BECCAMOSCHINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliBECCAMOSCHINO

NOME SCIENTIFICO: Cisticola juncidis
 

Il Beccamoschino è una specie prevalentemente solitaria e molto “rumorosa”, sebbene il suo canto non sia molto brillante, ma suoni all’orecchio come un monotono “zip-zip” emesso quasi sempre in volo. Frequenta ambienti dalla vegetazione particolarmente fitta, in cui si nasconde perfettamente. È possibile quindi osservare la specie quasi esclusivamente durante il periodo della riproduzione, quando il maschio intraprende spericolati voli nuziali con continui saliscendi accompagnati da un energico sbattimento di ali. Più difficile è osservarlo quando è posato sul terreno, anche per il suo piumaggio mimetico...

Stato di salute

Il Beccamoschino è classificato tra le specie con stato di conservazione favorevole sia a livello del continente sia dell’Unione europea. La specie  non è inclusa nella Lista Rossa Nazionale e in Italia, ai sensi della legislazione venatoria, risulta protetta e dunque non cacciabile.

La popolazione nidificante dell’Europa e dell’Ue, nel ventennio dal 1970 al 1990, si è mantenuta stabile, così come nel decennio successivo. Negli anni Settanta si è inoltre verificata un’espansione dell’areale europeo in quanto la specie ha colonizzato Belgio, Paesi Bassi, Croazia, Slovenia, Germania e Svizzera. Durante i rigidi inverni del 1978 e del 1982 si è registrato un sensibile declino della popolazione accompagnato da un ridimensionamento dell’areale. La popolazione nidificante dell’Unione europea, stimata tra le 230mila e 1,1 milioni di coppie, coincide con quella continentale complessiva e costituisce il 5% della popolazione globale della specie.

La popolazione italiana invece è stimata in circa 100mila-300mila maschi cantori. L’Italia riveste dunque un ruolo da protagonista nella conservazione della specie a livello continentale: ospita infatti il 30% della popolazione continentale complessiva. La popolazione si concentra in primo luogo nell’Italia centro-meridionale e la sua densità demografica varia sensibilmente a seconda delle condizioni climatiche. Nelle aree costiere l’andamento demografico risulta essere più stabile. Le popolazioni delle regioni settentrionali e delle aree montane sono parzialmente migratrici, mentre nelle altre zone della penisola la specie mostra abitudini più sedentarie.

In Lombardia tra il 1992-2007 erano stimate 500-1500 coppie, registrando un trend piuttosto fluttuante in tutta la regione. Nella provincia di Brescia tra il 1975 e il 1984 si sono registrate meno di 10 coppie. A fine anni Settanta e a metà anni Ottanta la popolazione ha fatto segnare un sensibile declino, riprendendosi poi negli anni Novanta. In Toscana, nelle annate favorevoli, si stimano 50mila coppie, mentre nel comune di Firenze sono state censite 102 coppie con trend in declino. In Umbria, tra il 2001 e il 2005 la popolazione nidificante si è presentata in costante diminuzione, mentre quella svernante godeva di una relativa stabilità. Nello stesso periodo anche nel Lazio il numero di coppie è costantemente diminuito, così come a Napoli dove la popolazione tra l’inizio degli anni Novanta e il 2000 è calata del 10,6%. In Sicilia la specie è principalmente concentrata al di sotto dei 1.000 metri di altitudine e la sua portata varia a seconda delle condizioni climatiche.