CAPINERA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCAPINERA

NOME SCIENTIFICO: Sylvia atricapilla
 

È il più paffuto tra i Silvidi, forse anche perché la sua dieta non è costituita solo da insetti, ma anche da piccole bacche e da semi, come quelli dei cachi, di cui è particolarmente golosa e che preferisce mangiare direttamente dal frutto. La Capinera ama vivere sia nei boschi ripariali che in quelli più asciutti. Se la nidiata è in pericolo, i genitori sono infatti pronti ad attirare l’attenzione del predatore fingendosi in difficoltà o magari feriti. Spesso, in questi casi, restano fermi a terra e compiono piccoli salti sbattendo le ali, per poi volare prontamente via non appena il predatore, distratto dal nido, si avvicina loro…

Prospettive

La Capinera mostra popolazione abbondante, range stabile e ottime capacità di adattarsi a svariate situazioni ambientali, inclusi ambienti più o meno antropizzati. Anche le fluttuazioni locali sinora riportate sono probabilmente collocabili nell’ambito delle normali dinamiche di popolazione.

Si propone per la specie – che mostra ottime probabilità di persistenza nel medio-lungo periodo nel nostro Paese – un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) declinato a più livelli: a scala locale, 10 coppie ogni 10 ettari per ambienti di qualche decina di ettari; per tessere di habitat di piccole dimensioni e particolarmente idonee, si possono raggiungere valori anche di 30 coppie per 10 ettari, soglia che localmente può essere ulteriormente superata. A scala di comprensorio, può invece considerarsi idoneo un valore di 70 coppie per kmq.

Da sottolineare come – pure nell’estrema varietà delle densità, a seconda dei diversi ambienti – tali valori siano ampiamente superati in molti siti. Nel Parco palustre di Lungavilla, per esempio, dove nel 2004 sono state censite densità anche superiori alle 35 coppie per 10 ettari. O in provincia di Varese, quando tra il 2000 e il 2001 in boschi igrofili perilacustri le densità variavano tra 14,7 e 17,6 coppie. Fino alle ben 66,6 coppie territoriali per kmq registrate in ambienti particolarmente idonei come i saliceti ripariali del fondovalle ossolano.

Ad oggi la principale misura di conservazione per la specie appare legata alla tutela delle formazioni essenziali per la nidificazione quali cespugli, arbusti, ecc. Andrebbero in particolare evitate operazioni di potatura, taglio o contenimento della vegetazione arbustiva e delle siepi in periodo riproduttivo. Sarebbe inoltre utile favorire, anche in parchi e altre aree verdi urbane, la presenza di porzioni a componente arbustiva o basso-arborea.