AIRONE GUARDABUOI - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliAIRONE GUARDABUOI

NOME SCIENTIFICO: Babulcus ibis
 

Piumaggio candido e becco giallo: l’Airone guardabuoi si può avvistare nei pressi di tranquille mandrie al pascolo. Questo Airone si nutre infatti di cavallette, coleotteri e lucertole che tipicamente “accompagnano” gli animali mentre questi si muovono lentamente sul terreno erboso. Può capitare anche di vederlo appollaiato sopra i bovini stessi. Niente paura, non è un attacco ma uno scambio di favori. Questa specie, infatti, nutrendosi di piccoli parassiti come zecche e mosche emofaghe, porta molti benefici ai ruminanti. Offrendo buon cibo, i bovini ricevono in cambio un segnale di allarme in caso di pericolo: da qui il nome di “Airone guardabuoi”…

Stato di salute

L’Airone guardabuoi è specie protetta ai sensi della legge 157/92 sulla caccia. In Italia, come nell’intero continente europeo, mostra uno stato di conservazione favorevole. Tra il 1970 e il 1990 si è verificato un largo incremento della specie per quanto riguarda sia la popolazione nidificante, sia quella svernante. Nel periodo 1990-2000, invece, è stato riscontrato un incremento limitato alla popolazione nidificante.

Nel complesso in Europa si stimano tra le 50mila e le 140mila coppie; in Italia sono state censite oltre un migliaio di coppie, in aumento nel periodo 1990-2000. Il 93% della popolazione continentale e tra il 5% e il 24% di quella globale nidificano entro i confini dell’Europa a 27. Ad oggi non è stato redatto alcun Piano d’Azione Internazionale sulla specie, considerata “vulnerabile” nella Lista Rossa Nazionale.

I censimenti annuali in Italia hanno evidenziato un repentino aumento nel 1997, con oltre 300 individui avvistati presso lo stagno oristanese Mari e Pauli. Le popolazioni della specie appaiono, nel complesso, piuttosto concentrate dal punto di vista geografico: i 2 siti più importanti in Italia ospitano infatti il 53% della popolazione nazionale complessiva e il 90% abita 14 siti.

Il contingente svernante è più numeroso di quello nidificante e si è riscontrata una migrazione di soggetti transalpini che raggiungono l’Alto Adriatico seguendo il corso del Po. Il trend mostra un aumento della popolazione pari a circa 35 punti percentuali l’anno. Basandosi sui dai 1998-2003, la crescita non pare essersi arrestata.