FRATICELLO
NOME SCIENTIFICO: Sternula albifronsPiccola Sterna dal becco giallo, il Fraticello costruisce il nido sulla spiaggia o sulle rive dei fiumi, in piccole colonie. Simile ai gabbiani, ma più piccolo e più agile, il Fraticello è un abilissimo volatore: è in grado, ad esempio, di rimanere immobile in volo, scrutando l’acqua. Per poi lanciarsi in picchiata sui piccoli pesciolini che costituiscono la sua preda preferita…
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Sternidae
Il Fraticello vive in tutto il mondo, in sette differenti sottospecie. La sottospecie nominale abita l’Europa, il Nord Africa e l’Asia. Per costruire il nido, la specie predilige gli ambienti umidi, con piccole colonie sparse su coste sabbiose o ghiaiose, oppure i greti di grandi fiumi o laghi.
Difficile vederlo avventurarsi nell’entroterra, questa specie si differenzia dalle altre sterne per le dimensioni molto più contenute – in media 24 cm – mentre altre caratteristiche distintive sono determinate dal becco giallo con la punta nera, e dall’ampia fronte bianca, durante la stagione estiva in netto contrasto con la striscia nera che attraversa anche l’occhio. Durante la migrazione, il Fraticello può frequentare anche ambienti diversi e più lontani dall’acqua.
In Italia, il Fraticello nidifica prevalentemente nell’Alto Adriatico, dal Friuli alle Valli di Comacchio, nonché lungo il corso del Fiume Po e dei suoi principali affluenti. Più a sud, la specie è presente in Puglia e sulle due isole maggiori. Sia il contingente nidificante sia un nutrito gruppo di migratori provenienti dall’Europa centrale – che scelgono l’Italia quale area di passaggio – trascorrono l’inverno sulle coste dell’Africa occidentale e, in parte, si spingono fino all’Africa meridionale.
Abilissimo volatore, il Fraticello mostra una tecnica straordinaria per l’individuazione e la cattura della preda. Non è raro osservarlo mentre se ne sta perfettamente immobile, in volo, scrutando l’acqua. Appena avvistata la preda – di solito piccoli pesciolini – si lancia in picchiata verso l’acqua, e si tuffa per catturarla. A permettergli questa postura sono ali relativamente più corte rispetto alle altre sterne e i battiti d’ala sensibilmente più frequenti.
Presenza di turisti, attività estrattive, ratti, gatti selvatici, volo o atterraggio di elicotteri sono fattori che riescono di per sé a rendere inutilizzabili siti altrimenti idonei per il fraticello. L’habitat facilmente degradabile unito a esigenze ecologiche particolarmente complesse – che prevedono la necessità di isolotti di sabbia o ghiaia in prossimità di acque molto pescose – ha comportato una notevole contrazione della popolazione nidificante di Fraticello, unita ad ampie fluttuazioni a livello locale e a una generale perdita di areale, con siti idonei progressivamente divenuti inutilizzati o inutilizzabili.
Anche se non risulta agevole calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) a causa della mancanza di essenziali parametri demografici e riproduttivi, la diminuzione nel medio termine delle popolazioni della specie, unita alle marcate fluttuazioni locali, all’estinzione in alcuni settori dell’areale e al degrado dell’habitat riproduttivo determinano un quadro piuttosto negativo, complessivamente, per il futuro della specie in Italia.
Risulta quindi necessario favorire la ripresa delle popolazioni in calo attraverso la tutela dei siti di nidificazione e, ove necessario, incrementando la disponibilità di siti idonei attraverso un’opportuna gestione delle aree. Come indicazione per la conservazione a breve-medio termine, possono essere considerati i valori più alti di popolazione registrati nei diversi settori di presenza. Mantenerli o raggiungerli significherebbe avere arrestato – e auspicabilmente invertito – il declino delle popolazioni.
Resta in ogni caso una differenza importante tra la situazione in cui versa la popolazione continentale della specie – in stato di conservazione piuttosto critico – e quella riscontrabile invece nella “bioregione mediterranea”. Qui il quadro risulta meno preoccupante, pur in assenza di elementi tali da indurre all’ottimismo rispetto alla persistenza delle popolazioni nel lungo periodo.
La popolazione principale di Fraticello resta quella dell’Alto Adriatico, stimabile in 1.000-1.200 coppie alla fine degli anni Novanta. Decrementi o fluttuazioni consistenti su scala locale sono stati registrati un po’ ovunque. Per esempio a Rovigo, dalle 300 coppie del 1998 alle 101-188 del 2003, di nuovo 285-315 secondo il censimento del 2004. Anche il Friuli-Venezia Giulia ha visto un decremento di due terzi della popolazione tra il 1990 e il 1999, e agli inizi degli anni Duemila la popolazione si trovava ancora ai minimi storici.
Stabile nel veneziano, ma con fluttuazioni annuali anche ampie, la specie è scesa in tutto il Delta del Po dalle 3mila coppie dei primi anni Ottanta alle circa 500 del 1999. E così via, anche nelle Valli di Comacchio – con due “picchi” impressionanti, 1.850 coppie nel 1983, appena 15 nel 2002 – e in Puglia, mentre la popolazione sarda è abbastanza stabile e stimabile sulle 400 coppie.
