FAGIANO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliFAGIANO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Phasianus colchicus
 
Semaforo N.C.

Passeggiando ai margini dei prati, in campagna ma anche nella prima periferia urbana, non è difficile veder spuntare dall’erba alta qualche Fagiano comune, spaventato dal sopraggiungere dell’uomo o occupato a proteggere i suoi pulcini. Tra tutti i Galliformi, il Phasianus colchicus   è certamente quello con i colori più sgargianti. Si tratta di una specie timida e schiva, che ama vivere nascosta tra i cespugli. Diverso l’atteggiamento nel periodo dell’accoppiamento, quando esplode la gelosia tra i maschi, che danno il via a frequenti lotte per la conquista delle varie compagne…

Stato di salute

Attualmente la specie è classificata come sicura nell’Unione europea, con uno stato di salute favorevole anche a livello continentale. In particolare, la popolazione di Fagiano comune in ambito comunitario è stimata tra 2,9 e 3 milioni di coppie, mentre su quella italiana non esistono dati certi; le stime fanno presumere comunque che la popolazione nazionale della specie sia inferiore al 3% di quella continentale (nell’ordine di 1.000-100mila coppie). In base alla legislazione venatoria, in Italia il Fagiano comune è specie cacciabile dalla terza settimana di settembre al 31 gennaio.

A nidificare nell’Unione europea è l’83-85% della popolazione europea e una frazione compresa tra il 5 e il 24% di quella globale. La maggior parte degli inanellamenti italiani ha portato al marcaggio di soggetti immessi in natura, a dimostrazione di una forte discontinuità all’interno della popolazione in circolazione. A confermare poi la scarsa mobilità della specie c’è il fatto che tutte le ricatture si riferiscono a brevi spostamenti, che non superano i 25 km.

Per quanto riguarda la riproduzione, in Italia il 39% dei nidi schiude regolarmente, il 33% viene predato, il 12% viene abbandonato, il 9% viene perso a causa delle attività agricole e il rimanente 7% per altre cause. In termini di nascite, la media è di 1-3,9 piccoli per femmina.

La dimensione della covata dipende molto dalle condizioni ambientali e se la media è di due giovani per ogni esemplare di femmina adulta in condizioni favorevoli (caratterizzate da una buona diversificazione delle colture), si dimezza nel caso di ambienti con ampia presenza di monocolture. Altro dato significativo è quello sulla mortalità giovanile, fenomeno che riguarda una percentuale di soggetti compresa tra il 15 e il 58,6% nelle aree a vegetazione naturale e tra il 60,8 e l’81,2% nelle aree a monocoltura.