BECCACCINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliBECCACCINO

NOME SCIENTIFICO: Gallinago gallinago
 
Semaforo N.C.

Di indole sospettosa e guardinga, si distingue per il volo rapido, con frequenti battiti d’ala. Specie terricola, il Beccaccino cammina con agilità tenendo il corpo quasi orizzontale, il collo retratto e il becco piegato verso il basso. Durante le ore diurne, si riposa tra la fitta vegetazione, mentre al crepuscolo si porta nei luoghi di alimentazione dove sosta, di solito in piccoli gruppi, per tutta la notte. Tutt’altro che schivo da aprile esegue voli nuziali acrobatici e spettacolari: un volo ondulato a rotta sub-circolare di diametro fino a 200 metri, durante il quale compie virate verso l’alto aprendo la coda a ventaglio, mentre le due timoniere esterne sono tenute più staccate dalle altre, producendo un sibilante fischio…

Minacce

Il nostro Paese ospita irregolarmente coppie nidificanti della specie. Riguardo al più numeroso contingente svernante e agli individui in migrazione, la principale minaccia per la specie è da mettere in relazione alla trasformazione e al degrado degli ambienti di sosta e alimentazione.

Durante la migrazione e lo svernamento, il Beccaccino predilige zone umide con acque basse interne e costiere e alternanza di aree fangose e asciutte, compresi campi allagati, prati pascoli, marcite, risaie, salicornieti e giuncheti radi, litorali sabbiosi. Mentre in periodo riproduttivo la specie è stata osservata nei pressi di zone paludose, prati umidi, cave allagate e torbiere, preferibilmente in cariceti.

In particolare, il Beccaccino risente della variazione del livello delle acque nei siti di svernamento e dalla diminuzione degli ambienti di marcita. Ulteriore minaccia è rappresentata dal prelievo venatorio nelle aree di svernamento, essendo la specie tuttora cacciabile in Italia. Più in generale, il disturbo antropico causato dalle attività di caccia nelle zone umide rappresenta un pericolo per la specie, specialmente – per quanto riguarda il nostro Paese – nelle fasi pre e post-riproduttiva.