CIUFFOLOTTO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCIUFFOLOTTO

NOME SCIENTIFICO: Phyrrula phyrrula
 

Non si tratta di una specie “territoriale”, né il Ciuffolotto ama dare particolarmente nell’occhio. Il suo richiamo è indirizzato principalmente agli individui di sesso opposto.  Straordinario è il rituale di corteggiamento, durante il quale il maschio corteggia la femmina con delicatezza e grazia, accompagnando il suo zufolare con una piccola danza. Gli individui si spostano solitamente in coppia, soltanto raramente in grandi gruppi. Può abituarsi anche alla presenza dell’uomo ed è noto per la sua capacità di apprendimento: è facile infatti insegnare a questi uccelli delle brevi melodie…

Minacce

Le più importanti minacce per la specie sono rappresentate dalla caccia abusiva nei valichi e dall’uccellagione illegale: grazie alla sua capacità di adattarsi alla presenza dell’uomo, è tra le specie più ricercate da detenere in gabbia. Un’altra minaccia può venire dall’eliminazione del sottobosco, che può ridurre la disponibilità di habitat idoneo alla nidificazione.

La scarsità di semi non sembra essere la causa che ha portato a un significativo declino della popolazione nidificante in Gran Bretagna negli anni ’80, che potrebbe essere stato dovuto a un aumento della popolazione di Sparviere – il principale predatore degli adulti – e all’intensificazione delle pratiche agricole. È inoltre una specie molto sensibile alla frammentazione degli habitat forestali, tra i fattori probabilmente all’origine del declino osservato sulla popolazione appenninica.

In termini generali, il successo riproduttivo è generalmente basso, a causa di una forte mortalità giovanile, dovuta a fragilità del nido, sensibilità dei pulcini alle intemperie e dei giovani alla predazione. Nei Paesi Bassi, le perdite di covate sono risultate essere legate soprattutto a predazione e abbandono: l’abbandono è risultato spesso legato a prolungate condizioni meteorologiche sfavorevoli, mentre la predazione ha inciso dal 59% al 75% e fino anche al 90% delle perdite. I principali predatori delle covate risultano essere Ghiandaia, Donnola, piccoli roditori, Cornacchia grigia.

In Italia, tutti i dati riferiti all’area alpina e continentale disegnano un quadro orientato, in linea di massima, alla stabilità. La popolazione lombarda – ad esempio – è stimata in 20.000 coppie, con oscillazioni anche importanti ma trend generale stabile. Anche in Piemonte e Valle d’Aosta non si sono registrate, negli ultimi anni, particolari variazioni di areale, così come in Trentino, Veneto (provincia di Treviso), aree montane della Toscana. In provincia di Parma si è registrato un successo riproduttivo dell’85%, con produttività pari a 3,6 giovani per coppia.