SPATOLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSPATOLA

NOME SCIENTIFICO: Platalea leucorodia
 

La Spatola  ha “deciso” di nidificare in Italia solo a partire dal 1989. Come altre specie simili, ha trovato il proprio habitat ideale nelle Valli di Comacchio, quel che resta di un’area umida che in tempi storici andava dalla costa emiliano-romagnola fino alla bassa modenese. Per comprendere la ragione del buffo nome che le è stato assegnato, basta dare un’occhiata alla forma del becco, in tutto e per tutto simile all’attrezzo utilizzato in edilizia. Piatto e largo all’estremità, questo particolarissimo becco permette alla Spatola di “avvertire” la preda, mentre, di passaggio nell’acqua bassa, ne sfiora la parte inferiore…

Minacce

La Spatola abita generalmente aree pianeggianti a latitudini medio-basse, con clima relativamente mite e ampia disponibilità di acque basse, solitamente estese, idonee per l’alimentazione. Piuttosto intollerante alla marea e alla profondità, la specie non tollera neppure specchi d’acqua troppo vegetati, così come porzioni stagnanti con limitatissimo o assente scambio idrico. Per la costruzione del nido predilige i canneti, i cespugli o gli alberi sparsi, come pioppi e salici.

Affinché le nidificazioni della specie non restino episodi isolati, è essenziale che le colonie siano altamente protette sia dal disturbo umano, sia dai predatori. Per questo la specie non di rado predilige gli isolotti alla terraferma. Il disturbo da parte di predatori può causare anche il totale abbandono di un sito riproduttivo, come di recente avvenuto in Olanda a causa dell’abbondante presenza di volpi.

Variazioni del livello delle acque, condizioni climatiche e disponibilità di cibo possono avere grande impatto sull’esito della nidificazione. La spatola si dimostra molto sensibile non solo ai predatori – e al disturbo umano – ma anche a singoli episodi di alterazione delle zone umide che possono causare la totale perdita della covata. Per esempio, in caso di brusco innalzamento del livello dell’acqua, che può portare alla sommersione dei nidi e a una mortalità dei pulcini – di solito pari a circa il 25% entro i primi 10 giorni di vita – vicino al 100%.

Lenta e modesta appare, allo stesso tempo, l’espansione di areale della specie, nonostante l’incremento relativamente confortante della popolazione a pochissimi anni dalla colonizzazione. Un’evidenza – la concentrazione della specie, pur in espansione, in un ristrettissimo numero di siti – che suggerisce prudenza nella valutazione sulla loro idoneità, mentre le stesse aree di svernamento appaiono frequentate in modo altalenante, a causa delle abitudini fortemente gregarie di questa specie.