CIVETTA CAPOGROSSO - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCIVETTA CAPOGROSSO

NOME SCIENTIFICO: Aegolius funereus
 

Il punto di forza di questo rapace è sicuramente l’udito. La stessa particolare conformazione del cranio consente infatti a questo uccello di individuare immediatamente la posizione da cui provengono le fonti sonore. Risultato, la possibilità di catturare facilmente le prede anche in assenza totale di luce. Piuttosto confidente con l’uomo, teme invece i predatori arboricoli, tra cui la Martora…

 

Ordine: Strigiformi  Famiglia: Strigidae

Grilli, topi, piccoli uccelli e mammiferi. La dieta della Civetta capogrosso è piuttosto varia. Questa specie caccia nelle ore notturne, con una vista particolarmente sviluppata che si accompagna a un udito finissimo, in grado di percepire la provenienza del più piccolo rumore e catturare quindi la preda anche in assenza di luce. Come altri piccoli rapaci, la Civetta capogrosso occupa i nidi lasciati liberi dai picchi. I giovani, ancora non abili al volo, escono presto dal nido, e non è raro scorgerli a terra nei pressi degli alberi che ospitano il nido.

L’intero “vecchio continente” è abitato dalla sottospecie nominale funereus , mentre altre sottospecie abitano la Siberia, l’India, la Cina e il Nord America. Particolarmente diffusa nell’Europa nord-orientale, è presente nel centro Europa con areali disgiunti e concentrati sulle principali catene montuose, comprese Alpi e Pirenei.

In Italia, la Civetta capogrosso è presente con continuità su buona parte dell’arco alpino. Prevalentemente sedentaria, si sposta anche notevolmente di altitudine durante la stagione fredda. Abbastanza confidente con l’uomo anche durante la nidificazione, teme però i predatori arboricoli e dipende comunque, per l’intera fase riproduttiva, dalla presenza di cavità idonee – naturali o lasciate libere da altri uccelli, specialmente il Picchio nero – in cui deporre le uova.

In grado di vivere anche 16 anni, questa piccola Civetta misura 25 cm in lunghezza, per un’apertura alare che può raggiungere i 55-62 cm. Tozza e compatta, la Civetta capogrosso risulta inconfondibile nel piumaggio, in particolare il capo che risulta bordato da un anello di penne brune, fittamente punteggiate di bianco. Sulle sfumature del bianco e del grigio sono anche le parti inferiori, mentre come in altri rapaci di questa famiglia spiccano, sul volto, i grandi occhi gialli.

Prospettive

Una gestione forestale attenta alla conservazione delle piante più vecchie e con cavità potrebbe favorire la Civetta capogrosso. Questo fattore, unito all’incremento della popolazione di Picchio nero – che ha favorito di per sé la stabilità delle popolazioni – potrebbe innescare un circolo virtuoso sia in termini di espansione della popolazione sia rispetto all’estensione dell’areale distributivo.

Poco studiata in Italia – dove non esistono parametri sufficienti in grado di determinare il trend generale di popolazione – la specie è meglio conosciuta in altri Paesi d’Europa, dove negli anni più favorevoli – per esempio in Svezia – si sono riscontrate densità fino a 1,5 nidi per km quadrato. Per l’Italia, gli unici studi sistematici sono stati condotti in Trentino, anche se sono disponibili alcuni dati generali sulla densità, che nel nostro Paese varia tra 0,23 e 1,6 maschi cantori per km quadrato.

Le densità più elevate si riscontrano in Trentino (1,14 coppie per km quadrato), in Val Lesina (1,5 coppie per km quadrato) e nella Foresta del Cansiglio (1,12 coppie con “massimo virtuale” di 1,6). Densità così elevate portano a considerare queste zone come aree “sicuramente idonee alla specie”. Pertanto, è possibile adottare il limite di 1,5 coppie per km quadrato quale Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie su scala di comprensorio.

Relativamente buono, lo stato di conservazione generale della specie andrebbe favorito ulteriormente consolidando le popolazioni soprattutto in quelle aree dove la presenza della Civetta capogrosso appare più irregolare e sporadica. Un obiettivo raggiungibile attraverso una gestione forestale più attenta alle esigenze ecologiche di questa specie..

