LANARIO - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliLANARIO

NOME SCIENTIFICO: Falco biarmicus feldeggii
 

“Compagno di giochi” ideale per gli esperti falconieri – in picchiata questo uccello può raggiungere anche i 300 km orari – il Lanario è inconfondibile nell’aspetto, con il capo rossiccio caratterizzato da una evidente striatura nera posta a guisa di “baffo”. Purtroppo, la storia del Lanario è anche quella di un vero e proprio sterminio, a causa del furto delle uova e dei pulcini tradizionalmente in uso presso moltissime delle aree di nidificazione in Europa, Nord Africa, Medio Oriente...

 

Ordine: Falconiformes  Famiglia: Falconidae

L’Italia è la patria del Lanario. Almeno, lo è se si considera la sola sottospecie feldeggii , presente in Europa fino alla Turchia e al Caucaso eppure concentrata in gran parte nella nostra penisola. Dall’apertura alare di poco superiore al metro, il Lanario può essere considerato un rapace di medie dimensioni.

Grande predatore, cattura facilmente in volo anche uccelli di taglia media, pur non potendo tollerare prede troppo pesanti. Difficile confonderlo con altre specie, grazie alla caratteristica colorazione del capo, in cui risalta il “baffo” nero, ossia un’importante striatura fra il becco e gli occhi. Il resto del piumaggio presenta sfumature di grigio, più scuro nelle penne del volo.

Simile – anche nel baffo – al “cugino” Falco pellegrino, il Lanario se ne distingue per la differente struttura delle ali, e per capo e ventre decisamente più chiari. Capace di raggiungere in picchiata velocità enormi – anche 300 km orari – dà il meglio di sé in presenza di correnti ascensionali, che il rapace è in grado di sfruttare con grande abilità.

In Italia è presente a partire dall’Appennino bolognese fino all’estrema propaggine meridionale della Sicilia. Un’areale abbastanza vasto al quale non corrisponde però una popolazione altrettanto significativa, nonostante il Lanario dopo essere stato cacciato e depredato per decenni figuri attualmente tra le specie che godono di maggiore protezione nel nostro Paese.

Prospettive

Gli esperti hanno dimostrato che nelle regioni d’Italia in cui i siti riproduttivi sono troppo esposti al disturbo da parte dell’uomo le popolazioni di Lanario tendono a mostrare fenomeni di decremento anche repentino. Questo anche a causa dell’estrema frammentazione delle popolazioni, con singole colonie estremamente ridotte e dunque vulnerabili anche rispetto a singoli episodi di disturbo.

Per stabilire con una buona approssimazione la capacità di sopravvivenza autonoma di questa specie in Italia nei prossimi cento anni, è utile suddividere la popolazione di Lanario in cinque sotto-popolazioni, che a loro volta possono essere riunite in due macro-popolazioni, quella peninsulare e quella siciliana. Non esistendo dati specifici sulla mortalità della specie, si possono prendere a riferimento quelli relativi al Falco pellegrino, con biologia riproduttiva ed esigenze ecologiche simili.

In base ai calcoli effettuati, per la popolazione peninsulare è auspicabile il raggiungimento di una quota di coppie nidificanti non inferiore a 265, pari a 630 individui. La Minima Popolazione Vitale (MVP) per la popolazione siciliana può invece essere fissata nell’ordine delle 170 coppie. Entrambi valori abbastanza distanti da quella che è l’attuale consistenza della popolazione di Lanario nel nostro Paese.

Assolutamente da perseguire, tramite mirate azioni di conservazione, è dunque un incremento di queste popolazioni in direzione della MVP proposta, o comunque di un target di conservazione di breve termine identificabile in 100 coppie per la Sicilia e 150 per l’Italia peninsulare, il che già ridurrebbe della metà la probabilità di estinzione nei prossimi 100 anni.

Minacce

Il Lanario predilige ambienti aperti e “steppici”, anche se a differenza di altre specie può frequentare una grande varietà di habitat, che vanno dai deserti in senso stretto alle praterie appenniniche. L’ampia gamma di specie predate e l’abitudine di cacciare spesso in coppia, gli permette di occupare ecosistemi anche relativamente poveri, caratterizzati da una bassa densità di prede, ambienti che difficilmente potrebbero essere tollerati da altri rapaci di dimensioni simili.

Un fattore che ha giocato sicuramente a favore rispetto alla stabilità negli anni di una popolazione così ridotta e frammentata, pur se distribuita in modo abbastanza omogeneo in tutta quella parte di collina compresa tra i 400 e i 500 metri sul livello del mare. Come altri rapaci, il Lanario non si costruisce da solo il nido, ma occupa quello lasciato eventualmente libero da corvidi o altre specie, sebbene la specie nidifichi quasi sempre su parete rocciosa. .

