GABBIANO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliGABBIANO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Chroicocephalus ridibundus
 

Il Gabbiano comune è un cacciatore scaltro, capace di adattarsi anche ad ambienti diversi da quello marino: non è raro, infatti, avvistarlo nei campi o a scovare invertebrati tra le zolle arate. È una specie gregaria durante tutto l’anno, facilmente osservabile anche nei centri urbani. Si muove quasi sempre in gruppi numerosi, composti anche da varie centinaia di individui, nei pressi di discariche di rifiuti solidi urbani e sui campi coltivati, soprattutto nei giorni di pioggia abbondante oppure al seguito di trattori in aratura. È anche frequente osservare gli stormi in volo disposti a “V” che, al mattino, si spostano verso i luoghi di alimentazione e, alla sera, fanno ritorno alle colonie. È spiccatamente onnivoro e, non di rado, lo si può osservare mentre tenta di sottrarre il cibo ad altri uccelli, compresi i propri simili…

Stato di salute

Classificata come sicura in tutta l’Unione Europea, la specie presenta uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Nel complesso, si è registrato un largo incremento della popolazione nidificante nei territori dell’Europa “comunitaria” nel periodo 1970-1990, seguito da moderato declino nel periodo 1990-2000.

Attualmente, la popolazione dell’Ue è stimata in 71.000-200.000 coppie, pari al 59-66% della popolazione continentale e a una frazione compresa tra il 25% e il 49% della popolazione globale. Quella italiana, raggiunge le 500-1.000 coppie, e non è dunque particolarmente significativa a livello continentale e comunitario.

La popolazione nidificante in Italia ha conosciuto un notevole incremento ed espansione territoriale in anni passati, in linea con il trend europeo: dalle 441 coppie rilevate nel 1982 in 17 colonie si è passati alle circa 780 censite, appena due anni dopo, in 33 diverse colonie, di cui il 71% nelle sole Valli di Comacchio e Bertuzzi. Specie, dunque, estremamente localizzata come nidificante – alle espansioni degli anni ’80 sono seguiti anni di fluttuazioni e locali colonizzazioni – è presente in modo abbondante e diffuso come svernante, risultando la seconda specie più diffusa e il più diffuso in assoluto tra i gabbiani.

Da questo punto di vista, le popolazioni hanno mostrato un incremento vicino ai 60 punti percentuali, tra il 1996 e il 2000, rispetto ai valori riscontrati nel precedente quinquennio (quasi raddoppiati i massimi annuali, dai 119.436 del 1995 ai 201.069 del 2000). Rispetto al Gabbiano reale, tende ad essere maggiormente rappresentato nell’entroterra, e dunque a sfuggire alle rilevazioni frequentando spesso discariche e coltivi anche a grande distanza dalle zone umide; le paludi costiere emiliano-romagnole e venete che ospitano le colonie più importanti.

Il nostro Paese riveste un ruolo fondamentale nella migrazione delle popolazioni europee della specie. Il Paese che origina il massimo numero di segnalazioni è la Repubblica Ceca, seguito dalla Polonia. Le ricatture si distribuiscono su un areale molto esteso, da qualche centinaio e fino ad oltre 2.500-3.000 km. Due le principali aree d’origine: l’Europa centro-orientale e balcanica, seguita dalle coste meridionali del Baltico e del Golfo di Finlandia, con rotte migratorie che mostrano una componente primaria da nord-est verso sud-ovest.

Non è stato redatto, ad oggi, un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Gabbiano comune è inserito nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli ed è considerata specie vulnerabile nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).