GUFO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliGUFO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Asio otus
 

Il Gufo comune non può muovere gli occhi: in compenso, però, riesce a ruotare la testa di ben 270°. Durante l’inverno, questo interessante rapace notturno si riunisce, di giorno, su alberi usati come posatoi, probabilmente per assicurarsi protezione reciproca, e, da qui, prende il volo per cacciare, quando cala il buio. All’inizio della primavera, poi, le colonie si disperdono, per formare le coppie e nidificare. Nella tradizione fiabesca e nel mondo dell’animazione il Gufo è quasi sempre rappresentato come un animale saggio ed erudito, che diffonde la sua cultura a tutta la comunità animale – e talvolta umana – con cui entra in contatto; al tempo stesso, viene rappresentato come un essere dal carattere molto pignolo e permaloso. Secondo una leggenda popolare nord-europea, il Gufo era considerato l’uccello portafortuna delle principesse discendenti da una misteriosa dinastia detta “Clementinum”, insediatasi in Scandinavia intorno al 340 d.C. dal Mediterraneo…

Minacce

Nel nostro Paese il Gufo comune è presente in tutte e tre le principali regioni biogeografiche, alpina, continentale e mediterranea. Le informazioni sui fattori limitanti la sua presenza sono scarse. Tra i fattori di rischio, si trovano invece certamente elettrocuzione, impatto contro cavi sospesi e recinzioni, abbattimenti illegali in periodo di caccia.

Storicamente, le campagne di controllo delle popolazioni di arvicole condotte negli anni Settanta con potenti topicidi, hanno probabilmente avuto effetti negativi su questa ed altre specie predatrici: questo fattore di rischio, anche se meno impattante rispetto al passato, è a tutt’oggi ancora presente soprattutto in ambienti rurali coltivati a frutteto.

Più gravi rispetto ad altre specie di Strigiformi appaiono, poi, le perdite dovute al traffico veicolare: su 800 strigiformi raccolti sulle strade italiane, nel periodo 1990-2000, il 13,5% apparteneva a questa specie. Disturbo antropico e distruzione dei siti riproduttivi, alterazione degli habitat di nidificazione e caccia, sono gli altri fattori – insieme alle minacce sopra riportate – che possono inficiare il successo riproduttivo.

Per l’Italia, i valori riportati sono pari a 2,3 giovani involati per nido. In provincia di Parma, in 34 nidi sono state conteggiate 4 uova in circa i due terzi dei casi, 3 uova in un caso su cinque, mentre percentuali inferiori al 10% riguardano le covate con 2 o 5 uova. Nella Riserva del Litorale Romano, da 3 nidificazioni è stato riscontrato l’involo di 9 giovani in totale, per una media di 3 giovani per coppia.