COLOMBACCIO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCOLOMBACCIO

NOME SCIENTIFICO: Columba palumbus
 

Pur essendo molto più schivo del Piccione domestico, anche il Colombaccio nell’ultima decade si è ben adattato alle città, tanto da essere diventato un assiduo frequentatore dei parchi cittadini. Non è, invece, molto amato dagli agricoltori in quanto grossi stormi talvolta si abbattono su coltivazioni cerealicole, di leguminose o di trifoglio, provocando danni significativi. Nonostante la corporatura robusta, il volo è veloce e diretto, consentendogli di cambiare direzione senza esitazione e di “scartare” repentinamente, in caso di necessità. Quando spicca il volo, produce un rumore inconfondibile: ogni qualvolta si esaurisce un’area di alimentazione, si sposta in stormi numerosi, alla ricerca di cibo…

Minacce

Drastici mutamenti nella gestione delle aree agricole, inverni rigidi e persecuzione venatoria costituiscono i principali fattori limitanti per la specie in Europa. In particolare, il Colombaccio è soggetto a forte pressione venatoria, con almeno 9,5 milioni di individui che vengono abbattuti ogni anno, una circostanza che potrebbe costituire una minaccia per la specie nel caso in cui, per qualsiasi ragione, dovessero verificarsi cali di produttività.

Il Colombaccio nidifica in coppie sparse o isolate. I dati raccolti in Italia a scala biogeografica evidenziano un progressivo “inurbamento” della specie (è questo il caso del Comune di Firenze, dove si contano quasi 4,5 coppie per km, ma anche della Sicilia, dove la specie è attualmente in grande espansione e sta colonizzando giardini e parchi urbani). È stato osservato come in tutti i contesti il principale fattore negativo per l’esito della riproduzione sia rappresentato dalla predazione delle uova da parte di predatori naturali.

Scarsi e localizzati, comunque, sono i dati disponibili sul successo riproduttivo della specie in Italia (per esempio, in provincia di Brescia, 1,5 giovani involati per coppia). In contesti europei, ad esempio nelle zone rurali della Gran Bretagna, su 1,7 uova circa il 42% si sono schiuse e poco più del 30% sono giunte all’involo: anche qui, la predazione è responsabile del 97% della perdita di uova, specialmente da parte di Ghiandaia (Garrulus glandarius), Gazza (Pica pica), Corvo comune (Corvus frugileus), Ermellino (Mustela erminea), Ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus) e Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis). Nel complesso, i dati raccolti inducono a ritenere come il prelievo venatorio sulla specie non sia compatibile con le sue esigenze ecologiche, nonostante l’attuale stato di conservazione favorevole. In particolare, il prelievo venatorio dovrebbe insistere esclusivamente sui contingenti migratori che giungono in Italia massivamente dalla prima decade di ottobre.