TORDO SASSELLO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliTORDO SASSELLO

NOME SCIENTIFICO: Turdus iliacus
 
Semaforo N.C.

Il Turdus iliacus è un passeriforme dotato di un becco piccolo ma robusto, con cui può facilmente spezzare e mangiare bacche, olive e corbezzoli. É di natura gregaria, e ama sorvolare le campagne in compagnia di cesene e tordi bottacci, con i quali zirla rumorosamente. A volte, tuttavia, preferisce sostare con pochi altri individui sui rami più alti degli alberi, dai quali domina il territorio sottostante…

Stato di salute

Il Tordo sassello presenta uno stato di salute favorevole in tutto il territorio continentale. Le popolazioni di diversi Paesi strategici per la specie, tra cui la Russia, sono rimaste stabili o hanno mostrato un incremento nel decennio 1990-2000. Per questo la specie viene valutata come sicura, e non è inserita nella Lista Rossa Nazionale, anche perché è un nidificante occasionale. La specie risulta inoltre tuttora cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).

Nonostante le informazioni basate sui dati di svernamento siano insufficienti per inquadrare lo stato di salute complessivo delle popolazioni, la popolazione nidificante di Tordo sassello è molto ampia, e conta, secondo le stime più aggiornate, tra 16.000.000 e 21.000.000 di coppie, concentrate maggiormente nelle zone europee orientali e settentrionali e stabili tra 1970 e il 1990. Anche la popolazione svernante, stabile a sua volta, risulta concentrata nel “vecchio continente”.

In Italia, dove gli ultimi casi accertati di riproduzione risalgono al 1997, la specie è nidificante irregolare. Le segnalazioni sono rare e localizzate nelle zone alpine di Trentino-Alto Adige e Lombardia, e sono probabilmente relative tanto a individui non in grado di migrare per menomazioni, quanto a individui fuggiti o liberati dalla cattività, come ad esempio è accaduto a Brescia nel 1962. Nello stesso territorio del Bresciano, gli ultimi casi accertati risalgono al 1991 e al 1997 in Val Camonica, a 1.300-1.400 metri di altitudine. Nel Varesotto è nidificante negli anni 1944, 1946 e 1960 in zone boscate tra i 730 e i 1.000 metri. In Val Codera, in provincia di Sondrio, è stata accertata una sola nidificazione nel 1981; diversi i casi censiti in Val Grosina tra i 1.600 e i 1.700 metri. In val Seriana, in provincia di Bergamo, è considerato genericamente raro come nidificante, nonostante manchino dati certi.

La popolazione svernante è invece regolare, nonostante le sue esatte dimensioni non siano del tutto note. In Lombardia, la maggior parte delle osservazioni sono state effettuate in pianura, nelle campagne e ai margini di boschi; anche se più rara, la specie è stata avvistata anche fino a 1.000 metri di altitudine. In Toscana, sono stimate da poche centinaia a molte migliaia di svernanti, a seconda degli anni, con elevate concentrazioni in Maremma. In Campania, i picchi massimi di dicembre si esauriscono a febbraio, mentre in Sicilia lo svernamento è scarso e localizzato, più frequente nelle porzioni settentrionali e centrali dell’isola.