.
Esclusivamente svernante e migratrice, nel nostro Paese, la Strolaga mezzana non è conosciuta in modo sufficientemente approfondito soprattutto per quanto riguarda le fasi del ciclo vitale portate a termine durante la sosta invernale alle nostre latitudini. Questo impedisce di formulare indicazioni accurate sulle misure prioritarie da adottare per garantire stabilità delle popolazioni svernanti.
Tale consistenza appare tuttavia più influenzata dalle condizioni climatiche riscontrate nei quartieri di svernamento a nord delle Alpi che dall’effettivo stato di salute a livello continentale. Per questo, pur nell’impossibilità di stabilire target di conservazione per questa specie, è più utile tutelare i principali siti di svernamento accertato, invece di interrogarsi sull’andamento di una popolazione comunque limitata, pur se relativamente stabile negli ultimi anni.
La prima indicazione importante, per una specie intollerante al disturbo umano sia durante la nidificazione sia durante lo svernamento, è tutelare i siti più importanti dall’eccessivo sfruttamento a fini turistici. Anche l’inquinamento dei tratti costieri – il problema è particolarmente pressante nell’Alto Adriatico – dovrebbe essere limitato per favorire le esigenze della Strolaga mezzana.
Probabilmente, le condizioni meteorologiche riscontrate in Europa centrale influiscono moltissimo sulla reale consistenza della popolazione italiana svernante. Mentre più a nord eccezionali eventi climatici con conseguente variazione del livello idrico possono compromettere totalmente il ciclo riproduttivo di questa specie, che comunque predilige siti inaccessibili e particolarmente riparati, per la costruzione del nido, mentre per alimentarsi può compiere spostamenti anche consistenti in cerca di aree più aperte e ricche di pesci.
La popolazione di Strolaga mezzana svernante in Italia corrisponde al 2-4% di quella svernante nell’Unione Europea, la metà circa se si prende a riferimento l’intera popolazione svernante sulle coste meridionali del vecchio continente. Una frazione molto modesta, ma comunque significativa, che invita a porsi il problema della qualità dei più importanti siti di svernamento nel nostro Paese.
Particolarmente sensibile al disturbo – anche lontano dalla stagione riproduttiva – la Strolaga mezzana è legata a grandi estensioni di acqua aperta, relativamente pescose. Pur in presenza di un solido contingente che sceglie i grandi laghi per trascorrere l’inverno, è nelle aree marine italiane, del Medio Tirreno e soprattutto dell’Alto Adriatico, che la Strolaga mezzana sceglie di svernare con più abbondanza.
Qui la specie appare particolarmente vulnerabile all’inquinamento, con particolare riferimento alle perdite di petrolio che possono rendere inospitali interi tratti di acque costiere. Un altro pericolo importante incontrato dalla Strolaga mezzana durante la sua permanenza in Italia è rappresentato dalle reti da pesca, in cui finisce accidentalmente, mentre anche le centrali eoliche offshore poste in prossimità della costa o anche al largo, possono influenzare negativamente la presenza della specie nei siti riproduttivi o durante la migrazione.
La Strolaga mezzana sembra aver sofferto, negli scorsi decenni, per la continua persecuzione diretta. Potrebbe essere questa la principale ragione del declino mostrato nel corso del Novecento, mentre attualmente la specie risulta gravemente minacciata dall’acidificazione delle acque, dall’inquinamento da metalli pesanti e da variazioni nel livello idrico durante la cova.
La Strolaga mezzana risulta minacciata in tutta l’Unione europea, e in stato di salute precario anche su più vasta scala continentale. Dopo un moderato declino tra il 1970 e il 1990, la specie ha tuttavia conosciuto una fase di lieve ripresa, nell’ultimo decennio del secolo scorso, senza probabilmente raggiungere i livelli di abbondanza precedenti alla fase di contrazione.
Fuori dai confini dell’Ue, è evidente il tracollo delle popolazioni russa e norvegese tra il 1990 e il 2000, con conseguenze importantissime sullo stato di salute complessivo della specie, che appare quindi minacciata a livello globale. Nell’Ue, si stima una popolazione nidificate pari a 14-17mila coppie, corrispondenti a una frazione non superiore al 27% della popolazione complessiva continentale, che potrebbe raggiungere le 51-92mila coppie.
In Europa meridionale – comunitaria e non – potrebbero svernare fino a 17mila individui della specie, ogni anno, di cui 150-350 in Italia, distribuiti in diversi siti di svernamento – 16 quelli censiti tra il 1996 e il 2000 – nessuno dei quali, però, assume una rilevanza nazionale ai fini della conservazione della specie. Irregolare nell’Italia meridionale, lo svernamento della Strolaga mezzana assume caratteri di relativa stabilità nell’Alto Adriatico, tra la foce del Po e il Golfo di Trieste, mentre altri importanti siti di presenza sono ubicati nel Medio Tirreno.
Molto significative le presenze in alcuni grandi laghi italiani, dal Lago di Garda a quello di Bolsena, mentre la modesta consistenza complessiva della popolazione – oltre alla sua frammentazione in un numero relativamente elevato di siti – induce cautela nell’effettuare valutazioni sullo stato di salute della popolazione svernante. Quantomeno, è possibile affermare che la popolazione di Strolaga mezzana nel nostro Paese è relativamente stabile, e piuttosto consolidata in particolare nei settori costieri dell’Italia settentrionale.
Isole, penisole, isolotti inaccessibili. Questi i siti preferiti in cui la Strolaga mezzana costruisce il nido. Niente affatto tollerante al disturbo umano, è più facile osservarla – e udirla – durante gli spostamenti, anche notevoli, che compie per raggiungere acque più pescose in cui procurarsi cibo a sufficienza. Il richiamo della Strolaga mezzana è relativamente comune nelle aree costiere dell’Alto Adriatico e sulla sponda bresciana del Lago di Garda: considerando comunque che molti individui trascorrono quasi tutto l’inverno in mare aperto, lontano dalle coste, dall’inquinamento, e dal disturbo arrecato dalle attività umane.