STERNA ZAMPENERE - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSTERNA ZAMPENERE

NOME SCIENTIFICO: Sterna nilotica
 

Lunga quasi 40 cm, è inconfondibile per il suo piumaggio candido, a cui fa da contrasto il becco nero pece e la calotta nera di piume che ricopre la parte superiore del capo, per scendere di qualche centimetro sul retro del collo. Snella ed elegante in volo, ha iniziato a riprodursi nel nostro Paese nell’oramai lontano 1954, quando i primi nidi furono avvistati nelle Valli di Comacchio…

 

Ordine: Charadriiformes  Famiglia: Sternidae

Presente in quasi tutto il mondo in 6 differenti sottospecie, la Sterna Zampenere nidifica in Italia solo dal 1954, quando ha iniziato a riprodursi nelle Valli di Comacchio. In seguito la specie ha colonizzato la Puglia, la Sicilia e la Sardegna, e restano questi, attualmente, i principali siti italiani di presenza per la specie.

Oltre all’Italia, la sottospecie nilotica  abita Europa, Africa nord-occidentale, Medio Oriente, determinate aree della Cina e del Pakistan, probabilmente lo Sri Lanka. Una particolare sottospecie, nilotica affinis , è tipica dell’Asia orientale, mentre le restanti sottospecie si suddividono l’Australia e le Americhe.

Dal piumaggio candido, la Sterna zampenere – pur simile nell’aspetto al Beccapesci – risulta inconfondibile grazie alla macchia nera posta sul capo e dal massiccio becco nero. Pur essendo di dimensioni consistenti, la specie risulta particolarmente abile nel volo: grazie a questo, riesce a soddisfare quella che risulta una dieta particolarmente ricca, che si compone soprattutto di pesci, anfibi, piccoli rettili e mammiferi, infine piccoli uccelli (e relative uova).

La stessa Sterna zampenere – o meglio, il suo nido – diventa invece facilmente attaccabile dal Gabbiano reale durante la fase della riproduzione. Una fase molto delicata, spesso inficiata, oltre che dall’eccessiva presenza di predatori, sia dal disturbo da parte dell’uomo sia da variazioni anche modeste del livello delle acque, essendo la palude l’habitat preferito dalla specie.

Prospettive

Nelle Valli di Comacchio, l’habitat originario di colonizzazione da parte di questa specie, è stato osservato un tasso di successo riproduttivo pari a 1,35 giovani involati per coppia. Una produttività mediamente più bassa di quella censita in altre aree d’Europa (1,48 il dato registrato in Danimarca). In termini di mortalità, è stato osservato (sempre in Danimarca) che meno di un giovane su due supera il primo anno di vita, mentre negli anni seguenti il tasso di mortalità si attesta sul 22,8%.

Questi del resto gli unici valori disponibili per calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), che deve tenere conto anche del tasso di mortalità medio di altre specie di Sterna, non altrettanto elevato.

Due le macro-popolazioni importanti ai fini del calcolo di questo parametro. La popolazione continentale e la popolazione sarda. Quest’ultima appare quella più a rischio: stimabile in una cinquantina di coppie, corrispondenti a 180 individui, mostra un’elevata probabilità di estinzione nei prossimi cento anni. In base ai calcoli effettuati la popolazione isolana dovrebbe raggiungere almeno i 720 individui per dimostrarsi vitale nel lungo periodo. Discorso pressoché analogo, tuttavia, per la popolazione continentale, per la quale sarebbero necessarie 570 coppie, pari a 2.000 individui, per garantire buone probabilità di autosostentamento in futuro.

Incrementare entrambe le popolazioni – attualmente ampiamente al di sotto dell’FRV proposto – risulta una condizione fondamentale per garantire la persistenza di entrambe le popolazioni. Un obiettivo raggiungibile solo attraverso la tutela e l’opportuna gestione dei siti di nidificazione, sia dal punto di vista del controllo del livello idrico sia rispetto all’esigenza di tutelare i siti da un eccessivo disturbo da parte dell’uomo.

Minacce

Stabilità o al più lieve incremento, associato però a evidenti fluttuazioni e locali estinzioni. Questa la situazione attuale della specie, sulle quali pesano fortemente due ordini di minacce. Prima tra tutte le variazioni dell’habitat, con variazioni anche minime del livello idrico che possono compromettere l’intera stagione riproduttiva e causare lo spostamento delle colonie.

