PASSERA SARDA - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPASSERA SARDA

NOME SCIENTIFICO: Passer hispaniolensis
 

L’evidente macchia nera sul petto del maschio la distingue immediatamente dalle altre specie di Passeri. Peraltro, a differenza della maggior parte di questi, predilige le zone poco frequentate dall’uomo, come le aree ricche di cespugli e luoghi dove nascondersi. In linea con il carattere aspro e selvaggio della Sardegna, il principale territorio della nostra Penisola abitato dalla specie…

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Passeridae

Lunga circa 15 centimetri, per un’apertura alare di 23-26 centimetri, non supera di solito i 30 grammi di peso. Petto e dorso, con molte macchie nere, la distinguono immediatamente da altre specie di Passeri. La specie presenta un dimorfismo sessuale evidente: la femmina è bruno-grigia, mentre il maschio è di un marrone più marcato, con una macchia nera sotto la gola e macchioline anch’esse nere diffuse su tutto il petto. Simile a quella delle femmine è la livrea degli individui più giovani.

Ben distribuita tra Europa meridionale e Nordafrica, la Passera sarda è presente, con la sottospecie nominale P. h. hispaniolensis  in Spagna, Balcani, Grecia e porzione settentrionale del continente africano, dal Marocco alla Libia. In Italia la si ritrova in Sardegna, ma anche con distribuzione relativamente ampia in Sicilia, ove occupa aree dal livello del mare fino ai 1.000 (in Sardegna) o 1.900 metri di quota (in Sicilia). Un piccolo nucleo è storicamente presente anche nella Puglia garganica e – in tempi recenti – anche nel Delta del Po.

Tipicamente onnivora, si nutre di semi, frutta, insetti. A differenza di altre specie di Passeri, predilige tuttavia le zone non troppo frequentate dall’uomo, come luoghi aperti, rocciosi, ma anche boschi e foreste. A differenza di quanto avviene per la Passera d’Italia, rilievi effettuati in Sardegna indicano che la Passera sarda si osservi raramente nel corso della giornata nei centri abitati: può tuttavia formare grandi dormitori notturni sugli alberi delle piazze di città (come osservato a Porto Torres, Bosa, Cagliari, Alghero e Oristano).

Costruisce il nido su alberi, vecchi casolari, in vecchi nidi di altri uccelli, sia in colonie – è frequente l’associazione con Storno e Passera lagia, come numerosi sono gli ibridi con Passera d’Italia. Da aprile in poi e per un massimo di 3 covate l’anno la coppia depone 4-6 uova, alla cui incubazione – che avviene di solito dopo 11-13 giorni – provvede soprattutto la femmina. A un paio di settimane dalla schiusa i pulcini sono in grado di lasciare il nido.

Prospettive

A parte alcune informazioni raccolte nell’ambito del progetto MITO 2000, mancano ad oggi dati sufficientemente approfonditi per stabilire il reale stato di conservazione della specie. Il tutto a fronte di un quadro contrastante, dove al declino registrato nel primo decennio degli anni ’2000 sembrano essersi accompagnati più recenti segnali di espansione di areale che lasciano presagire una probabile colonizzazione di nuove aree.

Di conseguenza, si rende necessario un approfondito monitoraggio delle popolazioni, con particolare riferimento all’avvio di indagini mirate su successo riproduttivo e parametri demografici. Tali studi permetterebbero infatti di individuare gli eventuali fattori in grado di influenzare in modo decisivo il trend delle popolazioni. Trattandosi di una specie semicoloniale e abbondante, non è comunque possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).

In linea generale, la Passera sarda può essere favorita da pratiche agricole estensive quali agricoltura biologica, mantenimento di incolti e di fasce inerbite, conservazione di spazi naturali e, più in generale, da sistemi tradizionali di gestione dei suoli. Anche la riduzione dell’inquinamento urbano e la salvaguardia dei vecchi edifici idonei ad ospitare il nido può avere effetti positivi su questa ed altre specie di Passeri.

Minacce

Analogamente a quanto osservato per la Passera europea, alcuni cambiamenti nelle pratiche agricole hanno influenzato negativamente questa specie. In particolare, vanno evidenziati come potenziali fattori di minaccia la riduzione degli incolti e delle erbe infestanti; la riduzione dei campi coltivati a grano; la progressiva scomparsa o degrado delle aie e delle corti.

