AIRONE GUARDABUOI - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliAIRONE GUARDABUOI

NOME SCIENTIFICO: Babulcus ibis
 

Piumaggio candido e becco giallo: l’Airone guardabuoi si può avvistare nei pressi di tranquille mandrie al pascolo. Questo Airone si nutre infatti di cavallette, coleotteri e lucertole che tipicamente “accompagnano” gli animali mentre questi si muovono lentamente sul terreno erboso. Può capitare anche di vederlo appollaiato sopra i bovini stessi. Niente paura, non è un attacco ma uno scambio di favori. Questa specie, infatti, nutrendosi di piccoli parassiti come zecche e mosche emofaghe, porta molti benefici ai ruminanti. Offrendo buon cibo, i bovini ricevono in cambio un segnale di allarme in caso di pericolo: da qui il nome di “Airone guardabuoi”…

 

Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae

L’Airone guardabuoi è presente in gran parte dell’Asia, dell’Africa, delle Americhe e dell’Europa meridionale. In Italia si concentra soprattutto al nord, mentre appare più sporadico, sebbene in aumento, nelle regioni centro-meridionali.

È un uccello di taglia media (la sua altezza può variare dai 25 ai 30 cm); presenta un piumaggio bianco e si distingue per il becco giallo e le zampe grigie. Ma, non appena arriva la fase della riproduzione, gli esemplari adulti sfoggiano una livrea più colorata con piume arancioni sul vertice, sulla nuca e sul dorso, e presentano becco e zampe color carnacino. In inverno invece l’abito torna bianco.

Gli aironi guardabuoi amano frequentare gli ambienti umidi, ma anche i campi arati e seminati, dove sovente seguono i trattori durante le fasi di lavorazione dei campi. In realtà il loro obiettivo spesso sono i bovini, dai cui parassiti traggono nutrimento.

Le colonie solitamente sono composte da una decina di esemplari. La costruzione del nido avviene su salici arbustivi e piante di boschi umidi. Solitamente nidifica in garzaia, costruendo un nido a coppa, poco profondo, con rametti e steli di canna. Talvolta i nidi sono così vicini da toccarsi gli uni con gli altri (anche fino a un centinaio sullo stesso albero).

Si nutre di pesci, anfibi e invertebrati acquatici e terricoli, nonché di piccoli roditori (arvicole) che scova nei terreni agricoli in fase di lavorazione. Il suo modo di cacciare alterna spostamenti lenti, con un movimento laterale del collo e della testa, a brevi corse. Come gli altri aironi, vola tenendo il collo ripiegato a forma di “esse”, posa che gli conferisce un aspetto “senza collo”.

Prospettive

La specie ha colonizzato l’Italia in tempi relativamente recenti e per questo motivo non è possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). L’Airone guardabuoi ha mostrato una vasta espansione di areale, negli ultimi decenni, accompagnata dall’aumento del contingente nidificante e svernante.

Una situazione nel complesso favorevole, a livello di trend, che riguarda sia l’Italia sia l’intero continente europeo. Fluttuazioni della specie a livello locale sono di solito strettamente correlate al verificarsi di inverni particolarmente rigidi. Considerando l’incremento demografico su più anni, è comunque ipotizzabile una buona persistenza della specie nel medio-lungo periodo.

Un possibile fattore di rischio è rappresentato dalla concentrazione delle popolazioni. Per favorire la conservazione dell’Airone guardabuoi è necessario agevolare la crescita di popolazioni autosufficienti anche nelle aree di minor addensamento, tutelando i siti riproduttivi e favorendo una corretta gestione delle aree di nidificazione e sosta.

Attualmente la specie è nel complesso ben monitorata e studiata nel nostro Paese, studi che andrebbero proseguiti per raccogliere ulteriori dati su successo riproduttivo e mortalità. Specialmente in alcune aree, è auspicabile una gestione del territorio che tuteli le pratiche agricole tradizionali e soprattutto il pascolo “naturale” di erbivori, quali equini o ovini, sul prato stabile, dato il legame “simbiotico” che unisce la specie a questi mammiferi.

