GABBIANO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliGABBIANO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Chroicocephalus ridibundus
 

Il Gabbiano comune è un cacciatore scaltro, capace di adattarsi anche ad ambienti diversi da quello marino: non è raro, infatti, avvistarlo nei campi o a scovare invertebrati tra le zolle arate. È una specie gregaria durante tutto l’anno, facilmente osservabile anche nei centri urbani. Si muove quasi sempre in gruppi numerosi, composti anche da varie centinaia di individui, nei pressi di discariche di rifiuti solidi urbani e sui campi coltivati, soprattutto nei giorni di pioggia abbondante oppure al seguito di trattori in aratura. È anche frequente osservare gli stormi in volo disposti a “V” che, al mattino, si spostano verso i luoghi di alimentazione e, alla sera, fanno ritorno alle colonie. È spiccatamente onnivoro e, non di rado, lo si può osservare mentre tenta di sottrarre il cibo ad altri uccelli, compresi i propri simili…

Minacce

Come per altre specie legate ad ambienti umidi, il Gabbiano comune risente – specialmente in periodo riproduttivo – delle variazioni della quantità e del livello delle acque; fluttuazioni tali, a volte, da compromettere del tutto l’esito della nidificazione. Trattandosi di specie coloniale, è inoltre potenzialmente sensibile al disturbo arrecato ai siti riproduttivi.

Al di fuori della stagione riproduttiva, il Gabbiano comune si sposta su zone umide maggiori, evitando coste rocciose, preferendo invece isolette o estuari con abbondanti spiagge sabbiose o fangose; frequenta anche siti pianeggianti interni, porti, discariche e corpi idrici di ogni genere. Spesso mostra movimenti pendolari giornalieri tra aree di alimentazione e zone di roost, più tranquille e riparate. Da questo punto di vista, la specie può soffrire, durante tutto l’anno, per gli effetti negativi della contaminazione delle acque – dovuti, ad esempio, a sversamenti di idrocarburi in mare e lungo le coste – nonché di epidemie di botulismo o influenza aviaria.

Il successo riproduttivo risente negativamente delle piene fluviali e del disturbo antropico. In generale, si registra un maggior successo per i nidi localizzati al centro della colonia e per i nidi in colonie rispetto a quelli isolati. In provincia di Venezia, è stato riscontrato come il 60% delle covate sia andato perso a causa del maltempo, con punte di fallimenti superiori all’80%. In Inghilterra meridionale, rispetto alle uova deposte, il tasso d’involo è stato pari al 15,2%, 5,8% e 11%, in tre annate consecutive con popolazione in calo.

Anche in Italia, pur in un quadro nel complesso favorevole alla specie, si registrano fluttuazioni anche evidenti tra un anno e l’altro, a conferma dell’instabilità e della relativa vulnerabilità delle colonie. Evidenze in questo senso sono state raccolte in Veneto, pur con un trend stabile nel medio-lungo periodo. Anche le Valli di Comacchio, che ospitano di gran lunga la popolazione più importante, dopo il massimo registrato alla fine degli anni ’80 si è andati incontro a un periodo di fluttuazioni notevoli, anche se il calo riscontrato nell’ultimo decennio – riguardo al contingente nidificante – potrebbe dipendere in parte dalla formazione di nuove colonie in aree vicine (Saline di Cervia ed altre aree umide della Pianura Padana).