Inoltre, la diffusione delle monocolture – e il parallelo incremento dell’uso di pesticidi – ha ridotto la disponibilità di insetti, alimento essenziale per l’alimentazione dei nidiacei. In ambiente urbano, poi, altri fattori possono contribuire al declino di questa ed altre specie di Passeri come per esempio la diminuzione delle cavità idonee alla costruzione del nido a seguito della ristrutturazione di edifici e la scarsità di materiale disponibile per la costruzione dei nidi stessi. In città, anche l’inquinamento atmosferico contribuisce a ridurre la quantità di insetti disponibili per i pulcini, mentre è stata osservata la competizione della Passera sarda con il Colombo di città, per le risorse alimentari, e con lo Storno per aggiudicarsi siti di nidificazione idonei.

In Algeria è stata rilevata un’elevata incidenza della predazione al nido da parte di serpenti e di Airone guardabuoi. L’infertilità delle uova è un’altra causa importante di insuccesso riproduttivo. In Kazahstan il minore successo riproduttivo nelle covate più grandi è da attribuirsi alla schiusa asincrona delle uova, che porta il più giovane dei nidiacei a soccombere a causa della competizione con i fratelli. In Spagna, su un campione di 2.951 uova, il 68,6% si sono schiuse e il 35,5% ha portato all’involo di pulcini. In Italia, per la popolazione sarda, è stata rilevata una media di 4,3 uova per covata, mentre nessun dato è disponibile sul successo riproduttivo.

Stato di salute

Nel rapporto BirdLife International (2004) la specie risulta stabile in Europa e viene quindi considerata con stato di conservazione “sicuro”. Nonostante nel decennio 1990-2000 la popolazione greca e quella turca – molto importante – siano risultate in diminuzione, altre popolazioni chiave come quella italiana e bulgara hanno mostrato un incremento numerico o hanno mantenuto i propri effettivi.

Attualmente, la popolazione dell’Unione europea viene stimata 1.175.000-2.514.000 coppie, pari al 40,5-42% della popolazione continentale complessiva e a una frazione compresa tra il 25% e il 49% di quella globale della specie. La popolazione italiana è stimata in 300.000-500.000 coppie, stabili nel periodo 1990-2000, ed è una delle più importanti a livello europeo, rappresentando una frazione importante sia di quella dell’Ue (dal 19,9 al 25,5%) sia di quella continentale (8,1-10,7%). Pertanto l’Italia riveste un ruolo strategico per la conservazione della specie.

Sebbene nel periodo 1990-2000 la popolazione italiana sia apparsa stabile, nel periodo 2000-2009, in accordo con i dati raccolti per il progetto MITO 2000, l’andamento della Passera sarda ha mostrato una tendenza generale al declino moderato, stimato in 4,63% punti percentuali. Esistono però, al contempo, segnali di una possibile – e ancora più recente – espansione della specie, con conseguente colonizzazione di altre aree della Penisola (come il Delta del Po), che potrebbe essere spiegata dall’incremento demografico e dall’espansione di areale che, a partire dagli anni ’50, ha interessato alcune popolazioni balcaniche.

In Italia la Passera sarda è nidificante e migratrice regolare. Le popolazioni nidificanti nella porzione più meridionale dell’areale sono invece migratrici parziali. Gli individui che si riproducono nell’Africa nord-occidentale mostrano comunque un comportamento migratorio. Per quanto riguarda i dati sugli inanellamenti, i movimenti di individui esteri ripresi in Italia fanno riferimento a un piccolo campione di appena quattro casi, tutti riferiti a soggetti inanellati in Tunisia.

La Passera sarda non è inserita nella Lista rossa nazionale. Risulta inoltre tra le specie non cacciabili in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).

Semaforo

I risultati del progetto MITO 2000 indicano, per la Passera sarda, un moderato declino. Nel contempo, non mancano avvisaglie di una più recente espansione di areale in zone della Penisola in cui la specie era precedentemente assente. In base al potenziale impatto negativo dei cambiamenti avvenuti in ambiente agricolo e urbano – e in attesa di indagini mirate su fattori in grado di influenzare in modo decisivo consistenza e trend di popolazione – lo stato di salute della specie nel nostro Paese è da ritenersi inadeguato.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Stabile o in espansione Favorevole
Popolazione Gli unici dati disponibili indicano un moderato declino Inadeguato
Habitat Cambiamenti in ambiente agricolo e urbano ne minacciano l'integrità Inadeguato
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Sardegna, Sicilia, Puglia garganica: queste le uniche aree ove, storicamente, era possibile udire il richiamo di questa specie di Passero che, a differenza di molti congeneri, non ama affatto la presenza umana. Aspro e stridulo, e per nulla melodico – analogamente a quello della più diffusa Passera d’Italia – è oggi possibile udirlo anche più a nord, tra Marche e Delta del Po, aree in cui di recente sono state osservate le prime nidificazioni…