CAVALIERE D’ITALIA - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCAVALIERE D’ITALIA

NOME SCIENTIFICO: Himantopus himantopus
 

Socievole, estremamente adattabile, il Cavaliere d’Italia cammina con passo leggero ed elegante. Fanno da contrasto le lunghe zampe, che rendono l’andatura apparentemente incerta. Ama banchettare tra la folta vegetazione di palude, ma non disdegna la sabbia, dalle nostre coste fino alle lontane Isole Hawaii, dove nidifica una particolare sottospecie. Sicuro rifugio per gli adulti, la palude è invece una potenziale trappola per gli individui più giovani, cacciati dal Falco di palude, loro principale predatore…

Prospettive

Tendenzialmente stabile – pur tra vistose fluttuazioni – negli ultimi tre o quattro decenni, la popolazione di Cavaliere d’Italia nel nostro Paese appare in condizioni di buona salute, anche se le ampie fluttuazioni di areale e di popolazione rendono instabile lo stato di salute delle singole popolazioni nidificanti, il cui andamento appare peraltro legato alle condizioni nei siti di svernamento. Sono sempre più frequenti, a questo proposito, i prolungati periodi di siccità nelle aree africane in cui la specie sverna regolarmente, il che causa elevata mortalità invernale e una conseguente diminuzione degli individui che tornano a nidificare alle nostre latitudini.

Mancando dati sufficienti su mortalità e successo riproduttivo, non è agevole stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), né in termini assoluti né in termini di densità. Dai censimenti effettuati, tuttavia, la specie risulta in generale incremento sia rispetto alla variazione della popolazione negli anni – fatte salve appunto alcune importanti fluttuazioni – sia in termini di areale distributivo, come dimostra la situazione rilevata in Friuli-Venezia Giulia, in Emilia-Romagna e in Puglia (mentre Sicilia e Toscana mostrano andamenti più altalenanti). Quindi la Sardegna, che ospita appunto il sito più importante e dove si è registrata una importante inversione di tendenza a partire dal 2000.

Risulta in ogni caso importantissimo, per mantenere questo stato in linea generale favorevole per la specie, tutelare le popolazioni dei principali siti riproduttivi in modo che queste si mantengano ai livelli più elevati registrati negli ultimi trent’anni. Un obiettivo raggiungibile tutelando le colonie dall’eccessivo disturbo antropico e anche monitorando e ove del caso regolando adeguatamente i livelli idrici in funzione delle esigenze ecologiche della specie.