Minacce

Tipicamente stanziale, la Civetta caporosso compie invece movimenti importanti a seconda delle stagioni, preferendo trasferirsi a quote più basse durante l’inverno o in occasione di stagioni particolarmente rigide. Come la “cugina” Civetta nana, appare fortissima la sua dipendenza da foreste mature e strutturate, tipicamente, alle nostre latitudini, foreste di conifere o boschi misti con betulle e pioppi. 

Questo si spiega con la necessità di individuare siti idonei per la nidificazione, cavità naturali o più spesso cavità lasciate libere da Picidi, e in particolare il Picchio nero. Proprio l’abbondanza del Picchio nero appare positivamente correlata alla presenza della Civetta capogrosso, mentre è stata evidenziata una competizione con l’Allocco Strix aluco  che ne limiterebbe la presenza.

In definitiva, la distribuzione della Civetta capogrosso appare più condizionata dalla presenza del picchio nero che da altri fattori ambientali. Questa specie infatti non appare molto sensibile al disturbo umano, mentre una buona alternativa alle cavità naturali è costituita da idonee cassette nido, nelle quali, è stato dimostrato, la specie nidifica volentieri..

La gestione forestale intensiva con rimozione dai boschi delle piante con bassa resa economica – alberi molto vecchi e ricchi di cavità – comporta la distruzione dei siti di nidificazione. È questa una delle principali minacce per la specie, essendo quest’ultima dipendente in prima battuta dall’abbondanza di Picidi ma, di conseguenza, delle piante che ospitano le cavità. Meno impattante sulle popolazioni alpine è il problema della disponibilità di cibo, mentre la predazione – soprattutto durante l’incubazione delle uova – può costituire un fattore chiave in grado di determinare l’esito della riproduzione.

Stato di salute

La Civetta capogrosso è attualmente classificata come sicura sia nell’Unione Europea sia a livello continentale. Stabile tra il 1970 e il 2000, la popolazione “comunitaria” della specie è stimata attualmente in 22mila-61mila coppie, pari a non più di un quinto di quella continentale complessiva, che potrebbe raggiungere le 350mila coppie.

Un dato, quello continentale, che rappresenta comunque una frazione modesta, non superiore al 5%, della popolazione globale della specie, mentre in Italia potrebbero nidificare fino a 1.500-3.500 coppie di Civetta capogrosso, pari al 6-7% della popolazione nell’Ue. Storicamente, la specie era sicuramente presente nel corso dell’Ottocento sulle Alpi, anche se le difficoltà di osservazione la facevano probabilmente ritenere più rara di quanto non fosse in realtà.

Lo stesso trend attuale della popolazione italiana risulta in larga misura sconosciuto, a parte fluttuazioni evidenti relative ai margini dell’areale, ossia le Alpi Occidentali. Qui, in particolare, sono stimate 100-500 coppie tra Piemonte e Valle d’Aosta, mentre in Lombardia potrebbero nidificare 200-500 coppie. Ampia la forbice statistica sulla popolazione Trentina, stimata tra le 100 e le 1000 coppie, 135-490 quelle stimate in Veneto.

Nelle province di Belluno e Treviso, erano stimate circa 100 coppie negli anni Ottanta. Secondo stime più recenti, tra le 100 e le 400 coppie potrebbero abitare il solo bellunese. Tutelata dalla Direttiva Uccelli, la Civetta capogrosso risulta particolarmente protetta, in Italia, dalla legislazione venatoria vigente.

Semaforo

La stabilità delle popolazioni, l’incremento della superficie forestale, l’abbondanza e la diffusione del Picchio nero, sembrano aver favorito la Civetta capogrosso. Questi fattori, uniti all’affermazione di una maggior sensibilità rispetto agli aspetti naturalistici della gestione forestale – con particolare riferimento alla salvaguardia di vecchie piante con cavità – potrebbero contribuire a mantenere favorevole anche nei prossimi decenni lo stato di conservazione delle popolazioni di Civetta capogrosso nel nostro Paese.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile o in espansione favorevole
Popolazione stabile (ma localmente ridotta) favorevole
Habitat della specie stabile o in espansione favorevole
Complessivo   favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Non è raro udirlo a terra, emesso da giovani non ancora in grado di volare che hanno appena abbandonato il nido posto sull’albero sovrastante. Difficile da confondere con quello di altri rapaci, il canto della Civetta capogrosso è composto da una fitta e prolungata serie di suoni, “ou ou ou ou…”, emessi in rapida successione. Particolarmente insistente risulta il canto nelle ore notturne, sia in inverno che, soprattutto, in primavera.