PICCHIO CENERINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliPICCHIO CENERINO

NOME SCIENTIFICO: Picus canus
 

La simbiosi di questa specie con gli alberi e con l’ecosistema del bosco presenta aspetti fenomenali. Nelle vecchie piante questo uccello costruisce il proprio nido, scavando una cavità con il becco robusto, tagliente, usato a mo’ di scalpello. Sempre dagli alberi ricava il proprio nutrimento, di solito piccoli insetti che si sono rifugiati tra gli strati di legno della corteccia (si chiamano infatti xilofagi). E una volta abbandonato, il nido del Picchio offre rifugio per tutta una serie di altri uccelli non “in grado” di costruirselo per proprio conto…

Prospettive

Fatta eccezione per alcuni approfonditi studi svolti in Trentino e in Friuli-Venezia Giulia, la specie non risulta ancora abbastanza studiata nei principali parametri demografici e riproduttivi. Gli unici valori disponibili si riferiscono a popolazioni locali, per esempio la densità sulle Alpi Carniche, stimata in 1,16 maschi riproduttivi ogni km quadrato, densità che sale a 1,28 nelle Prealpi Carniche.

Dati, questi, che risultano chiaramente insufficienti per la determinazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Considerata anche la scarsa disponibilità di conoscenze sulle specie affini, è più utile fornire indicazioni generali di conservazione che partono anche in questo caso dalla necessità di mettere in atto una gestione forestale compatibile con le esigenze ecologiche di questa ed altre specie.

Particolare cautela dovrebbe essere adottata soprattutto sui siti di presenza sporadica, ubicati ai margini dell’areale. La tutela dei boschi residui di fondovalle o ripariali – dove il Picchio cenerino può nidificare indifferentemente in pioppi, faggi, querce, tigli, occasionalmente salici – costituisce la principale garanzia per la nidificazione della specie anche in quelle aree dove la sua presenza è più frammentata e irregolare. Le stesse azioni dovrebbero coinvolgere le foreste a bassa quota, salvaguardando ove possibile proprio quelle piante vecchie o “marcescenti” che rappresentano invece l’ideale per la costruzione del nido.