SUCCIACAPRE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSUCCIACAPRE

NOME SCIENTIFICO: Caprimulgus europaeus
 

Protagonista della tradizione popolare – che addirittura gli ha talvolta attribuito il potere di transitare le anime nell’aldilà – il Succiacapre è un uccello notturno. Sono probabilmente dovute a questo – unite a un canto particolarmente penetrante e insistente – le leggende sul conto di questo uccello, che per la verità deve il proprio nome italiano ai pastori i quali, vedendolo posato in mezzo al gregge – intento a cacciare i numerosi insetti che circondano gli escrementi – credevano che succhiasse il latte delle capre.

Stato di salute

Il declino del Succiacapre nell’intero continente europeo – con particolare riguardo all’Europa nord-occidentale – è proseguito per la maggior parte del Novecento. Ancora tra il 1970 e il 1990 la specie veniva considerata in largo declino in tutta l’Unione Europea, mentre la popolazione attuale stimata non supera le 190-400mila coppie, pari a circa il 40% della popolazione continentale complessiva, che potrebbe raggiungere il milione di coppie.

Se si pensa che l’Europa continentale ospita da sola oltre la metà della popolazione globale della specie, emerge il ruolo chiave del nostro continente nella conservazione del Succiacapre. Una priorità che riguarda anche l’Italia, dove nidificano complessivamente dalle 8 alle 20mila coppie – 10-30mila secondo altre stime – in calo tra il 1990 e il 2000.

Attualmente considerata in stato di conservazione sfavorevole nell’intera Europa, la specie è tutelata dalla Direttiva Uccelli e particolarmente protetta, in Italia, dalla legislazione venatoria. Al contingente nidificante, pari al 2-11% della popolazione “comunitaria” complessiva, si aggiunge un vasto passaggio di individui migratori che a settembre scelgono il nostro Paese quale “porta” dell’Africa, dove questa specie trascorrerà l’inverno.

Il declino registrato negli ultimi anni del Novecento non ha modificato di molto l’areale distributivo della specie, fatta eccezione per una contrazione delle aree di presenza nella Pianura Padana (contrazione che peraltro prosegue fin dagli anni Cinquanta). Certo è che la specie era un tempo molto probabilmente più diffusa. In linea generale, si è notato l’abbandono da parte della specie delle quote pianeggianti e di bassa collina, per ritirarsi a quote medie e meno soggette a interferenza antropica.