STERNA ZAMPENERE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSTERNA ZAMPENERE

NOME SCIENTIFICO: Sterna nilotica
 

Lunga quasi 40 cm, è inconfondibile per il suo piumaggio candido, a cui fa da contrasto il becco nero pece e la calotta nera di piume che ricopre la parte superiore del capo, per scendere di qualche centimetro sul retro del collo. Snella ed elegante in volo, ha iniziato a riprodursi nel nostro Paese nell’oramai lontano 1954, quando i primi nidi furono avvistati nelle Valli di Comacchio…

Minacce

Stabilità o al più lieve incremento, associato però a evidenti fluttuazioni e locali estinzioni. Questa la situazione attuale della specie, sulle quali pesano fortemente due ordini di minacce. Prima tra tutte le variazioni dell’habitat, con variazioni anche minime del livello idrico che possono compromettere l’intera stagione riproduttiva e causare lo spostamento delle colonie.

Altra minaccia importante nel nostro Paese è rappresentata dal disturbo diretto presso i siti riproduttivi, che provoca conseguenze piuttosto gravi su questa come su altre specie coloniali.  Attualmente, la popolazione più importante di Sterna Zampenere vive e nidifica nell’ampia area del Delta del Po, non solo le Valli di Comacchio – dove sono stati censiti 142 nidi nel 2001 – ma anche le zone umide del ravennate, con un centinaio di coppie. Altre 50 coppie occupano la parte veneta del Delta.

Due le principali popolazioni disposte in altre aree colonizzate successivamente dalla specie, e principalmente la Puglia e la Sardegna. Ancora più marcate, in questo caso, le fluttuazioni, con differenze anche di svariate decine di coppie tra una stagione e l’altra. Una possibile spiegazione di queste fluttuazioni sta ancora una volta nell’estrema sensibilità della specie al disturbo da parte dell’uomo, mentre irrigazione e altri cambiamenti locali – qualora non comportino variazioni importanti del livello delle acque – appaiono ben tollerate.

Inoltre, la variazione del livello delle acque causa conseguenze abbastanza pesanti durante il periodo riproduttivo, comportando da un lato il rischio di sommersione dei nidi, dall’altro – in caso di eccessivo calo del livello idrico – un aumento consistente di predatori terrestri che possono minacciare i nidi (un esempio su tutti quello relativo alla colonia di Ortazzo nel 1997, in provincia di Ravenna, dove l’innalzamento delle acque ha spazzato via 14 nidi su 24 totali in una sola stagione).