Minacce

Le regioni a bassa quota dell’area Mediterranea rappresentano l’ambiente ideale per la specie, nel complesso meno legata, rispetto ad altri aironi, agli ambienti acquatici. Per questo la progressiva cementificazione dei suoli e ogni altra azione di degrado dell’habitat – come l’abbattimento di alberi bassi o arbusti dove tipicamente nidifica – può rappresentare una minaccia importante per l’Airone guardabuoi.

Su scala locale, si possono individuare elementi di fragilità in alcune colonie sempre a causa del disturbo antropico o dell’alterazione dell’habitat idoneo. Anche il crescente inquinamento di alcuni specifici siti – data l’alta concentrazione geografica delle principali popolazioni – può rappresentare un importante fattore di rischio.

Legata alle pratiche agropastorali tradizionali, la specie risente negativamente dei cambiamenti delle pratiche agricole nelle zone bonificate e della gestione dei pascoli adiacenti le zone umide. Probabilmente ad oggi, nonostante il trend nel complesso favorevole, la minaccia principale per la specie è rappresentata dall’incremento delle aree urbane, particolarmente “esplosivo” in alcune zone del Paese.

Stato di salute

L’Airone guardabuoi è specie protetta ai sensi della legge 157/92 sulla caccia. In Italia, come nell’intero continente europeo, mostra uno stato di conservazione favorevole. Tra il 1970 e il 1990 si è verificato un largo incremento della specie per quanto riguarda sia la popolazione nidificante, sia quella svernante. Nel periodo 1990-2000, invece, è stato riscontrato un incremento limitato alla popolazione nidificante.

Nel complesso in Europa si stimano tra le 50mila e le 140mila coppie; in Italia sono state censite oltre un migliaio di coppie, in aumento nel periodo 1990-2000. Il 93% della popolazione continentale e tra il 5% e il 24% di quella globale nidificano entro i confini dell’Europa a 27. Ad oggi non è stato redatto alcun Piano d’Azione Internazionale sulla specie, considerata “vulnerabile” nella Lista Rossa Nazionale.

I censimenti annuali in Italia hanno evidenziato un repentino aumento nel 1997, con oltre 300 individui avvistati presso lo stagno oristanese Mari e Pauli. Le popolazioni della specie appaiono, nel complesso, piuttosto concentrate dal punto di vista geografico: i 2 siti più importanti in Italia ospitano infatti il 53% della popolazione nazionale complessiva e il 90% abita 14 siti.

Il contingente svernante è più numeroso di quello nidificante e si è riscontrata una migrazione di soggetti transalpini che raggiungono l’Alto Adriatico seguendo il corso del Po. Il trend mostra un aumento della popolazione pari a circa 35 punti percentuali l’anno. Basandosi sui dai 1998-2003, la crescita non pare essersi arrestata.

Semaforo

Nel complesso, lo stato di salute dell’Airone guardabuoi risulta favorevole in Italia e le popolazioni si mostrano in generale incremento da diversi anni. Ad oggi non sono individuabili particolari problematiche di tipo conservazionistico se non l’esigenza di tutelare al meglio l’habitat idoneo alla specie, con particolare riguardo alle aree agricole e ai pascoli, limitando al tempo stesso l’eccessivo consumo di suolo dovuto all’incremento delle aree urbanizzate.

 

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In vistosa espansione Favorevole
Popolazione In aumento Favorevole
Habitat della specie Verosimilmente stabile Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Scandito e regolare, il canto dell’Airone guardabuoi risuona forte e chiaro nell’ambiente naturale. Il timbro forte che lo contraddistingue sembra quasi dovuto alla necessità di “dialogare” con gli altri animali, come le mandrie al pascolo, con cui la specie ha costruito un rapporto di perfetta “simbiosi”. Quando percepisce un pericolo, l’Airone guardabuoi si alza in volo, emettendo un suono rauco (una sorta di grido di allarme) che avverte i grandi mammiferi dell’imminente minaccia…