Come spiegare queste fluttuazioni e, al contempo, il generale decremento registrato dalla popolazione italiana? Anzitutto, l’habitat della specie appare facilmente alterabile da parte delle attività umane, quali il consolidamento dei suoli e tutte le connesse attività di regimazione. Sono queste attività, unite al locale recupero della vegetazione, ad avere interrotto tutti quei processi idrogeologici propri dei corsi fluviali che portavano alla creazione di isole ghiaiose e spiagge prive di vegetazione.
La staticità degli alvei fluviali e la conseguente mancanza di siti idonei per la nidificazione appare la principale minaccia per la specie, unita ad un’elevata suscettibilità al disturbo antropico presso i siti di nidificazione: su tutti, la rimozione della sabbia dagli alvei fluviali. Tali attività, se unite a locali eventi negativi quali variazioni del livello idrico e aumento di predatori quali Volpe, Gheppio, Beccaccia di mare e gabbiani in genere, possono compromettere totalmente la riuscita della nidificazione da parte del Fraticello.
Tra il 1970 e il 1990 le popolazioni “comunitarie” di Fraticello hanno mostrato una relativa stabilità. A questa è seguito, purtroppo, un periodo di moderato declino, che continua ancora oggi. Secondo le stime più aggiornate, nell’Unione Europea nidificano tra le 17 e le 23mila coppie di Fraticello, pari a meno della metà della popolazione continentale, anch’essa in sofferenza, e pari a circa 35-55mila coppie.
Il vecchio continente ospita una popolazione compresa tra il 5 e il 24% della popolazione globale della specie, mentre la popolazione italiana potrebbe raggiungere attualmente le 2.500-6mila coppie, in declino tra il 1990 e il 2000 e pari al 15-26% della popolazione “comunitaria” complessiva. Se la popolazione italiana rappresenta una frazione importantissima di quella nidificante nell’intera Ue, va rilevata una contrazione più che proporzionale rispetto all’andamento generale orientato comunque al decremento. Nel 1983-84, infatti, le coppie censite erano almeno 6mila e rappresentavano grossomodo il 30% della popolazione complessiva della regione paleartica occidentale.
Le fasi tardive della migrazione primaverile e quelle precoci post-riproduttive sono all’origine delle segnalazioni di individui esteri che utilizzano l’Italia quale area di passaggio. Riguardo alle aree di provenienza, Regno Unito, Spagna e – in misura minore – Svezia sono i principali Paesi di individui ricatturati in Italia.
Decremento e contrazione di areale – accompagnata ad ampie fluttuazioni locali e instabilità nell’occupazione dei siti riproduttivi – rappresentano i due fenomeni osservati in Italia negli ultimi 30 anni a proposito della popolazione nidificante di Fraticello. Dalle circa 6mila coppie si è arrivati alle 2.500-6mila, anche se la forbice si può ulteriormente restringere, sulla base degli ultimi rilevamenti, alle 2.000-3.500 coppie.
In tutto l’Alto Adriatico la popolazione di Fraticello risulta in marcato declino, associato a locali e vistose fluttuazioni, che comunque confermano un trend orientato al generale decremento. Particolarmente suscettibile al disturbo umano, come altre specie coloniali, il Fraticello soffre per il degrado degli habitat idonei per la nidificazione. Principale responsabile è l’attività di regimazione dei fiumi che ha in pratica arrestato tutti quei fenomeni idrogeologici che consentivano la formazione di isolotti di ghiaia o sabbia, idonei alla nidificazione.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | fluttuante, in contrazione | inadeguato |
Popolazione | in calo, soggetta a fluttuazioni | cattivo |
Habitat della specie | localmente degradato/in calo | inadeguato |
Complessivo | cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
A livello di “bioregione continentale” – che comprende tutti gli storici siti di nidificazione posti nell’Alto Adriatico – la situazione appare particolarmente critica. Dal Friuli-Venezia Giulia alle Valli di Comacchio, si assiste a un notevole decremento su base storica, che si accompagna a fluttuazioni evidentissime. È in questa area che si rendono più urgenti gli interventi per il ripristino degli habitat riproduttivi, oltre alla necessità di tutelare le colonie da ogni tipo di disturbo da parte delle attività umane.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | fluttuante, in contrazione | cattivo |
Popolazione | in calo, soggetta a fluttuazioni | cattivo |
Habitat della specie | localmente degradato/in calo | inadeguato |
Complessivo | cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
Meno preoccupante è lo stato di conservazione della popolazione sarda di Fraticello, e più in generale lo stato di salute della specie nella bioregione mediterranea, che risulta comunque, nel complesso, inadeguato.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | grossomodo stabile | favorevole |
Popolazione | fluttuante e non molto ampia | inadeguato |
Habitat della specie | localmente degradato/in calo | inadeguato |
Complessivo | inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Acuto e aspro, il canto del Fraticello risulta particolarmente complesso e composto da suoni diversi. Brevi e variopinte sequenze si alternano a richiami più prolungati, emessi in funzione di allarme. Altre volte la specie può emettere brevi “kitt kitt…