STERNA COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSTERNA COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Sterna hirundo
 

Abilissima nel volo, è in grado di compiere tuffi spettacolari per procurarsi il cibo. Questo grazie all’apertura alare, molto ampia per un uccello dalle dimensioni dopotutto modeste, e soprattutto grazie alla lunga coda biforcuta, che permette alla Sterna comune un controllo assoluto delle “manovre di volo”. Un’abilità che ricorda molto da vicino quella delle rondini. Anche per questo, la Sterna comune è a volte conosciuta con il nome di “Rondine di mare”…

Stato di salute

Attualmente la Sterna comune è classificata nell’Unione Europea come sicura, e anche a livello continentale questa specie mostra uno stato di conservazione favorevole. Generalmente stabili tra il 1970 e il 1990, le popolazioni hanno mantenuto la propria consistenza numerica – pari a 140-190mila coppie nell’Ue – pressoché invariata anche nel decennio successivo.

La popolazione comunitaria corrisponde a una frazione compresa fra un terzo e la metà di quella continentale, che potrebbe raggiungere le 570mila coppie. Solo poco più dell’1% – il 3% su scala comunitaria – nidifica in Italia, e cioè, in base agli ultimi censimenti, 4-6mila coppie, relativamente stabili tra il 1990 e il 2000.

Non molte, per la verità, le segnalazioni di individui “esteri”, con le ricatture di soggetti inanellati provenienti principalmente dalle coste atlantiche, dalla spagna fino all’Africa. In massima parte si tratta di individui che hanno scelto l’Italia quale zona di passaggio per raggiungere i quartieri di svernamento: difficilmente sorvolando il Mediterraneo in linea retta, ma nella maggior parte dei casi seguendo le coste del “Mare Nostrum” e scavalcando il continente nei pressi di Gibilterra.

Attualmente, l’area principale di presenza della specie nel nostro Paese comprende le coste dell’Alto Adriatico, dove sono stimate dalle 1.194 alle 1.358 coppie, nidificanti tra il bacino del Reno e quello dell’Isonzo. La tendenza è al generale aumento in tutte i siti considerati, a cui va aggiunta la recente colonizzazione della pianura bolognese in seguito al ripristino di alcune zone umide. A fronte di generale stabilità o incremento vanno però segnalate alcune evidenti fluttuazioni locali, compresi decrementi importanti quali quelli che hanno interessato la parte di laguna aperta di Venezia e, più di recente, le Valli di Comacchio.