BECCACCIA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliBECCACCIA

NOME SCIENTIFICO: Scolopax rusticola
 

Vermi e lombrichi sono alla base della dieta della Beccaccia, Udito e odorato molto sviluppati, e soprattutto il lungo becco, grazie al quale può raggiungere le proprie prede direttamente nel sottosuolo sono le peculiarità di questa specie, che non disdegna anche insetti tra cui mosche, grilli, ragni, coleotteri. Gli studiosi hanno osservato come la Beccaccia inghiotta con regolarità, per agevolare la digestione, anche piccoli sassi o sabbia. Purtroppo, è sempre più raro vederla becchettare nel sottobosco, dove talvolta finisce preda di rapaci ma, soprattutto, dell’uomo: stime recenti riportano almeno 3-4 milioni di individui abbattuti in Europa, e specialmente in Francia, Grecia e Italia dove la caccia alla Beccaccia è tuttora consentita dalla legge...

Minacce

Localizzata e scarsa in Italia come nidificante, la specie è presente in modo estremamente frammentato, ad eccezione di Alpi, Prealpi e Appennino settentrionale dove le presenze censite si mostrano più regolari.

In Piemonte e Valle d’Aosta, ad esempio, erano stimate 10-30 coppie tra il 1980 e il 2000; sono stati poi accertati diversi casi di nidificazione – se pure sporadica – in boschi costieri di Toscana, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. Tra gli anni ’70 e ’80 la specie era presente in Lombardia – provincia di Brescia – e Veneto, nel Veronese. Dati più recenti evidenziano in queste aree un generale decremento.

La Beccaccia nidifica in coppie isolate, preferibilmente in boschi di conifere o latifoglie di montagna e collina, ricchi di folto sottobosco cespuglioso e radure erbose. L’integrità degli habitat soprattutto trofici è un fattore chiave per la conservazione delle popolazioni svernanti, probabilmente più significative in Italia rispetto a quelle nidificanti.

Contaminazione radioattiva e da metalli pesanti e l’eccessiva pressione venatoria (600.000-1.500.000 individui abbattuti per stagione negli anni ’80 e più recentemente circa 500.000 abbattimenti annui), così come uccisioni illegali possono essere considerate le principali minacce per la specie. Sul successo riproduttivo esistono pochi dati per l’Italia: viene genericamente riportato un tasso di perdita pari al 55% delle covate.