Una delle minacce principali per questa specie, finita l’era della predazione selvaggia delle uova e dei pulcini – un fattore terribilmente impattante durante il secolo scorso – è rappresentato oggi, per quanto riguarda la popolazione italiana, dal disturbo ai siti riproduttivi. Avendo l’abitudine di nidificare su pareti rocciose, il Lanario infatti viene particolarmente disturbato dalla presenza di turisti (specialmente scalatori).

Per quanto riguarda la predazione, appare significativo il problema della competizione con altri rapaci, specialmente il Gufo reale, e le stesse uova e i pulcini sono spesso preda del Corvo imperiale. A livello più generale, restano comunque diverse minacce, che si possono esporre in ordine di importanza: prima tra tutte, la perdita di habitat, quindi il degrado ambientale e la perdita di idonei siti riproduttivi. Non è ancora chiaro quanto la frammentazione dell’areale possa influire sulla salute della specie, certamente caccia e bracconaggio continuano ad avere un impatto piuttosto pesante sulla popolazione di Lanario. Ulteriori minacce sono costituite dall’inquinamento, dalla collisione con i cavi dell’alta tensione e dalla competizione con altri uccelli o rapaci, che può avere conseguenze importanti su scala locale.

Stato di salute

A livello comunitario, il Lanario viene classificato come “vulnerabile”. Su scala continentale le cose non vanno meglio, con la specie che ha evidenziato un largo declino tra il 1970 e il 1990, solo parzialmente rientrato nel decennio successivo. In Italia, nidificano non più di 140-172 coppie, una popolazione rilevantissima, se si pensa che a livello dell’Ue la popolazione di Lanario non supera le 200 coppie, pari circa un quarto della popolazione europea complessiva.

Pur non esistendo stime accurate sulla popolazione turca e caucasica – le stime secondo le quali la popolazione globale della sottospecie è pari a 261-472 coppie potrebbero essere da rivedere al rialzo – il Lanario trova comunque la propria principale area di nidificazione in Italia, che ospita almeno il 70-80% della popolazione dell’Unione Europea della sottospecie feldeggii . Dati che dimostrano chiaramente quanto sia rilevante il ruolo del nostro Paese nella conservazione della specie.

Tutelata sia da un Piano d’Azione Internazionale che da uno nazionale, inclusa nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, particolarmente protetta dalla legislazione venatoria, la popolazione nazionale di Lanario risulta abbastanza stabile negli ultimi 30 anni, mai al di sotto, secondo le stime più accurate, delle 170 coppie. Anche l’aumento registrato dal 2000 – quando erano state censite 100-140 coppie – non dovrebbe considerarsi tale ma solo il frutto di una migliorata conoscenza della distribuzione della specie.

Scendendo nel dettaglio, nell’Italia peninsulare nidificherebbero tra le 121 e le 124 coppie, tra 70 e 80 in Sicilia. Stime frutto di studi più recenti che porterebbero il totale delle coppie nidificanti a quota 200. Presente già dall’Emilia-Romagna – questo è il limite settentrionale dell’areale – la distribuzione della specie è però estremamente disomogenea e frammentata,.

Tendenzialmente stabile nell’Appennino centro-settentrionale, la popolazione di Lanario ha conosciuto un leggero incremento in Toscana e Molise, mentre nel resto dell’Italia centrale la popolazione risulta per lo più stabile. Anche i dati sulla Sicilia appaiono confermati alla luce dei più recenti studi, lasciando intuire, anche in questo caso, un trend orientato alla sostanziale stabilità.

Semaforo

Il trend della popolazione nazionale di Lanario non appare fortemente negativo negli ultimi anni. Detto questo, la consistenza assoluta di tale popolazione è ancora troppo al di sotto del Valore di Riferimento Favorevole per fugare ogni dubbio sulla capacità di sopravvivenza della specie nel medio e lungo termine. Potrebbero infatti essere sufficienti singoli eventi negativi o singole stagioni sfavorevoli alla riproduzione per compromettere questa relativa stabilità. Anche la riduzione di molti degli ambienti aperti e il degrado di ampie aree agricole a causa della progressiva intensificazione delle coltivazioni rischiano di compromettere la capacità portante dell’habitat, mentre il disturbo ai siti riproduttivi può avere effetti molto pesanti su presenza e produttività delle coppie nidificanti.

 

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile ma soggetto a fluttuazione inadeguato
Popolazione trend incerto; inferiore all’FRV cattivo
Habitat della specie in diminuzione/degrado cattivo
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Una breve serie di suoni acuti e intermittenti, a cui seguono versi più gravi e profondi. Difficile udirlo in prossimità del nido, che il Lanario ama costruire su pareti rocciose, habitat da evitare, in certe stagioni  per non disturbare il delicatissimo momento della riproduzione...