STERNA COMUNE
NOME SCIENTIFICO: Sterna hirundoAbilissima nel volo, è in grado di compiere tuffi spettacolari per procurarsi il cibo. Questo grazie all’apertura alare, molto ampia per un uccello dalle dimensioni dopotutto modeste, e soprattutto grazie alla lunga coda biforcuta, che permette alla Sterna comune un controllo assoluto delle “manovre di volo”. Un’abilità che ricorda molto da vicino quella delle rondini. Anche per questo, la Sterna comune è a volte conosciuta con il nome di “Rondine di mare”…
Minacce
La popolazione di Sterna comune italiana ha sofferto in passato di gravi problemi di conservazione dovuti alle condizioni riscontrate nelle aree di svernamento africane. Questo a causa della persecuzione diretta tradizionalmente in uso presso i Paesi africani che si affacciano sull’Atlantico. Positivi e intensi interventi di sensibilizzazione e conservazione hanno portato a una netta diminuzione di questa attività illegali.
A livello nazionale, pur in una situazione generale di stabilità delle popolazioni, hanno giocato a sfavore della specie singoli eventi sfavorevoli, responsabili di alcuni importanti decrementi registrati a livello locale. A Venezia, per esempio, dove le cattive condizioni meteorologiche hanno causato la perdita di centinaia di nidi nel 1996. Trend negativi importanti hanno interessato anche il medio e alto corso del Po, mentre la popolazione sarda della specie pare aver conosciuto un generale incremento, passando dalle 150-240 coppie della prima metà degli anni Ottanta alle 450 del 1995.
Dal punto di vista delle esigenze ecologiche, la specie mostra una buona adattabilità a tutta una serie di ambienti acquatici che vanno dalle aree costiere ai fiumi interni, pur evitando accuratamente acque gelate e siti troppo esposti alle intemperie, così come aree a vegetazione troppo densa o fitta. Durante la nidificazione, la Sterna comune si dimostra particolarmente sensibile al maltempo, alle inondazioni, all’eventuale eccessiva presenza di predatori, nonché al disturbo da parte dell’uomo.
La disponibilità di acque basse per il foraggiamento e di isolotti per la nidificazione, sembrano essere le principali caratteristiche che influenzano la presenza della specie, che può essere gravemente minacciata sia da modificazioni dell’habitat riproduttivo sia, più in generale, dal disturbo arrecato dalle attività umane. In Italia, in particolare, la specie soffre la quasi totale “regimazione” degli alvei dei fiumi, che causano la drastica riduzione di isolotti, spiagge e sponde ghiaiose prive di vegetazione, che rappresentano i siti riproduttivi più importanti della specie.