CAVALIERE D’ITALIA - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCAVALIERE D’ITALIA

NOME SCIENTIFICO: Himantopus himantopus
 

Socievole, estremamente adattabile, il Cavaliere d’Italia cammina con passo leggero ed elegante. Fanno da contrasto le lunghe zampe, che rendono l’andatura apparentemente incerta. Ama banchettare tra la folta vegetazione di palude, ma non disdegna la sabbia, dalle nostre coste fino alle lontane Isole Hawaii, dove nidifica una particolare sottospecie. Sicuro rifugio per gli adulti, la palude è invece una potenziale trappola per gli individui più giovani, cacciati dal Falco di palude, loro principale predatore…

Minacce

Il Cavaliere d’Italia predilige climi temperati, dove siano presenti ambienti umidi con acque ferme e poco profonde, dolci o anche salmastre. Predilige altresì fondi sabbiosi, ghiaiosi o fangosi talvolta favoriti da ambienti artificiali quali aree irrigate, saline, risaie, allevamenti ittici, addirittura depuratori o vasche di zuccherifici.

In questo senso, possono nuocere sensibilmente a livello locale atti quali il repentino prosciugamento o eccessivo allagamento – con acqua troppo profonda – di queste aree. Questo causa di solito lo spostamento degli individui in altre zone, dove sia presente acqua bassa con produttività biologica elevata (alta presenza di invertebrati).

A differenza di altre specie, il Cavaliere d’Italia non dipende strettamente dalla copertura vegetazionale, e tollera in una certa misura il disturbo antropico quando questo non interferisca direttamente con la vita quotidiana degli individui. A incombere sulla specie, in Italia, sono sia minacce “naturali” come la locale abbondanza di predatori – peraltro favorita dal prosciugamento delle aree – sia più in generale da variazioni nel livello idrico che possono essere determinate sia da interventi umani sia da precipitazioni eccessive o anomale.

La distruzione o il degrado degli habitat unito all’eccessivo disturbo presso i siti riproduttivi costituiscono le principali minacce per la specie, insieme al repentino cambiamento del livello delle acque che può avere conseguenze molto impattanti a livello locale.