Altra minaccia importante nel nostro Paese è rappresentata dal disturbo diretto presso i siti riproduttivi, che provoca conseguenze piuttosto gravi su questa come su altre specie coloniali.  Attualmente, la popolazione più importante di Sterna Zampenere vive e nidifica nell’ampia area del Delta del Po, non solo le Valli di Comacchio – dove sono stati censiti 142 nidi nel 2001 – ma anche le zone umide del ravennate, con un centinaio di coppie. Altre 50 coppie occupano la parte veneta del Delta.

Due le principali popolazioni disposte in altre aree colonizzate successivamente dalla specie, e principalmente la Puglia e la Sardegna. Ancora più marcate, in questo caso, le fluttuazioni, con differenze anche di svariate decine di coppie tra una stagione e l’altra. Una possibile spiegazione di queste fluttuazioni sta ancora una volta nell’estrema sensibilità della specie al disturbo da parte dell’uomo, mentre irrigazione e altri cambiamenti locali – qualora non comportino variazioni importanti del livello delle acque – appaiono ben tollerate.

Inoltre, la variazione del livello delle acque causa conseguenze abbastanza pesanti durante il periodo riproduttivo, comportando da un lato il rischio di sommersione dei nidi, dall’altro – in caso di eccessivo calo del livello idrico – un aumento consistente di predatori terrestri che possono minacciare i nidi (un esempio su tutti quello relativo alla colonia di Ortazzo nel 1997, in provincia di Ravenna, dove l’innalzamento delle acque ha spazzato via 14 nidi su 24 totali in una sola stagione).

Stato di salute

Le stime più recenti sulla popolazione italiana risalgono al 2002, quando sono state censite circa 550 coppie di Sterna zampenere. Relativamente stabile tra il 1990 e il 2000, ha conosciuto in seguito un discreto incremento, con il precedente censimento, datato appunto 2000, che aveva registrato 382 coppie.

La popolazione italiana corrisponde al 10% della popolazione dell’Unione Europea, e al 2-3% di quella continentale. Rara e minacciata sia all’interno che fuori i confini dell’Unione europea, la specie ha mostrato un forte declino tra il 1970 e il 1990, seguito da prevalente stabilità.

Attualmente, la popolazione “comunitaria” è pari a circa 3.800-4.000 coppie, ovvero un quarto della popolazione europea complessiva, stimata in 12-22mila coppie. Protetta dalla Direttiva Uccelli e considerata “in pericolo” dalla Lista Rossa Nazionale, la Sterna Zampenere può essere comunque trattata come una specie regolarmente nidificante nel nostro Paese, essendo la colonizzazione avvenuta oramai da molti decenni, mentre lo svernamento viene segnalato solo occasionalmente. Altri esemplari della specie sono da considerarsi migratori in viaggio da e per i siti di svernamento.

Da rilevare come la maggior parte degli individui provenienti dall’estero siano stati inanellati – in base ai dati sulle ricatture – in Francia e Ucraina, secondariamente in Spagna e Grecia. Un fatto che ha a che fare con le esigenze ecologiche di questa specie, che predilige, per nidificare, coste pianeggianti, estuari, delta, lagune, paludi, comunque poste nella zona temperata, ma anche steppica e subtropicale.

Semaforo

La popolazione di Sterna zampenere appare nel complesso in aumento su scala nazionale, specie se si prendono in considerazione le serie storiche anche senza fermarsi alle ampie fluttuazioni locali e stagionali. Resta il fatto che entrambe le popolazioni principali della specie – quella sarda e quella continentale – appaiono attualmente sensibilmente inferiori al Valore di Riferimento Favorevole per la specie. Ferma restando l’esigenza di approfondirne le esigenze ecologiche, è stata dimostrata la necessità di monitorare e tenere sotto controllo le eccessive variazioni dei livelli idrici, che possono causare la perdita di intere nidiate, nonché l’opportunità di tutelare i principali siti di presenza dal disturbo da parte dell’uomo, specialmente durante la delicata fase di nidificazione.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* nel complesso attualmente stabile inadeguato
Popolazione fluttuante, inferiore a dieci anni fa inadeguato
Habitat della specie variazioni poco note cattivo
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Piuttosto caratteristico, il canto della Sterna zampenere si compone di una fitta serie di suoni, non troppo acuti, con qualche rara variazione sul tema. Le zone migliori per osservarla e – con un po’ di fortuna – ascoltarla, sono alcune tra le più importanti aree umide del nostro Paese, dalle Valli di Comacchio al Golfo di Cagliari, fino alle principali zone umide pugliesi.