GUFO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliGUFO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Asio otus
 

Il Gufo comune non può muovere gli occhi: in compenso, però, riesce a ruotare la testa di ben 270°. Durante l’inverno, questo interessante rapace notturno si riunisce, di giorno, su alberi usati come posatoi, probabilmente per assicurarsi protezione reciproca, e, da qui, prende il volo per cacciare, quando cala il buio. All’inizio della primavera, poi, le colonie si disperdono, per formare le coppie e nidificare. Nella tradizione fiabesca e nel mondo dell’animazione il Gufo è quasi sempre rappresentato come un animale saggio ed erudito, che diffonde la sua cultura a tutta la comunità animale – e talvolta umana – con cui entra in contatto; al tempo stesso, viene rappresentato come un essere dal carattere molto pignolo e permaloso. Secondo una leggenda popolare nord-europea, il Gufo era considerato l’uccello portafortuna delle principesse discendenti da una misteriosa dinastia detta “Clementinum”, insediatasi in Scandinavia intorno al 340 d.C. dal Mediterraneo…

Prospettive

Informazioni sufficienti sono disponibili per quanto riguarda la distribuzione, l’ecologia e lo spettro alimentare del Gufo comune nell’Italia centro-settentrionale, ma mancano dati quantitativi e stime di popolazione accurate su diverse aree del Mezzogiorno, e in particolare Calabria, Campania e Basilicata. A livello nazionale, sarebbe quindi necessario promuovere più studi a medio termine per valutare, su una scala sufficientemente ampia, i principali parametri riproduttivi e demografici della specie.

Le difficoltà di censimento, dovute soprattutto alle abitudini notturne e al suo comportamento elusivo, portano molto verosimilmente a una sottostima dell’effettiva consistenza delle popolazioni. Sulla base dei valori di densità riportati, si propone un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 1,5 coppie per kmq. Tuttavia, questo valore può essere superato dove la specie viene favorita da interventi mirati – ad esempio tramite la posa di cassette nido, come in provincia di Alessandria dove si sono raggiunte densità pari a 1,8 coppie per kmq) oppure in contesti particolarmente idonei (ad esempio sulla Majella, anche fino a 3,65 coppie per kmq).

Nel complesso, per diminuire la mortalità riscontrata andrebbero messe in atto azioni mirate per limitare l’impatto di infrastrutture di origine antropica quali cavi sospesi, vetrate, ecc. Nel corso di tagli forestali, andrebbero ad esempio evitati i pericolosi fili a sbalzo sostituendoli con l’impiego di gru a cavo meno impattanti. In ambito planiziale e agricolo, andrebbe poi rivolta maggiore attenzione nella pianificazione territoriale e infrastrutturale prevedendo azioni finalizzate al mantenimento, o al ripristino, di ambienti diversificati dal punto di vista ecologico.

In Pianura Padana, poi, occorre prevedere a scala di paesaggio la costituzione di una più fitta rete di aree verdi in connessione con gli ambienti ripariali delle principali aste fluviali. Vantaggi a scala locale potrebbero inoltre dipendere dal mantenimento degli alberi che ospitano nidi di Corvidi e dalla posa di cassette nido. Ulteriori benefici per la specie potrebbero derivare dall’incentivo a produzioni agricole che prevedano la lotta integrata o l’assenza di trattamenti, promuovendo il mantenimento di forme tradizionali di pascolo estensivo e agricoltura a basso grado di meccanizzazione. Occorre, infine, tutelare i dormitori invernali da forme di disturbo antropico preservando gli alberi utilizzati.