FAGIANO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliFAGIANO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Phasianus colchicus
 
Semaforo N.C.

Passeggiando ai margini dei prati, in campagna ma anche nella prima periferia urbana, non è difficile veder spuntare dall’erba alta qualche Fagiano comune, spaventato dal sopraggiungere dell’uomo o occupato a proteggere i suoi pulcini. Tra tutti i Galliformi, il Phasianus colchicus   è certamente quello con i colori più sgargianti. Si tratta di una specie timida e schiva, che ama vivere nascosta tra i cespugli. Diverso l’atteggiamento nel periodo dell’accoppiamento, quando esplode la gelosia tra i maschi, che danno il via a frequenti lotte per la conquista delle varie compagne…

Minacce

L’attività venatoria è uno degli elementi che più condiziona l’abbondanza e il trend della popolazione di Fagiano comune. Nelle aree dove la gestione ambientale impone un mantenimento di elevate densità della specie, si trovano popolazioni numericamente abbondanti, mentre in quelle caratterizzate da una massiccia attività venatoria e da ripopolamenti non sufficienti, i fagiani risultano in diminuzione.

Non solo la caccia, ma anche l’andamento climatico è un fattore determinante per la sopravvivenza degli individui di questa specie. In Italia settentrionale, la mortalità invernale è del 23,8%, mentre da una primavera all’altra le perdite di adulti selvatici possono superare la metà degli effettivi. Tutto ciò implica un’“aspettativa di vita” per la specie non superiore ai due anni.

La conseguenza di questa situazione è che la popolazione dei fagiani si rinnova completamente ogni tre anni. Va comunque sottolineato che gli individui selvatici sopravvivono di norma più facilmente – rispetto ai soggetti da allevamento che vengono rilasciati – in condizioni climatiche difficili come quelle dettate da rigidi inverni. 

Gli stessi effetti del prelievo venatorio vengono causati dalla predazione. Ne è un esempio quello che accade in Inghilterra, dove il 60% dei fallimenti delle riproduzioni è dovuto proprio a questo fattore. I predatori più accaniti sono le volpi. Nel 30% dei casi sono loro distruggere il nido e a predare le uova e i pulcini. Ma spesso risultano particolarmente attivi, in qualità di predatori, anche gli ermellini e le cornacchie grigie e nere.