ASSIOLO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliASSIOLO

NOME SCIENTIFICO: Otus scops
 

Da “L’assiuolo” di Pascoli, dove il poeta ne ricorda, alla fine di ogni strofa, il tipico “chiù”, al compagno di Ron Weasley nella saga Harry Potter, questa specie trova ampio spazio nella letteratura e nel cinema. Nella realtà, l’Assiolo ama la solitudine – al limite la compagnia di pochi simili – e la vita notturna: poco dopo il tramonto, la specie si “risveglia” dal torpore diurno per iniziare la caccia, che perdura tutta la notte, fatta eccezione per una breve pausa. Quando si sente minacciato, l’Assiolo assume una tipica posizione “eretta”, mimetizzandosi tra la vegetazione e restando immobile anche per lungo tempo. Solo quando il potenziale nemico è abbastanza vicino, l’Assiolo spicca il volo, cambiando posatoio e riassumendo immediatamente la postura mimetica. In mancanza di vie di fuga, la specie mostra una varietà di atteggiamenti aggressivi, come soffiare, far battere il becco o sgranare gli occhi in modo asincrono, “preliminari” che possono sfociare in veri e propri attacchi diretti con artigli e becco…  

Minacce

Tra i principali fattori di rischio per la specie vanno ricordati il disturbo antropico e la distruzione dei siti riproduttivi, l’alterazione degli habitat di nidificazione e caccia e, soprattutto, l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali, l’uso di pesticidi e rodenticidi – e la conseguente diminuita disponibilità di specie preda – la distruzione di siti idonei ad ospitare il nido, come gli alberi che presentano cavità. Minacce a cui vanno aggiunti gli abbattimenti illegali, gli investimenti stradali e problematiche ambientali riscontrate nelle aree di svernamento.

Per quanto riguarda il nostro Paese, tra i fattori che hanno causato, storicamente, il declino della specie, va individuata la progressiva sostituzione delle coltivazioni di gelso impiegato per la bachicoltura con vigneti e pometi in Trentino, e con agricoltura intensiva in altri contesti planiziali del Nord Italia. Sono probabilmente tali modifiche negli ambienti agricoli di fondovalle, collina e pianura ad avere rappresentato, più di altre cause, un pesante fattore limitante per la specie.

Da rilevare anche la diminuzione – per le cause sopra ricordate – del successo riproduttivo che, ad esempio in provincia di Trento, tra il 2000 e il 2003, non ha superato gli 1,37 giovani involati per coppia territoriale (1,95 per coppia nidificante, 2 per le coppie di successo). È stato altresì osservato come, su un campione di 30 femmine, solo il 70% abbia deposto, il 67% con successo.

Il basso successo riproduttivo registrato in altre aree, come l’Oltrepò pavese, viene messo in relazione con l’elevato “turnover” dei maschi, probabilmente dovuto a una consistente mortalità nel periodo di svernamento. Qui, la già rarefatta popolazione nidificante ha subito un decremento di ben il 32% in soli tre anni, passando da 37 a 19 coppie nidificanti tra il 1992 e il 1994.