GRACCHIO ALPINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliGRACCHIO ALPINO

NOME SCIENTIFICO: Pyrrhocorax graculus
 

In estate, il Gracchio alpino è osservabile quasi esclusivamente al di sopra del limite superiore della vegetazione. Nidifica su pareti rocciose e si alimenta sulle praterie alpine e lungo i bordi dei nevai. In inverno, ma solo in presenza di abbondanti nevicate, scende sino al fondovalle frequentando prati, frutteti e centri abitati. Le stazioni turistiche situate a quote elevate offrono alla specie una sicura fonte di cibo, durante tutto il corso dell’anno, consentendole di svernare anche sino a 2.500-3.000 metri di altitudine. Il Gracchio alpino è decisamente gregario, e lo si può osservare riunito in stormi composti da svariate decine di individui, anche fino a un migliaio d’inverno. Compie regolari spostamenti giornalieri fra i dormitori – o i nidi posti sulla roccia – e i luoghi di alimentazione…

Minacce

La specie mostra uno stato di salute favorevole in Europa e, in particolare, sulle Alpi, mentre locali decrementi si registrano nelle zone appenniniche. Il suo interesse venatorio è nullo e frequenta ambienti d’alta quota per lo più di buona qualità.

È favorita, soprattutto nel periodo invernale, dalla presenza di rifugi e stazioni sciistiche in alta montagna le cui prossimità vengono frequentate alla ricerca di cibo. Tale abitudine può influire positivamente sul successo riproduttivo e sulla sopravvivenza dei giovani nel periodo successivo all’involo. Tuttavia, l’allestimento di piste da sci in quota e relativi interventi di sbancamento delle praterie alpine sono mal tollerati anche dal Gracchio alpino, oltre che da altre specie d’alta quota.

Dal punto di vista del successo riproduttivo, non si ravvisano al momento particolari fattori negativi per la specie; tuttavia, l’aumento della presenza umana in alta quota – pur favorendo in qualche modo la specie grazie all’accresciuta disponibilità di cibo – andrebbe monitorato e regolamentato, al fine di prevenire eccessivo disturbo ai siti riproduttivi.

Dall’analisi di diverse indagini effettuate su scala continentale, emerge un tasso di sopravvivenza medio dei pulcini pari al 43%. In Italia, studi condotti sull’Appennino centrale riportano un successo riproduttivo di 1,8 giovani per covata, mentre in Valle d’Aosta il successo riproduttivo è compreso tra 1,1 e 1,6, con una media di giovani involati per coppia di successo pari a 2,9.