MARANGONE MINORE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliMARANGONE MINORE

NOME SCIENTIFICO: Phalacrocorax pygmeus
 

Il primo nido di Marangone minore nel nostro Paese è stato avvistato nell’oramai lontano 1981, nelle Valli di Comacchio. Detto anche “cormorano pigmeo”, per essere il più piccolo di questa famiglia, il Marangone minore presenta una tipica colorazione marrone, su collo e capo, durante il periodo riproduttivo. Legato alla presenza d’acqua dolce, trova in paludi e fiumi il proprio habitat preferito. Attualmente, è un “abitante” stabile del grande Delta del Po…

Prospettive

In Italia, la conservazione dei siti riproduttivi e dell’habitat della specie costituisce il fattore chiave per determinare il successo della colonizzazione, e promuovere la tutela di una specie che risulta in ogni caso, nonostante l’espansione registrata a livello nazionale, minacciata a livello globale. Nonostante un buon incremento numerico e di areale, anche in Italia la specie non si trova al riparo da eventuali minacce, prima tra tutte la concentrazione in un numero di siti ridottissimo e la conseguente elevata esposizione anche a singoli eventi negativi.

Tra dicembre e febbraio, per esempio, in alcune aree si registrano concentrazioni importantissime della specie, anche 1.900 individui in un solo sito (questo il dato raccolto alle Cave di Cinto Caomaggiore nel 2004). Anche le principali zone di riproduzione – Valli di Comacchio e Delta del Po – registrano concentrazioni importanti in un ridottissimo numero di siti, come le almeno 100 coppie presenti tra Pialasse e Valli Ravennati.

Inoltre, la condivisione di questo habitat con altre specie di uccelli – in particolare gli aironi – può provocare una diminuzione della disponibilità di prede che potrebbe avere effetti deleteri sull’esito della riproduzione, di cui comunque non si hanno dati specifici né per l’Italia né per gli altri Paesi europei. Anche per questo – oltre che per la colonizzazione avvenuta in tempi troppo recenti – non risulta possibile fornire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie.

Siti riproduttivi e dormitori – i primi concentrati tra il Delta e le Valli di Comacchio, i secondi più distribuiti anche nelle Lagune Venete – andrebbero comunque tutelati da ogni forma di disturbo antropico e anche dall’eccessivo sfruttamento a fini di pesca, che può rappresentare sia una minaccia diretta per la specie sia, indirettamente, causare una diminuzione della disponibilità di prede. Allo stesso tempo, va difesa quell’alternanza tra fitti canneti e specchi d’acqua libera che costituisce l’ideale per il completamento del ciclo riproduttivo coniugando la possibilità di costruire il nido con ampie zone di acqua libera in cui pescare.