GRACCHIO ALPINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliGRACCHIO ALPINO

NOME SCIENTIFICO: Pyrrhocorax graculus
 

In estate, il Gracchio alpino è osservabile quasi esclusivamente al di sopra del limite superiore della vegetazione. Nidifica su pareti rocciose e si alimenta sulle praterie alpine e lungo i bordi dei nevai. In inverno, ma solo in presenza di abbondanti nevicate, scende sino al fondovalle frequentando prati, frutteti e centri abitati. Le stazioni turistiche situate a quote elevate offrono alla specie una sicura fonte di cibo, durante tutto il corso dell’anno, consentendole di svernare anche sino a 2.500-3.000 metri di altitudine. Il Gracchio alpino è decisamente gregario, e lo si può osservare riunito in stormi composti da svariate decine di individui, anche fino a un migliaio d’inverno. Compie regolari spostamenti giornalieri fra i dormitori – o i nidi posti sulla roccia – e i luoghi di alimentazione…

Prospettive

Studi approfonditi sulla specie sono stati effettuati a livello locale, nelle popolazioni piemontese e lombarda. Il Gracchio alpino è inoltre sufficientemente studiato per quanto riguarda ecologia e distribuzione ma, a causa dell’oggettiva difficoltà di effettuare indagini negli ambienti aspri e rocciosi in cui la specie vive e nidifica, mancano dati quantitativi sufficientemente approfonditi sulle dimensioni delle colonie in ambito alpino e appenninico.

Sarebbe quindi necessario condurre, avvalendosi di una metodologia standardizzata, conteggi accurati su alcune delle maggiori colonie riproduttive note. Sulla base di questi studi andrebbe poi predisposto un modello per stimare la consistenza riproduttiva e post-riproduttiva delle popolazioni su ampi settori montani.

Per la popolazione appenninica, per la quale sono state riscontrate negli ultimi 40-50 anni contrazioni di areale e consistenza numerica delle popolazioni, sarebbe poi opportuno formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) con metodo PVA, anche se allo stato attuale mancano informazioni sufficienti per condurre l’analisi. Risulta quindi importante promuovere studi pluriennali di monitoraggio sulle poche colonie appenniniche, anche per valutare l’eventuale impatto di impianti eolici esistenti nonché di quelli in progetto su crinali e versanti in aree aperte.

Per poter procedere con un confronto oggettivo delle diverse realtà alpine e appenniniche, è in ogni caso essenziale promuovere indagini mirate sul successo riproduttivo, sui fattori che lo influenzano e sull’esatta consistenza delle principali colonie.