CIGNO REALE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliCIGNO REALE

NOME SCIENTIFICO: Cygnus olor
 
Semaforo N.C.

Simbolo di eleganza e maestosità, è proprio al Cigno reale che si ispira la favola del brutto anatroccolo. Goffo e grigiastro da piccolo, da adulto diventa il grande uccello dal piumaggio completamente candido, becco rosso-arancio acceso e lungo collo arcuato che gli conferisce l’inconfondibile portamento regale. Introdotto spesso come animale da ornamento per la sua bellezza, popola specchi d’acqua di parchi e giardini, ma la maggior parte della popolazione nel Paese è localizzata tra i laghi Maggiore e di Como, il lago di Garda e la Laguna veneta…

Prospettive

La presenza di Cygnus olor in Italia è legata a introduzioni a scopo ornamentale, per questo il mantenimento di condizioni idonee nei principali siti riproduttivi rappresenta la principale forma di tutela della specie. Purtroppo, la limitatezza di tali siti non gioca a favore della specie, che risulta particolarmente esposta alle azioni di disturbo da parte dell’uomo.

Molto delicata si mostra la fase di svernamento, durante la quale gli habitat idonei alla specie si restringono ulteriormente. Per questo – nonostante non sia possibile per questa specie procedere alla determinazione dell’FRV – risulta essenziale, per la conservazione del Cigno reale, identificare e tutelare i principali siti di presenza che, nonostante l’espansione dell’areale registrata in questi anni, sono tuttora identificabili con i grandi laghi prealpini.

Alla tutela di questi habitat vanno affiancate tutta una serie di misure volte a impedire le azioni di disturbo umano ai siti di svernamento e nidificazione, che talvolta sono sfociati in episodi di distruzione volontaria delle covate. Va inoltre monitorato e limitato l’impatto sulla specie di attività umane quali la pesca e la posa di infrastrutture pericolose per il Cigno reale quali i cavi aerei. Oltre, naturalmente, a limitare al massimo l’inquinamento dei siti, essendo la specie particolarmente esposta sia alle epidemie sia all’avvelenamento causato dall’ingestione di sedimenti contaminati.