TORTORA SELVATICA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliTORTORA SELVATICA

NOME SCIENTIFICO: Streptopelia turtur
 
Semaforo Rosso

Le Tortore selvatiche sono timide e sospettose, vivono spesso isolate o in coppie, e raramente si avvicinano a una casa o a un centro abitato. Soltanto verso la fine dell’estate diventano gregarie mangiando semi vari sul terreno e abbeverandosi regolarmente ovunque vi sia un poco d’acqua pulita e un ambiente tranquillo. Rispetto al cugino Colombaccio frequentano più la collina che la montagna e più le zone aperte, meglio ancora quelle con i campi di granaglie. È facile notare l’andirivieni mattutino delle tortore tra gli alberi, ove usano dormire, e i campi, dove vanno a mangiare, mentre più tardi con il caldo tendono a recarsi all’abbeverata lungo qualche corso d’acqua, abitudine ben nota ai cacciatori per scegliere i loro appostamenti.

Prospettive

Specie poco studiata, per la quale si hanno informazioni per lo più puntiformi e generalmente relative a situazioni locali. Mancano studi estesi su ecologia e biologia riproduttiva.

Sulla base dei dati disponibili si propone come frv a scala locale una densità riproduttiva di 0.5 coppie per 10 ettari, anche se in condizioni particolarmente idonee tale valore può comunque essere superato (fino a valori max, in contesti ottimali, di 0.7 coppie/10 ettari in provincia di Firenze e di 0.7-0.8 coppie/10 ettari in provincia di Treviso in un’annata particolarmente favorevole). A scala di comprensorio (circa 100 km2) una densità di 1 coppia per 2 km può essere indicata come riferimento per aree in larga parte vocate a ospitare la specie.

La conservazione della specie in Italia deve basarsi sul mantenimento e il ripristino degli habitat idonei alla riproduzione e all’alimentazione, a partire dalla conservazione del paesaggio rurale tradizionale, in particolare attraverso la tutela e il ripristino di siepi e filari, importanti habitat di nidificazione. La riduzione nell’uso di erbicidi in ambiente agricolo durante il periodo riproduttivo può rappresentare un ulteriore elemento a favore della specie.

Si segnala inoltre la necessità di interrompere la caccia primaverile (soprattutto in Marocco e in Francia), il bracconaggio (soprattutto a Malta e in Italia) e di intervenire sui fattori di minaccia nei quartieri di svernamento (conservazione degli alberi di acacia e gestione dell’attività venatoria, soprattutto in Senegal).

La specie deve essere oggetto di regolare monitoraggio al fine di verificare il trend delle popolazioni nidificanti (prestando particolare attenzione alle popolazioni numericamente più

significative) e migratorie e trarne indicazioni per la conservazione della specie. Riguardo il tema della regolamentazione dell’attività venatoria il prelievo sulla specie in Italia non risulta compatibile con lo stato di conservazione della popolazione europea che risulta in declino e con quella nazionale che risulta cattiva. Si ritiene quindi che attualmente il prelievo venatorio sulla specie in Italia (terza domenica di settembre, 31 dicembre) non sia compatibile con il mantenimento dello stato di conservazione della popolazione europea e nazionale e, pertanto, si considera più idoneo per la conservazione della specie la sospensione dall’elenco di quelle cacciabili.